Italia: l’interruttore delle rinnovabili è in modalità off

Solo qualche mese fa si è chiuso ilG20, ospitato a Giacarta, per discutere sulla transizione ecologica, e allaCop27, che si è tenuta a Sharm El-Sheikh il mese scorso,i Paesi economicamente più sviluppati non hanno preso un impegno concreto. La settimana scorsa, durante la visita in Italia, la Presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, sulle energie rinnovabili, ha dichiarato che «i progetti sono bloccati a causa della lentezza nel rilascio delle autorizzazioni. Per questo abbiamo appena adottato un nuovo regolamento di emergenza persbloccarliimmediatamente. Leenergie rinnovabilinon solo giovano al Pianeta perché sono pulite, ma sono utili anche per la nostra indipendenza, perché prodotte a livello locale e a prezzi accessibili rispetto ai combustibili fossili». In Italia è proprio così, infatti, il gestore della rete elettrica nazionale,Terna, dichiara, per quest’anno, di aver ricevuto complessivamente domande per la“connessione di iniziative rinnovabili” pari a 300 gigawatt(GW), oltre quattro volte il target di 70 gigawatt (GW) al 2030 chiesto dall’Ue. Di questi 300 GW di potenza, di cui il 36% da fonte solare e 74% da fonte eolica, superano le richieste definite dal nuovo pacchetto legislativo della Commissione Europea “Fit-for-55” al 2030. Il pacchetto “Pronti per il 55%” è un insieme diproposte Ue per il raggiungimento degli obiettivi climaticiin grado di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 e per farlo si deve anche passare all’uso di energia rinnovabile in modo sistematico: l’obiettivo europeo è direalizzare il 65% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2030. Al 31 ottobre 2022 è stata raggiuntauna richiesta di potenza per l’eolico offshore, quello in mare aperto, pari a 95 GW, oltre il 200% in più rispetto al 2021. L’80% delle richieste è localizzato nelle regioni del Sud Italia e nelle isole maggiori: 24 GW in Sardegna, 19 GW in Sicilia e 4 GW in Calabria. «Dopo un’attenta fase di valutazione,nei mesi scorsi Terna ha provveduto a rilasciare la soluzione di connessione a circa 22 GW di nuove iniziative di eolico offshoreche hanno fatto richiesta di allaccio alla nostra rete di alta e altissima tensione (…) Entro la fine dell’anno (…) avremo rilasciato anche i rimanenti 73 GW, per un totale di 95 GW», ha dichiarato Francesco Del Pizzo, Responsabile Strategie di Sviluppo Rete e Dispacciamento di Terna. Ma tra il rilasciare l’autorizzazione e il realizzare il progetto c’è molta discrepanza el’imbuto che blocca tutto è laburocrazia: solo 3 GW di campi eolici e fotovoltaici verranno terminati e allacciati alla rete entro l’anno, tutto il resto rimane su carta. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha più volte ribadito l’impegno a installare, entro la fine del decennio,70 gigawatt cioè il fabbisogno italiano di rinnovabili secondo l’agenda europea: per questo basterebbe realizzare un quarto dei progetti messi su carta e in stallo burocratico. Ma la domanda a Terna, che intanto si sta occupando dicollegare l’Europa al Nord Africa, è solo il primo passo dell’iter burocratico.Le autorizzazioni per gli impianti più grandi, quelli decisivi per il futuro energetico del Paese,devono passare da due ministeri, e in caso di controversia anche da Palazzo Chigi, che poi decide. Agostino Re Rebaudengo, presidente diElettricità Futura, il ramo di Confindustria che riunisce il 70% delle aziende elettriche italiane, dichiara: «è necessario che anche gli altri enti territoriali accelerino il rilascio delle autorizzazionidi loro competenza affinché si possano concretizzare i benefici legati all’aumento di produzione di energia elettrica sostenibile e a basso prezzo». Oggi, infatti,la paura legata al consumo di terreno agricolo blocca le amministrazioni localie il prezzo è pagato soprattutto dall’eolico, spesso accusato di essere il principale elemento deturpante. Ma forse qualcosa sta cambiando.Il 9 dicembre Fai, Legambiente e Wwf Italia, hanno firmato “Paesaggi rinnovabili, 12 proposte per una giusta transizione energetica”, perché il paesaggio, che oggi è “ferito dalla crisi climatica”, deve “tornare al centro della discussione pubblica”. Infatti, a inizio mese il ministro della Cultura,Gennaro Sangiuliano, presentando le sue linee programmatiche alle Camere, ha sottolineato la necessità di avviare «un confronto costruttivo» con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Picchetto Fratin,in modo da superare«un atteggiamento di sterile contrapposizione». Insomma, sembra tutto vada nella direzione giusta,speriamo la burocrazia venga superata definitivamente.