DEI: male 1 azienda su 3

 

Diversità, equità e inclusione: sono parole che all’interno della tua azienda vengono viste di buon grado? A ottobre Istat ha fotografato untasso di occupazioneal 60,5%. Un record che in Italia non vedevamo dal 1977. Più occupati, sì, macome viene vissuto l’ambiente lavorativonel nostro Paese? Secondo l’indagine condotta daWorkday, società leader nelle applicazioni cloud aziendali per la finanza e le risorse umane, in collaborazione conSapio Research, dobbiamo ancora fare strada.Oltre un’azienda su 3 (il 36%) nega, banalizzae tratta in modo conflittuale le politiche sudiversità, equità e inclusione (DEI). Un dato notevole, soprattutto se pensiamo che all’interno delle iniziative DEI sono incluse azioni atte a incentivare l’accettazione delle differenzedi genere, di etnia, di religione, di orientamento sessuale, di età e di estrazione sociale. Non ci credono abbastanza oppure, più semplicemente, non ritengono necessario e centrale l’inclusione senza pregiudizi e stereotipi all’interno del luogo di lavoro? Gioco di forza o di strafottenza? Lo studioha coinvolto 301 professionistitra HR e business leader italiani nell’ambito delle iniziative di diversità, equalità e inclusione (DEI), appartenenti a multinazionali e medie imprese italiane. Dalle loro risposte si evince che lecriticità intorno alla documentazione e all’analisidei risultati delle iniziative su diversità, equità e inclusione riguardano principalmente i nuovi sistemi tecnologici e software di registrazione che non sono così efficienti (62%). I tools indicati come più utilizzati sono ancora i sistemi di comunicazione interna come l’Intranet aziendale o l’instant message. Appena il 24% delle aziende misural’impatto sul business e il valore percepitodai dipendenti delle iniziative di inclusione, mettendo ai primi posti i KPI riguardanti la disabilità, l’età e ilgenere. Il quadro generale che viene fuori dallasurvey,però, esprime due facce della stessa medaglia. Se da un lato notiamo unacontinuità con gli anni passati– quando di equità e diversità si parlavamo molto poco e spesso male – c’è anche chi, invece, porta avanti una comunicazione proficua in tal senso. Il35%degli intervistati ha affermato con fierezza l’adozione di pratiche virtuoseper celebrare le differenze da parte della propria organizzazione. Esistono aziende (25%) in cui la pratica del dialogo e dell’accettazione reciproca è diventata fondamentale, al pari della produttività lavorativa. Una necessità che, negli anni, sta rispondendo a esigenze sempre maggiori da parte dei dipendenti. Per questo motivoil 75% delle organizzazioni ha dichiarato di avere un budget dedicatoa disposizione delle politiche su diversità, equità e inclusione per il 2021. Questa percentuale viene suddivisa intre tipologie di investimenti: il 19% pianifica il budget solo per iniziative a lungo termine, il 26% solo per azioni a breve termine mentre il 30% delle organizzazioni (in diminuzione del 14% rispetto al 2021) suddividono il loro budget tra progetti a breve e lungo termine in modo da produrre un cambiamento strutturale all’interno del contesto organizzativo. Buone nuove anche in vista dell’anno che sta per arrivare:il 34% delle imprese prese in esame ha dichiarato che aumenterà il budgetper le iniziative DEI. Solo il 7%, invece, intende diminuirlo, mentre il 45% ha deciso di mantenere gli stessi investimenti pianificati per il 2022. Una risposta concreta verso una crescente richiesta di attenzione ai temi connessi ai diritti civili. Oggi più che mai presenti e attenzionati dall’opinione pubblica e che si riversano anche nell’ambito professionale.