Ex Ilva, Adolfo Urso: «Parte un percorso di rilancio»

La promessa di un nuovo vertice tra un mese el’avvio di un tavolo permanentesul dossier dell’ex Ilva di Taranto. Si è conclusa così la giornata al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dopo l’incontro durato quasi quattro ore tra ilministro Adolfo Ursoe le parti sociali, l’azienda, Confindustria e i rappresentanti dei territori. «Credo che l’incontro di oggi possa segnare un buon inizio», ha commentato a ieri sera il capo del dicastero di via Vittorio Veneto: «Questo tavolo permanente – ha aggiunto Urso – accompagnerà il percorso dirilancio industriale e di riconversione ambientaledi tutto il sito siderurgico». L’obiettivo del Governo sarebbe quello di «siglare un accordo di programma» per unrilancio green del polo industriale«con la convinzione che la siderurgia italiana possa rappresentare un asse fondamentale dell’industria italiana ed europea». Parole scandite ai cronisti mentre, sotto la sede del Ministero, proseguiva ilpresidio di sindacati e dipendenti dell’ex Ilva, in sciopero dalla sera del 18 dicembre e fino alle 7 del 20, partiti all’alba da Taranto per raggiungere Roma intorno alle 13. «Via da Taranto!», il coro levato dai dipendenti dell’acciaieria. Il riferimento è aArcelorMittale alla sua gestione dell’azienda. «Ci aspettiamo che si inizi a parlare sul serio della nostra condizione lavorativa», spiega aLa SvoltaGiovanni Casamassima, dipendente dell’ex Ilva. Sono circa 3.000 i lavoratori in cassa integrazione e 1.700 quelli in cassa integrazione straordinaria. «In questi anni abbiamo prodotto più cassa integrazione che acciaio», aggiunge Giovanni riferendosi a quanto denunciato dai sindacati secondo cui, a fine 2022,la produzione si è attestata a 3 milioni di tonnellate contro i 6 milioni promessi. Acciaierie d’Italiaha annunciato l’inizio, quest’anno, del rifacimento del grande altoforno 5 e la produzione di 4 milioni di tonnellate. 5 milioni, invece, sono previsti per il 2024. Sullo sfondo il decreto legge, approvato il 28 dicembre, con cui il Governo Meloni ha concesso la disponibilità immediata di680 milioni di euro all’azienda siderurgicaconvertibili in aumento di capitale che dovrebbe avvenire nel 2023, un anno prima di quanto previsto. La richiesta dei sindacati, però, è che lerisorse pubbliche siano utilizzate «per avviare un inequivocabile processo ditransizione ecologica e sociale». E questo si renderebbe possibile solo con un cambio di governance, facendo in modo cheInvitalia(azienda a controllo statale) detenga la maggioranza delle quote (60%) rispetto aArcelorMittal. «Questa fabbrica ha portato negli ultimi anni solo cassa integrazione e licenziamenti – dice Cosimo Amatomaggi, segretarioUilm Taranto– Serve un intervento forte del governo che cacci via questa gestione e subentri in maggioranza da subito, senza attendere l’anno prossimo».