Fukushima: assolti i dirigenti della centrale nucleare

Dopo quasi 12 anni dal tragicodisastroche ha investito lacentralenuclearedi Fukushima Daiichiin Giappone, l’Alta Corte di Tokyo ha dichiarato non colpevoli i 3 principali dirigenti della società energeticaTokyo Electric Power(Tepco),l’ex presidenteTsunehisa Katsumatae i vice-presidentiIchiro TakekuroeSakae Muto. I giudici hanno confermato la sentenza della Corte distrettuale di Tokyo, che nel 2019 aveva già assolto i dirigenti accusati dai procuratori di non aver predisposto le misure per proteggere l’impianto da un possibile maremoto: «Non si può affermare che prima che l’impianto fosse colpito dal terremoto, essi abbiano riconosciuto che ci fosse una reale possibilità che uno tsunami colpisse l’impianto», hadichiaratoil giudice della Corte. I procuratori hanno già annunciato in conferenza stampa che proveranno a fare un nuovo appello in modo da arrivare alla Corte Suprema. La decisione presa dai giudici ha suscitato notevole disappunto nelle vittime deldisastro nuclearee negli attivisti ambientali, che hanno accusato più volte i dirigenti dellaTepcodi aver ignorato lavalutazionedi rischio elaborata dal governo giapponese nel 2002, la quale ipotizzava la possibilità di uno tsunami alto 15,7 metri diretto contro l’impianto nucleare: «Una grande domanda che si trova in fondo al mio stomaco è: devo soffrire perché ho vissuto lì ed è stata colpa mia? No, allora di chi è la responsabilità?», hadenunciatola 59enneYoshiko Furukawa, sfollata durante l’evacuazione della sua cittadina situata a 6 miglia dall’impianto. La nuova sentenza è solo l’ultima di una serie di processi e cause in corso da anni, dove 4 alti dirigenti della società energetica giapponese sono staticondannatia pagare un rimborso di 13.000 miliardi di yen, pari a circa 94,6 miliardi di euro, nel luglio del 2022. Nel frattempo la centrale di Fukushima Daiichi continua a porre enormi problemi per l’ecosistema giapponese. Il governo ha annunciato che nel corso dell’anno, verso primavera-estate,rilascerà nel marepiù di 1 milione di tonnellate di acqua contaminataproveniente dall’impianto distrutto. Secondo l’International Atomic Energy Agency(Iaea) il trattamento delle scorie rispetta gli standard nazionali, ma le nazioni vicine hanno protestato ripetutamente: «I popoli del Pacifico sono costieri e l’oceano continua a essere parte integrante della loro sussistenza. Il Giappone sta infrangendo l’impegno raggiunto dai suoi leader quando avevano tenuto il nostro vertice di alto livello nel 2021. Era stato concordato che avremmo avuto accesso a tutte le prove scientifiche indipendenti e verificabili prima che questo rilascio avvenisse. Sfortunatamente, il Giappone non ha collaborato», hadichiaratoHenry Puna, Segretario generale delForum delle Isole del Pacifico. Nonostante nel 2011 sia avvenuto il più grave incidente nucleare dopo quello diChernobyle ledifficoltànel riattivare tutto l’indotto industriale e scientifico collegato all’energia nucleare, il governo giapponeseè intenzionatoa riportare la quota nazionale legata a tale fonte energetica intorno al 20/22% entro il 2030.