Decreto trasparenza, le critiche delle associazioni (e non solo)

 

Lo sciopero dei benzinaiè duratofino a mercoledì 25 gennaioma i dubbi di associazioni e operatori suldecreto trasparenzadel Governo Meloni restano. La revoca del secondo giorno di sciopero è stata fattain “favore degli automobilisti, non certo per il Governo”, hanno spiegatoin una notai gestori diFegicae diFigisc-Anisa Confcommercio.Le associazioni, pur apprezzando l’interlocuzione “costruttiva” con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), – emersain un incontroconvocato in extremis dal ministro Adolfo Urso – ritengono che il decreto vada modificato “in sede di conversione”, cioè in Parlamento. Il provvedimento è all’esame dellacommissione Attività produttivedella Camera dei deputati, che sta svolgendo proprio in questi giorni un ciclo di audizioni. Martedì 24 gennaioè intervenutaa Montecitorio la stessaFegica, chiedendo “una riforma seria e organica del settore, per la garanzia dei cittadini, dell’erario e dei lavoratori”. Secondo l’associazione quest’ultimi “per il 60%, non sono coperti da contratti in linea con le leggi dello Stato”. Dal canto suoFigischa criticatol’introduzione dell’obbligo di esporre il prezzo alla pompa,previsto dal decreto, ritenendola una misura che potrebbe provocare “un effetto contrario”: l’aumento dei prezzi. AncheAnisaha sollevato dubbi sui “cartelloni aggiuntivi”. L’associazioneha parlatodi prezzi medi cresciuti per “l’aumento delle accise” non tanto a causa della speculazione (definita “inesistente”). I dubbi dell’Antitrust Oggi, venerdì 27 gennaio, a Montecitorio sono proseguitele audizionicon l’intervento del presidente dell’AntitrustRoberto Rustichelli, che ha definito “non necessaria” l’esposizione dei prezzi medi prevista dal decreto trasparenza. Per l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm)non risulta utile“un meccanismo di calcolo e di diffusione di valori di riferimento medi, atteso che appaiono incerti i benefici per i consumatori”, con un “possibile rischio di riduzione degli stimoli competitivi”. L’Antitrust ha poi annunciato che verrà avviata “un’indagine conoscitiva sulle dinamiche competitive della filiera di carburanti per autotrazione”. I dubbi di Rustichelli «vanno nella direzione espressa in questi giorni da Forza Italia, perplessità che avevamo avanzato in particolare rispetto al cartello dei prezzi medi regionali»,ha spiegatoLuca Squeri, capogruppo azzurro nella commissione Attività produttive della Camera. Per l’esponente della maggioranza di centrodestra, che siera già espressoin maniera criticasui contenuti del provvedimento, il decreto trasparenza rischia di «ottenere l’effetto opposto a quello voluto». Una possibilità «da tenere in seria condizione per apportare le necessarie modifiche migliorative nel corso dell’iter parlamentare», sostiene Squeri, aprendo in sostanza a possibili ritocchi sulle norme messe a punto dal Governo Meloni. Sull’esposizione del prezzo medioè intervenutain audizione ancheAssopetroli, che ha parlato di “misura inutile, illogica e sproporzionata, sotto i profili del funzionamento della concorrenza, della fruibilità delle informazioni” e “degli ostacoli di natura tecnica”. Per l’associazione si tratta di “un unicum in tutta l’Unione europea, non essendoci previsioni analoghe in nessuno Stato membro”. Bonus 200 euro Il decreto approvatolo scorso 10 gennaioin Consiglio dei ministriprevede ancheilrinnovo per il primo trimestre del 2023 di buonibenzina, dal valore massimo di 200 euro per lavoratore,destinati all’acquisto di carburanti,ceduti a titolo gratuito dai datori di lavoro privati ai lavoratori dipendenti. Un incentivo ritenuto “inefficace” e fruibile “da pochi lavoratori” dalla Cgil,auditadalla commissione Attività produttive della Camera. Per il più grande sindacato italiano è una misura “che non frena il caro carburante” e “è sottratta alla contrattazione e applicata unilateralmente”.

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