Australia: il progetto per regolare l’immigrazione

Australia: il progetto per regolare l’immigrazione

 

L’Australiaal momento si trova colpita da diverse difficoltà: crescente incertezza economica, inflazione, costi dell’energia alti, catene di approvvigionamento messe a dura prova e il rischio di recessione. Anche se il tasso didisoccupazioneha raggiunto il valore minimo da 50 anni, 3.4% in ottobre, ci sono470.000 posti non assegnati da maggio 2022, un numero più che duplicato rispetto al periodo pre pandemia, che però ha solo esasperato un trend che prima era legato solo all’invecchiamento demografico della popolazione. I campi che potrebbero provvedere a più dei 3/5 dell’occupazione prevista tra il 2021 e il 2026 sonosanità, assistenza sociale, servizi di ospitalità e ristorazione, servizi professionali, scientifici e tecnici, educazione e traininge per far fronte alla mancanza di forza lavoro, il governo ha approvato un piano rivolto alle persone che vorrebbero entrare nel Paese per lavorare: il2022-23 permanent Migration Program. Il progetto in totale prevede 195.000 permessi di soggiorno, suddivisi in due sezioni:SkillseFamily. Al primo ramo spetteranno il 73% dei permessi, 142.400; al secondo la restante parte, 52.500 permessi. Nel periodo 2021-2022, si erano assegnati 160,000 permessi. Lasperanzadel governo è diattirare migranti skilled, ovvero delle persone che possono provvedere a compensare la carenza di lavoro negli ambiti dove il livello di professionalizzazione degli australiani non è ancora al passocon la richiesta dell’industria. A chi entrerà nel Paese su questa base si vuole garantire la certezza di avere un permesso permanente per integrarsi al meglio nella società. Perché questo progetto possa essere implementato, il governo, molto criticato per i significativi ritardi nella processione dei permessi, ha deciso di stanziare ingentifondi per coprire le spese di assunzione di 500 persone. Il focus del programma è suimigrantiche vogliano entrare nel mercato dellavoroma vi è anche spazio per la questione della riunificazione dellefamiglie. I 52.500 permessi di questo segmento sono in gran pare composto da40.500 permessi per i partner e 3.000 per i bambini, per i quali in realtà il numero è stabilito puramente a livello organizzativo e non come un tetto massimo fisso. Il processo di applicazione infatti si basa sulla domanda e sull’idea disemplificare il processo a chi desideri riunirsi alla propria famiglia. Per giudicare la positività o meno delprogramma australianoè necessario prestare attenzione ad alcuni aspetti. Il primo è quello che laministra degli interni australianaClare O’Neilha parlato distato di degradodel sistema d’immigrazione, che secondo lei i criminali starebbero sfruttando per entrare nel Paese impunitamente. Se questo è vero, il fatto diaumentare i permessi potrebbe non essere ben visto dalla popolazione. Se, al contrario, è falso, sarebbe un segnale che la popolazione potrebbe non essere né «open for business» né pronta a sostenersi includendo i deboli, che è esattamente ciò su cui il governo conta per l’attuazione di questo programma. La giornalistaAarti Betigeriracconta come ipermessi per ricongiungimento familiaresiano in particolare una categoria che «lapopolazione scettica(e di conseguenza anche il governo) considera come un peso non necessario, una scorciatoia per prolungare il soggiorno oltre la scadenza e per truffe nell’ambito dell’assistenza medica». A complicare la situazione il fatto denunciato lo scorso novembre dalRefugee Council of Australia, ovvero che «il 70% delle 96,371 persone interessate dal processo per ottenere un permesso stanno aspettando una decisione dal ministro dell’Interno, dal tribunale d’appello amministrativo o dalle corti di giustizia». Resta da capire se i nuovi 500 dipendenti previsti saranno sufficienti a recuperare iritardi accumulatidi un processo che oltre a essere lungo,è molto carovisto che per ottenere unpermesso per genitori si stima un costo di più di 43.000 dollari. In terzo luogo, secondo la legge australianatutti i non cittadini che si trovano in Australia senza un permesso valido devono essere messi in detenzione, senza distinzione tra adulti e bambini. Come si può tenere sullo stesso piatto questo principio e un sistema burocratico lentosenza violare i diritti umani? Catriona Jackson, amministratrice delegata diUniversities Australia,rappresentante di 39 istituzioni, ha fatto notare come «solo il 28% dei centinaia di migliaia di studenti internazionali usano i loro diritti di lavoro dopo il periodo di studio, e solo il 16% diventano residenti permanenti». Per invertire il fenomenosi vorrebbero assegnare automaticamente permessi temporanei agli studenti internazionali. Quello che forse è più rilevante, però, è la proposta di esentare le multinazionalidi fiduciadai test del mercati del lavoro e dalle liste per ottenere un’occupazione, alla condizione che trasferiscano dei dipendenti che abbiamo uno stipendio sopra i 120.000 dollari. Questo rende problematica la proposta in se, in quanto include solo i lavoratori più ricchi, ma dimostra anche i limiti della definizione dei migranti skilled.