Usa: dove non c’è l’aborto, non c’è sicurezza economica

Continua ad allungarsi la lista di motivi per cui, negli Stati Uniti, i Paesi che hanno vietato il diritto all’aborto diventano ogni giorno più inospitali. Secondoun rapportopubblicato dall’Economic Policy Institute,l’insicurezza economica è più alta in quegli statiche battono bandiera “pro-life” – così si definiscono, erroneamente, gli attivisti che si schieranocontro l’aborto. Ilthink tankamericano senza scopo di lucro che, dalla sua sede a Washington, DC, analizza l’impatto economico delle politiche americane sul Paese, ha rilevato chequasi tutti i 26 Stati che hanno implementato nuove restrizioni o divieti totali all’abortoa partire dal ribaltamento della sentenza Roe v. Wade, ormai sette mesi fa, sono caratterizzati dalivelli di sindacalizzazione esalari minimiinferiori, accessi ridotti aMedicaide ai sussidi di disoccupazione, e tassi di carcerazione più altirispetto agli Stati con politiche abortive più permissive. Dallo studio intitolato “The economics of abortion bans” (L’economia dei divieti di aborto), emerge che in media, per esempio, i salari minimi sonopiù bassi di 3,75 dollari l’ora(8,17 dollari contro 11,92 dollari) e gli Stati che limitano l’abortoincarceranole persone a un tasso1,5 volte maggiorerispetto agli Stati che lo proteggono. «Queste politiche economiche si sommano l’una all’altra. Se a questo si aggiunge il divieto di aborto,si aggravano lo stress finanziario e l’insicurezza economica», spiega allaCnnAsha Banerjee, analista economica dell’Istituto e autrice del rapporto. Gli Stati che hanno vietato il diritto all’aborto, infatti, sono gli stessi che «stanno depotenziando economicamente le persone attraverso questi canali economici», ha aggiunto Banerjee. Il rapporto ha analizzato i dati di 50 Stati americani e del Distretto di Columbia, dividendoli tra“protettivi”(25) e“restrittivi”(26)in base alle loro politiche sull’aborto. Nella seconda categoria figurano l’Alabama, l’Idaho e il Tennessee, che prevedono un divieto totale, ma anche Stati come la Florida, la Georgia e lo Utah, che hanno limiti di tempo massimi diversi entro i quali poter accedere all’aborto e altri tipi di restrizioni. Lo studio di Banerjee mostra che «esiste una forte evidenza empirica del fatto chela negazione dell’aborto e i suoi divieti hanno conseguenze economiche negative, dalla prolungata sofferenza finanziaria alla riduzione dei salari e dei guadagni, dell’occupazione, del livello di istruzione e della mobilità economica”, ha dichiarato alGuardian. Riguardo al salario minimo, il rapporto sottolinea che mantenerlo “volutamente e persistentemente basso assicura chemolte persone e famiglie fatichino a coprire i costi e a uscire dalla povertà. Se la persona a cui viene negato l’aborto svolge anche un lavoro a salario minimo, l’effetto economico negativo si aggrava”.Quasi due terzi degli stati restrittivihanno un salario minimo fissato a7,25 $ l’ora, che secondo laCnnèil salario orario legale più bassoper la maggior parte dei lavoratori negli Stati Uniti. In media,il tasso di lavoratori iscritti a un sindacato negli Stati restrittivi è circa la metà rispetto agli stati protettivi. Un dato simile si riscontra anche nell’accesso ai sussidi sociali, come la disoccupazione e l’espansione diMedicaid, “il programma federale e statale che aiuta a far fronte a costi medici per alcune persone con reddito e risorse finanziarie limitati”. Si tratta di «un’ancora di salvezza per le famiglie e le donne a basso reddito quando il lavoro non offre un’assistenza sanitaria adeguata», spiega Banerjee. Secondo il rapporto, alcuni tra gli Stati anti-aborto, nonostante spesso abbiano tassi di povertà più elevati e il governo federale abbia stanziato ulteriori fondi per Medicaid, “scelgono di non prenderli (i fondi,ndr), lasciando milioni di persone senza copertura assicurativa”. Ci sono alcune eccezioni, come il Missouri, l’Idaho, il Nebraska, l’Oklahoma e il South Dakota, che vietano o limitano in qualche modo l’aborto ma hanno esteso Medicaid. Negli Stati restrittivi, inoltre,le persone disoccupate accedono ai sussidia cui hanno diritto circail 12% in menorispetto agli omologhi degli Stati protettivi. E l’importo varia: in Mississippi, che vieta totalmente la pratica, gli assegni settimanali di disoccupazione ammontano, in media, a 217 dollari. In Massachussets, il cui limite per abortire è di 24 settimane, parliamo di 556 dollari. Sono, però,le statistiche sulla carcerazione a mostrare le differenze più marcatetra i due gruppi: dopo il ribaltamento dellaRoe v. Wade, “alcuni Stati minacciano di imprigionare chiunque sia sospettato di aiutare o favorire un aborto, compresi medici, conoscenti, familiari e persino autisti di app di ride-sharing”, si legge nel rapporto. E le donne appartenenti alle minoranze etniche sono le sfavorite, perché “la carcerazione e i divieti di aborto si intrecciano con la lunga eredità dell’anti-Black racismsancito dallo Stato”. Banerjee spiega che «le donne nere e ispaniche sono incarcerate in modo sproporzionato. E questo ha un enorme impatto economico sui guadagni futuri e sulla capacità di trovare un lavoro».