Uk: il primo censimento che registra le persone Lgbtq+

Uk: il primo censimento che registra le persone Lgbtq+

 

Dall’ultimo censimento del Regno Unito, il primo che ha incluso all’interno delle domandela richiesta di esplicitare il proprio orientamento sessuale el’identità di genere, risulta chepiù di 1.3 milioni di persone si identificano comelesbiche, gay o bisessualiin Inghilterra e Galles. Nei soggetti dai 16 anni in su, più dell’1.5% è non eterosessuale, 165.000 di loro hanno scelto di esplicitare la propria sessualità con “altro”, e 262.000 persone hanno dichiarato di identificarsi in un sesso diverso rispetto a quello assegnato alla nascita. Ma perché è importante sapere quanti sono isoggetti appartenenti alla comunità Lgbtq+? La decisione di includere una domanda esplicita sull’identità di genere e dell’orientamento sessuale in Inghilterra e Galles è stata definita da alcune organizzazioni come un “passo nella giusta direzione”. Una ricerca, infatti, ha suggerito che, nei censimenti precedenti,porre solo la domanda sul sesso di una persona costituiva una “barriera” per alcuni partecipanti; questi ritenevano,a causa delle discriminazioni intrenseche in molti ambiti della società, che la domanda avesse come possibili risposte solamente il sesso biologico e l’eterosessualità. Ai partecipanti del censimento sono state poste domande sul loro orientamento sessuale, se la loro identità di genere fosse diversa dal sesso registrato alla nascita:circa 3,6 milioni di persone (7,5%) non hanno risposto alla domanda sull’orientamento sessuale, mentre 2,9 milioni (6,0%) hanno scelto di non rivelare la propria identità di genere. Coloro che hanno risposto hanno potuto scegliere tra opzioni quali eterosessuale, gay, lesbica e bisessuale. Potevano anche selezionare “altro” e compilare una casella di testo che descriveva il loro orientamento sessuale. Il censimento inglese è stato utile per molteplici scopi, primo fra tutti, quello didare uno spazio ai soggetti che non si identificano nell’eteronormatività- percepirsi con il sesso assegnato alla nascita ed essere attratti dal sesso opposto; dare uno spazio che si concretizza in numeri significa esserci. Proseguendo nella lista dei lati positivi di questa iniziativa del governo britannico ci sono sicuramente l’aver sdoganato i diversi orientamenti sessuali, parificandoli, e l’aver tracciato un numero preciso, utile nel valutare il livello di discriminazioni o integrazione di questi soggetti. Tuttavia,la piena inclusione delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender è ancora lontana; il rapportoSociety at a Glance 2019, pubblicato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) disegna una panoramica degli indicatori sul benessere sociale e, per questa nona edizione,si focalizza sulla condizione delle minoranze. Ne emerge che solo la metà delle nazioni prese in considerazioneha legalizzato le unioni tra le persone dello stesso sessoe meno di un terzoconsente il cambio di generesui documenti senza che la persona sia costretta, per ottenere il riconoscimento, a sottoporsi a un intervento chirurgico, una cura ormonale e una diagnosi psichiatrica per la ri-assegnazione del sesso. Il report, inoltre, spiega come le discriminazione abbiano ricadute sull’economia e sulla salute mentale di milioni di persone. In Italia, per esempio, nessun censimento ha mai posto domande sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere e solo alcune indagini tengono conto di questi elementi. Il rapporto, inoltre, suggerisce alcunebuone pratiche che si possono intraprendere per favorire l’inclusione, iniziando dalla comunicazione attraverso canali mediatici, peraumentare la conoscenza delle problematiche e generare consapevolezza. Un’altra strategia è quella di raccogliere informazioni sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, attraverso censimenti e indagini nazionali, anche concentrandosi su tematiche specifiche come il lavoro e la salute, per avere chiara la situazione sociale della minoranza. Tutte queste buone pratiche, unitamente agli sforzi legislativi, troppo spesso vani, di vietare le disuguaglianze, hanno l’obiettivo dicombattere gradualmente le discriminazioni di genere anche a livello culturale. L’Ocse ha monitorato per anni proprio l’atteggiamento delle persone verso la comunità Lgbtq+, notando miglioramento in quasi tutti i Paesi dell’Ocse, a eccezione, purtroppo per l’Italia, in cuisolo il 37% degli intervistatisi sentirebbe a proprio agio aavere una persona transgender o transessuale in famiglia o come collega di lavoro. I dati ci dicono che la parità è ancora un obiettivo lontano, che ci sono alcune categorie della società che devono essere protette, e ancor prima considerate. Un censimento che tenga conto dell’identità di genere e dell’orientamento sessualepotrebbe essere un primo passo proprio verso questo obiettivo.