La bidella pendolare e la parabola del nulla

La bidella pendolare e la parabola del nulla

 

«Sai quanto costano gli aneddoti inutili a questo Paese? Due punti di PIL». Il monito fulminante diCorrado Guzzanti, pronunciato mentre è vestito da Gesù nella quarta stagione diBorisè applicabile a una parte non minoritaria della produzione giornalistica italiana.Cosa ci insegna lastoria della bidella che racconta di fare Napoli-Milano tutti i giorniin un delirio pendolaresco che prevede treno alle 5 del mattino e ritorno a casa a mezzanotte, comprensivo di slalom tra le tariffe?Probabilmente nulla. E francamente che la storia sia vera, parzialmente vera, completamente falsa ormai è completamente indifferente. Abbiamo passatouna settimana a leggere analisi di qualsiasi tipo. Alcuni ci hanno detto che metteva in evidenza il grandeproblema deisalariin Italia. Come se avessimo bisogno di una storia paradossale per accorgercene. Altri, tra cui autorevoli docenti universitari, interpellati sul tema, hanno sottolineato una verità sconvolgente:il costo della vita è molto diverso tra nord e sud(sorpresa!) e hanno rilanciato l’idea, tremendamente innovativa, di un qualchemeccanismo di differenziazione tra glistipendi, che però non possiamo chiamare gabbie salariali per non far arrabbiare i sindacati. Insigni analisti dell’immobiliare ci hanno spiegato chea Milano le case costano tantoe che, signora mia, non si trova una stanza in affitto a meno di 600 euro. Tutto questo come se migliaia distudenti universitarie decine di migliaia di lavoratori non sbattessero la testa contro questa realtà praticamente tutti i giorni, in un mercato in fase esplosiva quasi ininterrottamente dall’Expo (e con le Olimpiadi invernali in arrivo). Forse, ha pensato qualcuno, è ilsimbolo delle difficoltà delle nuove generazioni. “Del precariato scolastico”, ha risposto qualcun altro. Masecondo la maggioranza è una storia paradigmatica dell’abnegazione. Sì, dell’abnegazione! Mentre molti si sdraiano sul divano davanti alla TV e si accontentano del reddito di cittadinanza guardando le partite con il pezzotto (termine popolare per i decoder pirata), lei,Giuseppina, si sacrifica tutti i giorni facendo 1600 chilometri per appena 1100 euro al mese. E alloravia alla gara di solidarietà, le offerte di appartamenti, le collette, perché è un esempio per tutti. Oppure, ci permettiamo sommessamente di notare, è unabbaglio collettivo. Sempre che la vicenda sia vera e non sia macchiata da congedi di vario genere, che annacquerebbero il racconto strappalacrime del pendolarismo estremo, potrebbe essere solo una singola storia di una persona che ha fatto una scelta francamente molto curiosa. Se il protagonista fosse un nostro amico o una nostra amica e ce la raccontasse, ci prodigheremmo in mille consigli, dicendogli che, dai su, qualsiasi posto è più vicino di Napoli.Da Reggio Emilia a Brescia, passando per Bergamo, Novara, Parma, Pavia, Como tutte hanno affitti più bassi diMilanoe da alcune di queste città si arriva al capoluogo lombardo in un’ora. E se lui o lei dovesse insistere, diremmo che comprendiamo, ma in realtà penseremmo a unascelta scellerata, antieconomica, devastante per la condizione mentale, fisica e per la vita sociale. Invece non è un’amica, né un amico, ma un aneddoto buono per riempire colonne di giornale, spazi radiofonici e televisivi. E chissà quanto ci è costato in termini di PIL