L’Ue stringe il nodo balneari

L’Ue stringe il nodo balneari

 

Ieri le commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato hanno iniziato l’esame dei circa 200 emendamenti segnalati dai gruppi parlamentari aldecreto Milleproroghe. Al centro, nonostante la retromarcia di Fratelli d’Italia, ancorail nodobalneari. Il 21 gennaio il partito presieduto dalla Premier, infatti, ha annunciato di non voler segnalare l’emendamento che chiede di cancellare lascadenza del 31 dicembre 2023come termine per mettere a gara le concessioni. Ma Lega e Forza Italia insistono e prendono tempo: affermano, con MaurizioGasparri(Fi), che «bisogna completare lamappatura» delle concessioni e intanto chiedono unconfronto con le associazioni di categoriaper scongiurarne la rivolta dopo quella dei benzinai. La maggioranza è divisa. «Non ho cambiato ideasul tema della difesa dei nostri imprenditori balneari, rispetto a una direttiva che secondo me non andava applicata a quel settore», ha spiegato nel corso della sua visita ufficiale ad Algeri la presidente del Consiglio GiorgiaMeloni. La direttiva chiamata in causa da Meloni è la cosiddettadirettiva Bolkesteinapprovata dall’Ue nel 2006 che prevede lamessa a gara delle concessioni pubbliche,incluse quelle relative agli stabilimenti balneari, un mercato che l’Italia fatica a liberalizzare per la resistenza della categoria e il suo peso specifico in termini elettorali. «Ora il punto è capire quale sia la soluzione più efficace a livello strutturale – ha aggiunto Meloni – Io immagino unasoluzione non temporanea, convocheremo le associazioni dei balneari prima del voto degli emendamenti per capire se è più efficace la proroga o altre soluzioni, il mio obiettivo èmettere in sicurezza quegli imprenditori». Ma l’accordo va trovato in primo luogo conBruxelles, che nelle ultime oreha richiamato l’Italia al rispetto della direttiva. «Il diritto Ue richiede che le norme nazionali assicurino laparità di trattamento degli operatorisenza alcun vantaggio diretto o indiretto per operatori specifici, promuovano l’innovazione e la concorrenza leale» e «proteggano dalrischio di monopolizzazionedelle risorse pubbliche», ha dichiarato all’Ansaun portavoce dell’Ue. «Cittadini e imprese – ha aggiunto – hanno diritto a unaprocedura trasparente, imparziale e apertaal momento di decidere a quale impresa debba essere concesso il diritto di usare il suolo pubblico, in questo caso le spiagge».