Schiavitù: la Chiesa anglicana vuole rimediare ai suoi errori

A giugno dell’anno scorso è stata pubblicata un’indagine che ha esaminato il fondo di investimento della Chiesa anglicana, che nel XVIII secolo era noto comeQueen Anne’s Bounty, rivelando dettagli che hanno fatto rabbrividire Canterbury:nel 1777, circa 406.942 sterline(potenzialmente equivalenti a £ 724 milioni in termini odierni, spiega laBbc)sono state impiegate nellaSouth Sea Company, una compagnia che, secondoil rapporto,ha trasportato34.000schiavi“dalle loro case in Africa attraverso l’Atlantico in condizioni affollate, antigieniche, pericolose e disumane” durante i suoi 30 anni di attività. L’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, massima autorità spirituale della Chiesa d’Inghilterra, aveva definito quanto emerso una «fonte di vergogna». Oggi, più di due secoli dopo,la Chiesa anglicana tenta dirimediare agli errori del passato: il consiglio dei Commissari ecclesiastici istituiràun fondo da 100 milioni di sterlineper fornire un “futuro migliore e più equo per tutti, in particolare per le comunità colpite dalla storica schiavitù”. L’indagine era stata avviata daiChurch Commissioners, un organismo presieduto dallo stesso Welby che attualmentegestisce il portafoglio di investimenti della Chiesa: martedìha annunciatol’istituzione del fondo che andrà a realizzare un programma di investimenti, ricerca e impegno, erogando il denaro “nei prossimi nove anni a partire dal 2023”. La Chiesa, spiega ilGuardian, non usa mai il termine “riparazione” perché il programma non andrà a risarcire gli individui, ma a sostenere progetti volti amigliorare le opportunità per quelle comunità che hanno subito un impatto negativo dallaschiavitùe consentire loro “di aver un’eredità positiva che esisterà per sempre”. Per questo verrà formatoun “gruppo di supervisione”con “membri di rilievo” provenienti da quelle stesse comunità, in modo da garantire che la risposta della Chiesa sia portata avanti “con sensibilità e responsabilità”. Welby ha dichiarato che il rapporto pubblicato a giugno del 2022 «mette a nudo i legami del fondo precedente con la schiavitù transatlantica. Ne sono profondamente dispiaciuto.È ora di agire per affrontare il nostro vergognoso passato». Ilrapporto completopubblicato martedì sui legami storici della Chiesa anglicana con la schiavitù spiega che nel 2019 iChurch Commissioners“sono diventati più consapevoli” delruolo significativo “dell’economia schiavistatransatlantica nel plasmare l’economia, la società e la Chiesa che abbiamo oggi”. Gareth Mostyn, amministratore delegato deiChurch Commissioners, ha spiegato allaBbc radioche «non c’è dubbio che coloro che stavano effettuando l’investimento sapessero che laSouth Sea Companytrafficava persone ridotte in schiavitù». Le principali attività della “Compagnia dei Mari del Sud”, che operò dal 1714 al 1739, furono propriol’acquisto e il trasporto di persone ridotte in schiavitù: anche quando cessò quest’attività, continuò a esistere fino al 1853. I fondi venivano utilizzati per pagare uno stipendio in denaro al clero meno benestante o per acquistare terreni da cui ricevere una rendita, e vennero incorporati neiChurch Commissionersquando l’organismo venne fondato nel 1948. All’epoca la compagnia ricevette molte donazioni da persone che avrebbero poi tratto profitto e dalla schiavitù transatlantica, per cui le persone ridotte in schiavitù provenienti dall’Africa venivano trasportate a lavorare nelle piantagioni di colture principalmente nelle Americhe. Tra i benefattori delQueen Anne’s Bountyc’eraEdward Colston: fino al 2020 lastatuadi questo commerciante di schiavi è rimasta a Bristol. Poi, gli attivisti di Black Lives Matter, nel 2020, l’hanno rovesciata.