La corsa di Elvira lontano da se stessa

La corsa di Elvira lontano da se stessa

 

“Corre fino alla fine di via Foria. Corre come una donna di ventisette anni non dovrebbe fare in strada. Corre e il cappello si sposta lasciando di nuovo libera la chioma. Corre e riempie di polvere il vestito. Corre e si sente viva come mai prima di allora”. La protagonista delromanzoElviradiFlavia Amabileha sicuramente come caratteristica principale quella diessere alla rincorsa: di unfuturo nuovoe di un’esistenza lontana da quella che il destino di donna nell’Italia del sud di inizio novecento aveva per lei. Il libro racconta lavera storia di Elvira Notari, prima regista cinematografica italiana e una delle prime della storia del cinema mondiale. Considerata unaprecorritrice del neorealismo, oltre che regista e produttrice è stata anche un’autrice straordinariamente prolificae, tra il 1906 e il 1929, con la suaDora Filmha dato vita aoltre 60 lungometraggie centinaia tra cortometraggi edocumentari. La sua è unavita che corre a un ritmo diversoda quello tempo nel quale è immersa. Come quelcinematografoche immortala attimi altrimenti perduti e li consegna all’eternità, che cattura le storie di Napoli e dei suoi – e soprattutto delle sue – abitanti e le rende visibili, forse per la prima volta. Quelle “vite piene, tormentate, contrastate, ribelli, perdenti. Libere”.Storie di donne che non hanno avuto sceltae che giorno dopo giorno continuano ad avere al loro fianco mariti violenti. Storie che nessuno, prima di Elvira, aveva raccontato e che lei scrive, dirige, ferma su pellicola. Nelle pagine del libro però,la protagonistanon è solo una pioniera del cinema, del marketing e dell’insegnamento della recitazione ma anche, e per certi aspetti soprattutto, unadonnache si confronta con cosa questo significhi, mentre si trasforma e cambia ruolo, e con se stessa. Unafiglia, prima, “così particolare con la testa sempre in un libro o persa chissà dove”. Unamoglie, poi, che vuole la sua vita con il marito Nicola “bizzarra, folle, diversa da tutte le altre”, e che la avrà. Unaprofessionista, che lotta per affermarsi in un campo per soli uomini in un mondo per soli uomini. Unamadreche non sa calmare i propri figli in autobus tra gli sguardi giudicanti delle altre donne. Una madre egoista, che per amore – della figlia, di se stessa, del futuro che vuole per sé e che vorrebbe consegnare ai suoi figli, di un’idea, forse – compie il sacrificio estremo,affidando la terzogenita Maria a un istituto religioso. Ma Maria è un’ombra che cammina ogni istante non solo accanto a lei, ma anche alla sua famiglia, incrinandone talvolta irrimediabilmente i rapporti. Il momento di riaccoglierla sembra non arrivare mai perchéElvira è spinta sempre oltre: un nuovo progetto, nuovilavori, crescere, stabilizzare, diffondere. E il cinema,quel cinema che è passione e ossessione, essenza della sua vitae del suo rapporto col marito e la famiglia, che plasma la sua esistenza in ogni dettaglio e che spinge sempre avanti. Elvira corre equello che raggiunge non le basta mai. Dietro di lei Napoli con le sue vite, l’anima e la storia. E l’Italia, che cambia: la guerra, l’emigrazione, la dittatura, la censura, Mussolini.La storia di Elvira e quella del Paese si intrecciano indissolubilmente, fino all’estremo. Perché si può correre, ma non scappare, soprattutto da noi stessi e dalla necessità di esserci fedeli.