Iran: i talebani revochino il divieto all’istruzione

Tra tutte le reazioni internazionali aldivieto imposto alle donne afghanedi frequentare l’Università, una fra tutte sembra più bisognosa di attenzioni delle altre:il ministero degli esteri iranianoha chiesto ai talebani di revocare la norma, esprimendo rammarico per la decisione presa dal gruppo di fondamentalisti islamici tornato al poter più di un anno fa in Afghanistan. Il portavoce del ministroHossein Amir-Abdollahian,Nasser Kan’ani, si è espresso giovedì 22 dicembre, il giorno dopo che i talebani hanno vietato l’ingresso nei campus alle studentesse universitariein Afghanistanfino a nuovo ordine. Le studentesse hanno raccontato di essere state rimandate a casa dopo essere entrate all’Università per seguire regolarmente le lezioni. Una cinquantina di studentesse si sono riunite nei pressi dell’Università di Kabul, nella parte occidentale della capitale, per chiedere di ripristinare il diritto all’istruzione e riaprire le università per tutte le donne. Anche gli allievi dell’Università di Nangahar, nell’Afghanistan orientale, hanno protestato, mentre gli studenti di medicina hanno abbandonato gli esami. «La Repubblica islamica dell’Iran, in quanto vicina dell’Afghanistan interessata alla pace, alla stabilità e allo sviluppo del paese,è rattristata nel sentire le notizie sugli ostacoli all’istruzione superiore delle ragazze e delle donne in Afghanistan», ha detto Kan’ani, secondo quanto riportaPress TV, la rete televisiva in lingua inglese di proprietà dell’Islamic Republic of Iran Broadcasting, la compagnia di stato dell’Iran responsabile dei media. «La Repubblica islamica dell’Iran spera che le autorità competenti in Afghanistan rimuovano rapidamente gli ostacoli e forniscano le basi per riprendere l’istruzione delle allieve e delle studentesse del paese a tutti i livelli in modo che possano svolgere un ruolo più efficace nello sviluppo e nella prosperità dell’Afghanistan beneficiando del diritto all’istruzione». L’istruzione fa da sfondo anche a un’altra vicenda, accaduta in Iran esattamente lo stesso giorno in cui il portavoce del ministero dell’Istruzione superiore in Afghanistan, Ziaullah Hashmi, disponeva di chiudere le porte alle studentesse universitarie a livello nazionale, precisando che la misura avrebbe avuto effetto immediato nelle università pubbliche e private:a Teheran una ragazza di 14 anni veniva uccisaper aver tolto il velo a scuola. Secondo quanto riferito dagli attivisti iraniani sui social, la studentessa è stata prima prelevata con la forza dalle autorità, poi arrestata e stuprata. È morta tre giorni dopo essere stata portata via dalle forze di sicurezza iraniane. Come riporta ilNew York Times,sarebbe stata incastrata dalle telecamere interne della scuola che l’hanno ripresa mentre si scopriva il capo. La vittima, di nome Masooumeh, proveniva da un quartiere povero della capitale iraniana, spiega ilCenter for Human Rightsin Iran, e dopo la detenzione è stata portata in ospedale: le sono state riscontrate ’‘gravi lacerazioni vaginali’’. Secondo gli attivisti,la madre della ragazza sarebbe scomparsa, dopo un probabile tentativo da parte delle autorità di zittirla. Dall’inizio delle proteste almeno 500 persone sono state uccise, secondo laHuman Rights Activists News Agency.Tutto è iniziatodopo la morte di Mahsa Amini, una ragazza di 22 anni arrestata per aver violatoil codice di abbigliamento iraniano. Sono numerose le indagini che rivelano la violenza perpetrata dalle forze di sicurezza iraniane contro attiviste e attivisti, che quando vengono incarcerati sono sottoposti a torture eviolenze sessuali. Episodi che spesso filmati dalle autorità per utilizzare i video come fonte di ricatto in cambio del silenzio delle vittime. Meno di dieci giorni fa,l’Iranè stato esclusodalla dall’organismo delle Nazioni Unite dedicato all’emancipazione delle donne: ilConsiglio economico e sociale(Ecosoc), composto da 54 membri, ha adottato il progetto di risoluzione sulla rimozione del Paese dallaCommissione sulla condizione delle donneper il resto del suo mandato 2022-2026, facendo riferimento all’oppressione delle iraniane da più di tre mesi. In questo contesto, la dichiarazione del portavoce del ministero degli esteri prende tutto un altro sapore: quello dell’ipocrisia.