Il monologo di Sorrentino diverte tutti. Siamo sicuri ci sia da ridere?

Sicuramente in questi giorni ti è capitato di vederlo o quanto meno di sentirne parlare. È stato postato, ricondiviso, analizzato e commentato. Stiamo parlando delmonologo di Paolo Sorrentino sulla scuolainCall My Agent – Italia, la serie targata Sky, rifacimento della franceseDix Pur Cent, che racconta le frenetiche e rocambolesche avventure di un gruppo di agenti cinematografici. Ilregistapartenopeo per la seconda volta dopo anniinterpreta se stesso sul piccolo schermo: era già accaduto in unacelebre puntata diBoris. Stavolta a dirigerlo è Luca Ribuoli e a fargli da spalla durante la scena, l’attore Vittorio Baronciani. Non è neanche la prima volta che una clip che lo vede protagonista diviene virale. Alcuni mesi fa, il suo divertentissimo discorso almatrimonio della coppia di amici Osanna – De Marchiaveva fatto faville sul web. Nella seconda puntata della produzione Sky, intitolataPaolo, in una splendida terrazza affacciata su Piazza del Popolo a Roma, Sorrentino racconta di aver dovutoaccompagnare il nipote all’incontro trimestrale genitori-figli, definendolo «la cosa più prossima alla morte». Con la sua ironia pungente e inconfondibile, Sorrentino spiega che «Nella scuola si può trovare il sentimento più orrendo dell’essere umano:l’entusiasmo immotivato». E aggiunge: «Ha cominciato un genitore che suonava la batteria: ha detto io posso fare un corso pomeridiano di batteria per i bambini. C’è stata una ola dei genitori. A quel punto la moglie, che insegna Macarena, ha detto facciamo un corso di Macarena. La Macarena è importantissima, sprigiona la creatività. Applausi, giubilo, un consenso generale dei genitori». Il monologo del regista fa ridere.E fa ridere proprio perché contiene un fondo di verità. Al di là della rappresentazione comica e azzeccatissima dei genitori, sono almeno 2 gli aspetti su cui soffermarsi. Il primo riguardal’effettivo coinvolgimento deigenitorinella vita scolastica dei figli, un coinvolgimento molto più attivo rispetto al passato. È senz’altrosano interessarsi agli impegni e alle attività dei propri bambini, ma è anche indispensabile mantenere ferma unalinea di demarcazione tra la dimensione familiare e quella della scuola. Proprio laclasseinfatti è il luogo in cuiper la prima voltail bambino sperimenta un certo grado diindipendenza, impara a considerarsiun individuo a sé stanterispetto alle figure genitoriali, a rapportarsi autonomamente con i suoi coetanei e con gli adulti e di conseguenza aresponsabilizzarsi. Invadere questa sfera, in passato sottratta più agevolmente all’occhio vigile di una mamma o di un papà, rischia diminare il processo di crescitache va oltre la didattica e che è racchiuso nell’esperienza scolastica in sé per sé. Uno studio condotto da un team di ricercatori dell’HSE Universitydel corso inTrajectories in Education and Careers(TrEC) e pubblicato daEurkalertha analizzato tra il 2011 e il 2015 gli effetti sugli studenti di un controllo più o meno pervasivo da parte dei genitori. Un interessamento meno invadente, che non puntava a organizzare lo studio e le attività extra scolastiche, finiva per stimolare molto di più la curiosità e l’entusiasmo degli alunni per la scuola. L’altro elemento che merita una riflessione è il cosiddettodiritto alla noia dei bambini. «Io ho detto che i miei figli sono grandi, maquando erano piccoli andavano a scuola e giocavano di pomeriggio per i fatti loro. E tutto sommato mi sembrano felici». La risposta di Sorrentino alla maestra contiene una verità disarmante nella sua semplicità: restituire dignità eimportanza al tempo libero dei bambini, un tempo che dovrebbero investire esclusivamente a loro piacimento e perché no, anche giocando o addirittura non facendo nulla. Negli anni ‘80 Mary Winn e altri pedagogisti americani definirono i bambini di allorabambini senzainfanzia.Un paradosso ancora più evidente nei bambini di oggi,impegnatissimi come adulti in miniatura, indaffarati tra scuola, corsi di nuoto e chitarra, compiti a casa, saggi di danza, partite di calcio. Il dramma e l’ansia didover organizzare e riempire la giornata dei propri figlicome un palinsesto televisivo è una stortura dei nostri giorni,una proiezione delle nostre frenetiche routinelavorative sulla vita dei bambini. E se è il caso di riscoprire iltempo perso,lanoiael’ozioper noi adulti, a maggior ragione èd’obbligo concederli ai nostri bambini.