Il 2022 in 10 punti Istat

 

Secondo ilReport Annualedell’Istituto Nazionale di Statistica,l’Italiaha saputo reagire dopo la pandemia ma è ancora pervasa danumerose incertezze.Quest’ultime, sicuramente, giungono dall’aumento delle disuguaglianze,dalla crescita dellapovertàassoluta, dallacrisi energeticain atto. Il rapporto Istat mostra con chiarezza il quadro della situazione degli italiani durante l’anno 2021: un quadro che non riesce a garantire ancora certezze per il futuro. Dunque, riportiamo alcuni dei punti fondamentali. 1. Famiglie e povertà Per quanto riguarda la condizione dellefamiglie italiane,in relazione al reddito, il rapporto fa emergere unabbassamento dello standard di vita.Sulla base dei dati raccolti presso le famiglie con l’indagineReddito e condizioni di vita 2021si stima che il valore medio del costo del lavoro nel 2020 (somma delle retribuzioni lorde dei lavoratori dipendenti e dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro) sia stato pari a 31.797 euro, in calo del 4,3% rispetto all’anno precedente. Pertanto, nonostante il lieve calo, il numero di famiglie in condizioni di povertà è iniziato a salire rapidamente dal 2020, con l’aggravarsi della pandemia, raggiungendo livelli molto alti (raddoppiando i numeri registrati nel 2005). Nel2021vengono contate1 milione 960.000 persone in condizione di povertà assoluta,raggiungendo circa il 7,5% della popolazione totale. 2. Studenti e biblioteche A causa della pandemia e dell’aumento delle lezioni a distanza, èdiminuito il numero di giovani che si recano nelle biblioteche per studiare.Il numero di questi studenti – che si recavano abitualmente nelle strutture – ha subito una forte contrazione: 25 milioni 71.000 gli accessi fisici registrati contro i quasi 50 milioni di ingressi del 2019 (-49%). È evidente che c’è bisogno di incentivare i giovani a tornare fisicamente in questi luoghi, che offrono occasioni di aggregazione (combattendo così la riduzione dei contatti sociali che si è generata durante gli anni pandemici). 3. Popolazione italiana Diminuisce lapopolazione residente italiana,seguendo un andamento negativo cominciato nel 2014, anno in cui risultava pari a 60,3 milioni. Tuttavia, al 1° gennaio 2022, secondo i primi dati provvisori, la popolazione scende a 58 milioni 983.000 unità:nell’arco di 8 anni la perdita cumulata è pari a 1 milione 363.000(i comportamenti demografici emersi nel corso del solo anno 2021 sono responsabili per un calo di 253.000 unità). L’incertezza e l’instabilità in cui versa l’Italia, la crisi pandemica e quella economica hanno portato a una riduzione drastica del tasso dinatalitàgenerando una diminuzione della popolazione e allo stesso tempo un invecchiamento di quest’ultima. 4. Pubblica amministrazione e salari Per ciò che concerne lapubblica amministrazione, isalaridei dipendenti pubblici tra il 2009 e il 2021 sono diminuiti di circa il 7%, per effetto delle misure di blocco delle retribuzioni che hanno caratterizzato gli anni dal 2010 al 2015. 5. Sanità e assistenza Inambito assistenziale, dal 2012 al 2021 si registra un incremento significativo dellaassistenza preventiva, la quale è cresciuta del 7,2% in un anno. Gravata dagli anni pandemici, senza dubbio, la spesa farmaceutica ha subito una crescita del 2,9%, mentre la spesa per l’assistenza ospedaliera per la cura e la riabilitazione ha evidenziato un incremento più contenuto (0,8% medio annuo). Riguardo la spesa sanitaria pubblica del 2021, il Report Annuale Istat mostra come il 65,2% è erogato direttamente dal Ssn – Servizio Sanitario Nazionale – tramite le sue strutture, i suoi ospedali e ambulatori; al contempo il restante 34,8% viene garantito dalle strutture private convenzionate. 6. Spesa sanitaria In relazione a quanto detto sopra, laspesa sanitaria pubblica, dal 2012 al 2019, è cresciuta in media annua dello 0,9%. L’emergenza sanitaria ha generato unaumento drastico della spesa nel 2020 e nel 2021,attestandosi rispettivamente a 121 e 127 miliardi. L’incremento medio annuo registrato è del 5% per cento, creando un forte distacco dalle cifre registrate fino al 2019. L’auspicio di una riduzione della spesa sanitaria è ciò che incontriamo nel Def 2022 – Documento di Economia e Finanza – dove viene inserita la previsione per gli anni 2023-2025 di ridurre il tasso medio annuo allo 0,6%. 7. Risparmio energetico In questi anni, è cresciuta la sensibilità al tema dellasostenibilitàe delrinnovamento energetico.Infatti, nel 2021, anno in cui Istat ha svolto l’indagine per il Report annuale, il 75,4% delle famiglie ha fatto almeno un investimento o intervento per l’efficienza energetica dell’abitazione nei 5 anni precedenti l’intervista. In aggiunta, il 70,7% ha effettuato investimenti o interventi perridurre le spese per l’energia elettrica; il 67% delle famiglie ha sostituito le lampadine tradizionali con lampadine a risparmio energetico e il 22,4 % ha cambiato elettrodomestici obsoleti con modelli più efficienti. Nel 2022 la crisi energetica dovuta al conflitto in Ucraina ha sicuramente incentivato le famiglie al risparmio e avvicinato l’Italia a un processo di transizione energetica. 8. Stipendio Secondo i dati rilevati, nel 2021 laretribuzione netta,vale a dire la somma di denaro effettiva che ricevi una volta sottratte le imposte, i contributi e altre trattenute, di un lavoratore in Italia è pari a17.335 euro; essa è poco più della metà del totale del costo del lavoro (54,5%). 9. Agricoltura L’Italia è una delle maggiori potenze agricole; tuttavia nel 2021 la quota di mercato del Paese sulle esportazioni mondiali diprodotti agricoliè all’1,6%, rimanendo stabile negli ultimi 10 anni. Mentre quella di prodotti alimentari è al 3,7%, registrando un lieve incremento (+0,4 punti percentuali). L’obiettivo rimane quello di valorizzare il settore agricolo italiano inserendolo in un processo di trasformazione digitale e innovazione, per garantire una maggiore efficacia e produttività. 10. Turismo Dopo un lungo momento di stallo, comincia la lenta ripresa delturismoin Italia. Infatti, già a partire dal 2021, gli arrivi e le presenze dei clienti negli esercizi ricettivi sono tornati a crescere, raggiungendo rispettivamente 78,7 e 289,2 milioni di persone; il bilancio conclusivo di fine anno però non rincuora, poiché il risultato èlontano dai valori registrati per-pandemia. Infatti, rispetto al 2019 sono diminuiti del 40,1% gli arrivi e del 33,8% le presenze. Bisogna introdurre nuovi incentivi nel settore del turismo affinché l’Italia possa tornare al record del 2019, quando si collocava quarta nella classifica europea per numero di presenze.