Un futuro (lavorativo) sempre più green

Un futuro (lavorativo) sempre più green

 

Le nuove generazioni sono al centro del cambiamento. Nei prossimi anni, però,la domanda dei lavori verdi supererà l’offerta. Le professioni cosiddette “green”, infatti, sono sempre più richieste nel mercato del lavoro. SecondoRosetta Raso, vice presidente diFor.te, fondo paritetico Interprofessionale per la formazione continua dei dipendenti, c’è bisogno di una formazione maggiore in materia green e di una certificazione per i giovani, essendo l’Italia il Paese con il maggior numero diNeet, ragazzi e ragazze tra i 15-34 anni che non studiano e non lavorano. Si stima, infatti, che tra il 2022 e il 2026 le imprese e il comparto pubblico richiederanno un’attenzione particolare al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale per circa2,4/2,6 milioni di occupati. Di fatto, le aziende stanno acquistando una sempre maggiore sensibilità al tema della sostenibilità. Come ha spiegato aLa Svoltail ProfessorGiacomo Di Foggia -docente di Economia Industriale e dell’ Ambiente dell’Università degli Studi di Milano-Bicoccapresente alla terza edizione della Biennale Tecnologia e Segretario Generale del Centro di Ricerca in Economia e Regolazione, dei Servizi, dell’Industria e del Settore pubblico (Cesip) – la reale svolta nasce dallo sguardo che le aziende stanno volgendo verso i criteriEsg(environmental, social and governance). Quest’ultime mettono in atto efficacementestrategie inclusive di lungo periodo,fattore sovente sottovalutato, che devono rientrare a tutti gli effetti nelle strategie competitive delle imprese stesse. Segnali positivi derivano anche dal Pnrr o, per citarne uno su tutti, dainvestimenti da parte di operatori nazionali e transnazionali(come quello di Enel in Sicilia con l’ X-Lab Storage di Catania). Secondo il professor Di Foggia è necessario, innanzitutto,incentivare la formazione delle nuove generazioni, in particolare con le lauree in materieStem, soprattutto per le donne. Riguardo la quota di giovani donne con competenze green in ambito manageriale, in linea con la media europea,il nostro Paese soffre ancora,anche per questioni culturali. Pertanto, esiste unascarsa percentuale di partecipazione femminilein determinati settori produttivi al centro della transizione. In quest’ottica si stanno muovendo le istituzioni nazionali e internazionali. La Commissione europea ha reso più ambiziosi gliobiettivi climatici dell’Ue per il 2030, portando il target 2030 di riduzione netta delle emissioni di gas serra al -55% rispetto ai livelli del 1990, rendendo anche vincolante sotto il profilo legale l’obiettivo della neutralità climatica al 2050. Giacomo Di Foggia osserva come la realizzazione degli investimenti volti a sostenere la domanda e gli incentivi promossi al fine di rilanciare l’offerta di tecnologieha superato i 1.000 miliardi di euro, e porterà un’occupazione più elevata di11,5 milioni di Ula, Unità lavorative per anno, (+3,1%) nei principali settori coinvolti. L’incremento riconducibile agli investimenti addizionali in tecnologie per efficienza energetica sarebbe di quasi due milioni di Ula. Si tratta di una nuova occupazione sul territorio in molti casi basata sul tecnologico avanzato. Ciò produrrà untriplo vantaggio: creazione di posti di lavoro in Italia, effetti positivi sul bilancio dello Stato e sul raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Latransizione energeticaè necessaria sia per la creazione di unfuturo sostenibilesia per affrontare la crisi energetica in atto. Pertanto, l’aggravarsi della depressione economica e l’aggressione russa contro l’Ucraina stannospostando l’asse energetico.L’economia europea corre al riparo verso nuove fonti di energia, verso lefonti rinnovabili e i biocarburanti.Il conflitto in Ucraina ha portato a un’accelerazione del processo di transizione; infatti, l’Europa mira a nuove collaborazioni verso diverse regioni del Mediterraneo per diversificare gli scambi energetici e di materie prime. La crescita della capacità rinnovabile in Medio Oriente e Nord Africa dovrebberaddoppiare nei prossimi 5 anniportando a un aumento della produzione di energia pulita, energia prodotta attraverso metodi che non rilasciano gas serra o altri inquinanti, utile anche per produrre idrogeno sostenibile. È, dunque, necessaria una svolta, un coinvolgimento maggiore della società nel cambiamento in cui le istituzioni stanno investendo.Il futuro è sempre più verdee le nuove generazioni ne sono le protagoniste.