Clean beauty: quanto “puliti” i cosmetici bio?

Minore impatto ambientale, niente chimica, niente ingredienti ritenuti tossici per la pelle, brevi liste dei componenti – meglio se naturali – e packaging riciclabili.Lafiliera dei prodotti per il corpoda tempo ègreenma ancheclean.Untermine che rimanda all’idea dipulizia e trasparenza nei processi produttivi:dalla selezione delle materie prime alla loro lavorazione, dalla scelta dei materiali di confezionamento ai messaggi promozionali finali per consumatori e consumatrici. Ma cosa significaClean beauty? «Se chiedi a 10 persone diversecosa significaClean beauty,otterrai10 risposte diverse -ha detto la skin-care influencer britannicaCaroline Hironsintervistata dalNew York Times- Quando poi vai al sodo, non significa davvero niente». Oscuro come il termine “sostenibilità” – molto utilizzato nel settore della moda -non esiste una definizione chiara diClean beauty,un movimento dove i consumatori e le consumatricidecidono consapevolmente cosa applicare sullapelleaffidandosi a definizioni come “derivato naturalmente, cruelty free, non tossico”, che ne hanno aumentato rapidamente la popolarità. Lo dimostra anche l’hashtagClean beautyche ha 5,6 milioni di followers su Instagram e 1,2 miliardi su TikTok. Alivello normativonon esiste una definizione univoca dei concetti di“naturale” e “biologico” per i prodotti per il corpo. Alcune disposizioni arrivanodall’Unione Europeache attualmente vieta l’uso di oltre 1.300 ingredienti nei cosmetici, benché molti raramente si trovino negli articoli per la cura personale. NegliStati Uniti, laFood and Drug Administration- l’ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici – vieta 11 componenti cosmetici, mentre lo scorso autunno il Congresso ha introdotto ilSafer Beauty Bill Package,una serie di misure che, se approvate, codificheranno ledefinizioni legali per termini come “naturale” e “derivazione naturale”e vieterà alcuni ingredienti, tipo parabeni e formaldeide. Mentre in agricoltura e nel campo delle industrie alimentari questi concetti sono regolati da norme,nel campo deicosmeticinon ci sono standard univoci.L’interesse dei consumatori continua ad aumentare, ma aumenta anche la consapevolezza di queste incongruenze. Per esempio, i cosmetici di origine vegetale, che non contengono ingredienti o estratti di sintesi, sono disciplinati dall’unica legge che esista a oggi – la N.1223 del 2009 – che vale per tutti i prodotti fabbricati e venduti in Italia e sul territorio europeo. Ed è la stessa sia che si produca un prodotto green che di sintesi. Secondo l’ultimo rapporto dell’Associazione Nazionale Imprese Cosmetiche, sono iprodotti per capelli e cuoio capellutoa ricoprire il33,1% del fatturatodei cosmetici a connotazione naturale e sostenibile, seguiti dalla cura pelle (30,6%) e dal make-up (23,2%). Per un mercato che in Italia raggiunge i 925 milioni di euro.