Crescono gli enti del terzo settore: +7% negli ultimi 6 anni

L’economia socialeè l’insieme delle attività senza scopo di lucro e di utilità collettiva, caratterizzate da forti principi di reciprocità e democrazia, realizzate dalle organizzazioni di Terzo settore. Si tratta di enti di carattere privato – come cooperative, fondazioni, società di mutuo soccorso – che hanno finalità solidaristiche e civiche e che operano in settori quali l’assistenza alle persone condisabilità, latutela dell’ambiente, ma anche iservizi sanitarie tanti altri settori. Le analisi riportate nel rapportoSussidiarietà e sviluppo sociale, realizzato dallaFondazione per la Sussidiarietàin collaborazione conIstat, registrano infatti unnumero complessivo di enti cresciuto del 7% negli ultimi 6 anni,per un volume complessivo che è passato dai 379.000 del 2015 ai 405.000 attuali. Fra i13,6 milioni di europei occupati nel terzo settore, l’8,8% è italiano (secondi solo ai francesi, che ne assorbono il 9,1%). Ottimi risultati anche sul fronte dei volontari, quota strutturale di fondamentale importanza per il terzo settore, in cui il 26% degli 84 milioni di volontari europei (di cui il 5,8% a tempo pieno) è italiano. In crescita anche l’attenzione sociale verso questo mondo, finanziato principalmente attraverso il5 per mille,una quota dell’imposta Irpef che ormai più di 15 milioni italiani (il 27% in più di 10 anni fa) scelgono didestinare al terzo settore, con una soglia che solo nel 2020 ha superato i 518 milioni di euro. Ben 4 cittadini su 10 contribuiscono allo sviluppo dell’economia sociale italiana, che i dati del rapporto descrivono come vero e propriomotore sociale. Non a caso, la partecipazione ad attività collettive e sociali favorisce l’inserimento nel mondo del lavoro (0,7 su una scala da 0 a 1). Ma anche attività culturali fuori casa e organizzazioni no profit impattano positivamente nella ricerca di un lavoro rispettivamente con 0,89 e 0,7. Le relazioni umane che si instaurano, come il bagaglio culturale ed esperienziale che si acquisisce all’interno di questi contesti, permettono di «attenuare le condizioni di disagio e favorire l’occupazione» spiega Giorgio Vittadini, presidente dellaFondazione per la Sussidiarietàe curatore dello studio insieme a Matteo Mazziotta e Gian Carlo Blangiardo, presidenteIstat, che rimarca: «L’economia socialegioca un ruolo chiave per lo sviluppo e va perciò valorizzata e sostenuta». Per misurare il rapporto tra la sussidiarietà e benessere della vita di chi ne contribuisce, sono stati costruiti strumenti sulla base di indicatori regionali delBenessere Equo e Sostenibile(Bes), fra i progetti più avanzati dell’Istat nella misurazione del benessere, anche al di là del prodotto interno lordo nazionale. Fattori come relazioni sociali, istruzione, benessere soggettivo e ambiente vengono considerati in base al loro grado di soddisfazione in relazione al contributo prestato in un ente del terzo settore. L’andamento è variabile di regione in regione, con una tendenza di impegno sussidiario in forte crescita nell’Italia settentrionale e nella fascia centro-nord rispetto all’andamento più basso del Sud, dove tuttavia si registra una crescita degli enti del terzo settore del 25% dalla metà dello scorso decennio, più alta rispetto al 20% del Centro e del 18% del Nord. L’indice di sussidiarietàsintetizzato nel rapporto incorona la provincia di Trento, seguita da Veneto e Friuli Venezia Giulia, con uno stacco ancora molto forte da Campania Calabria e Sicilia. La correlazione tra benessere della persona e sussidiarietà è forte e si conferma cruciale nello sviluppo lavorativo e culturale del Paese. Una realtà che, pur non ponendo il lucro fra i suoi obiettivi, si dimostra capace di far guadagnare chi ne faccia parte in ogni ambito sociale.