Non ci sono più pediatri

 

Risale ai primi di Gennaio la notizia di unsit-in di protesta a Cagliari, davanti la sede dell’Assessorato Regionale alla Sanità, organizzato dalleconsigliere comunali del centrosinistra Giulia Andreozzi e Camilla Soru per denunciare la grave carenza di pediatrisul territorio. Migliaia di bambinirisultano, infatti,sprovvisti del proprio medico di riferimento. Una vera e propria emergenza sanitaria che però non concerne unicamente la regione Sardegna, ma si riverbera lungo tutto lo stivale. Cittadinanzaattivaha effettuato un’analisi per studiare il fenomeno delladesertificazione sanitaria, utilizzando i dati ufficiali forniti dalMinistero della Saluterelativi al 2020. L’iniziativa, che rientra nell’ambito del progetto europeoAHED, Action for Health and Equity: Addressing Medical Desert, ha evidenziato una gravecarenza di personale e operatori sanitari su tutto il territorio nazionale. Mancano medici di famiglia,mediciospedalieri, infermieri e pediatrie questo comportaconcrete difficoltà di accesso alle cure, lunghi tempi di attesa e distanze eccessive tra luogo di residenza e punto di erogazione delle prestazioni sanitarie. Tutto ciò non può che tradursi in una compressione inevitabile del diritto costituzionale alla salute per tutti i cittadini coinvolti. Entrando nello specifico l’assenza di pediatri resta uno degli aspetti più problematici.Nonostante, infatti,la normativa preveda che ci sia almeno un pediatra ogni 800 bambini, la media nazionale è di circa 1.061 minoriper ogni medico disponibile, con picchi preoccupanti in alcune città: si arriva a circa 1.813 bambini per pediatra ad Asti, 1.482 a Brescia, 1.370 a Novara, 1.331 a Cuneo, 1.320 a Torino, 1.236 ad Alessandria. Numeri allarmanti chefanno temere per la corretta tutela della salute di migliaia di minorie verso i quali la popolazione non sta rimanendo indifferente. I cittadini di tutta Italia, dalla Lombardia alla Sicilia, si sono infattiuniti al coro di protesta di Cagliari, segnalando l’assenza di medici specializzati in pediatria sia presso le strutture di medicina di base sia in quelle ospedaliere, e lo stato di emergenza per migliaia di famiglie costrette a far riferimento a un solo medico sul territorio di residenza, spesso impossibilitato tecnicamente a prendere in carico nuovi pazienti una volta raggiunto il tetto massimo degli assistiti concessi. Alle proteste dei singoli si aggiungono sempre più frequentemente quelle delle istituzioni: ilConsigliere Regionale calabrese Raffaele Mammolittiha presentato su segnalazione del Pd di Lamezia Termeun’interrogazione in meritoalla carenza di pediatri in città, sottolineando come la gravità della situazione non possa essere ignorata. Allo stesso modo, aCittà Sant’Angelo (Pescara), il Sindaco Matteo Perazzettiha contattato i primi di gennaio il direttore della Asl Vincenzo Ciamponi, informandolo della presenza di un solo pediatra per tutta la popolazione cittadina e chiedendo soluzioni immediate. La stessa organizzazioneSave the Childrennon manca di evidenziare comesul territorio italiano manchino all’appello almeno 1.400 pediatri, specificando come solo un’esigua parte dei fondi pubblici per la salute venga destinato alla tutela dei minori. Inutile sottolineare come, secondo il report diCittadinanzattiva, lemaggiori difficoltàdi accesso alle cure e la minor disponibilità di personale sanitario si riscontrino nellezone piùperiferichedella nazione. Una condizione discriminatoria che non potrà essere superata unicamente con l’aumento dei fondi disponibili a livello nazionale ma tenendo conto delle peculiarità dei territori e implementando i servizi di prossimità.