Piccola (grande) guida alla crisi climatica

Piccola (grande) guida alla crisi climatica

 

La bibbia del XXI sec. sulla crisi climatica-ambientale. Questa potrebbe essere la definizione per il saggioThe Climate Book, edito da Mondadori (464 pg, 28,00 €) ecurato dall’attivista Greta Thunberg, che ha voluto riunire in un’unica opera centinaia di autori e autrici, fra scienziati, climatologhe, giornalisti, attiviste ed esperti delle varie discipline collegate al tema. Un libro corposo, dettagliato ed esaustivo, cheillustra una della crisi sistemiche più gravi e pericolose in assoluto, ma che vuole essere allo stesso tempo unaguida alle possibili soluzionida applicare in ogni ambito politico-economico e sociale. Inoltre, usando le parole di Greta nell’introduzione, “è un libro che vuol essere democratico, perché la democrazia è lo strumento migliore che abbiamo a disposizione per risolvere questa crisi. Potranno esserci sottili discordanze tra le persone impegnate in prima linea che hanno offerto il proprio contributo. Ciascuno, in questo libro,parla dal proprio specifico punto di vista e può magari arrivare a conclusioni diverse. Nondimeno, abbiamo bisogno di tutta la loro saggezza collettiva se vogliamo produrre l’enorme pressione pubblicache serve per innescare il cambiamento”. Diviso in 5 parti, il libro descrive il più grande cambiamento planetario in corso soffermandosi anche su una serie didettagli che spesso passano in secondo pianosu i mass media, come la distruzione dellabiodiversità: “Gli scienziati ci avvertono che oggistiamo scivolando verso un’altra estinzione, la sesta. Tale evento ha la peculiarità di essere il primo causato da un agente biologico: noi.Riusciremo ad agire in tempoper evitarlo?» si domanda nel saggio Elizabeth Kolbert, redattrice della rivista americanaNew Yorker. Una domanda cruciale, specialmente quando negli ultimi 4 decenni si è assistito al contrario, fraostruzionismo, minimizzazione e «occultamento da parte dell’industria dei combustibili fossili, e nei modi in cui chi ricopriva ruoli di potere e privilegio si è rifiutato di ammettere che il cambiamento climatico era espressione di un sistema economico corrotto » come ha scritto nel suo contributo Naomi Oreskes, docente allaHarvard University. Le soluzioni elencate nel saggio sono tante, da quelle tecnologiche alle pratiche direwilding,portate avanti dal giornalista George Monbiot e dalla direttrice generale diRewilding BritainRebecca Wrigley, fino al drasticocambiamento del modello economico che abbiamo seguito ciecamente dalla rivoluzione industriale. Osservando peròilcomportamento delle èlitesnei consessi internazionali, lareazione del governo tedesco di fronte alla proteste contro la miniera di carbone aLuetzerathe ipiani di investimento del settore Oil & Gasper i prossimi anni, viene da chiedersi se veramente la classe dirigente prenderà atto della gravità della crisi oagirà unicamente per difendere i propri privilegie le fortezze in cui si rifugerà: «I nostri leader hanno mancato di agire, e ciò ha trasformato ilcambiamento climatico in una crisi che non si può più evitare.Finora ci hanno delusi, ma questo non vuol dire che dobbiamo arrenderci. Tutt’altro. Come ha detto Guterres «ora è il momento di trasformare la rabbia in azione. Ogni frazione di grado è importante.Ogni voce può fare la differenza. E ogni secondo conta» conclude Greta Thunberg.