Uk: odio sui social? Pagano le Big Tech

Uk: odio sui social? Pagano le Big Tech

 

Attacchi misogini, offese razziste, messaggi di odio: laviolenza onlinepassa anche dai contenuti sui social. Contenuti che il governo delRegno Unitopromette di far pagare cari alle piattaforme che – oltre a dovergestire contenuti illegalicome immagini di abusi sessuali su minori e materiale terroristico – non rispetteranno l’impegno di bloccare i post sessisti e razzisti. Le aziende che infrangeranno le regole potranno incorrere in unasanzione da parte diOfcom,l’autorità di regolamentazione delle comunicazioni. Non si tratta di pochi spicci: le multe, infatti, potrebbero arrivarefino al 10% del fatturato globale. Importi da capogiro, se pensiamo cheMeta- la società che possiede Facebook, Instagram e Whatsapp – ha registrato entrate per118 miliardi di dollaril’anno scorso. Ildisegno di legge tornerà in parlamento il 5 dicembre, dopo essere stato messo in pausa a luglio. In questo periodo ha subitomodifiche sostanziali, soprattutto quella che riguarda l’eliminazione della regolamentazione dei cosiddetti contenuti “legal but harmful”, ritirata dopo le critiche dei parlamentari conservatori secondo cui si stava legiferando sui “sentimenti feriti”, ha spiegato Dan Milmo sulGuardian. La versione precedente del DL, infatti, prevedeva una normativa ad hoc suicontenuti offensivi che non costituiscono però un reato penale, come “quelli che incitano all’odio sulla base di razza, etnia, religione, disabilità, sesso, riassegnazione di genere o orientamento sessuale” o incentivano comportamenti pericolosi, come idisturbi alimentari. Ora, saranno le piattaforme a dover fare in modo chei loro termini e condizioni siano rispettatida parte degli utenti;Ofcomavrà invece il potere di garantire un’adeguata sorveglianza. Le aziende di social network dovranno assicurare ai propri utenti un modo per evitare questi contenuti dannosi attraverso metodi che potrebbero includere lamoderazione dei contenutio schermate di avvertimento. Un fattore di non poco conto se si pensa che uno dei rischi dei grandilicenziamenti di massa di Musk e Zuckerbergsu cui molti commentatori hanno messo in guardia – e che ha fattofuggire molti investitoridal social dell’uccellino – è proprio l’incapacità di mantenere un’adeguata moderazione dei contenuti. Quello che le aziendenon potrannofare sarà rimuovere i contenuti o bandire un utente a meno che le circostanze per farlo non siano chiaramente stabilite nei termini di servizio. Agli utenti segnalati dovrà anche essere offerto un diritto di ricorso per proteggersi dalla rimozione arbitraria di contenuti o dalla sospensione o la cancellazione dell’account. La Segretaria alla CulturaMichelle Donelanha definito questo nuovoOnline Safety Bill“rafforzato”, aggiungendo che è stato «liberato da qualsiasi minaccia che le aziende tecnologiche o i futuri governi possano usare le leggi come licenza percensurare le opinioni legittime». SecondoLucy Powell, ministra della Cultura delGoverno Ombra, però, la rimozione della regolamentazione dei contenuti “legali ma dannosi” potrebbegarantire impunità agli abusatorie “prendere il giro” il pubblico: «È un grave indebolimento, non un rafforzamento del disegno di legge», ha spiegato. Oltre alla tutela di tutti gli utenti, il decreto contiene anchenuove disposizioni sulla protezione dei bambini: la versione aggiornata include, infatti, disposizioni per richiedere alle società di social media di pubblicarevalutazioni dei pericoliche i loro siti rappresentano per i bambini e di stabilire nei propri termini e condizioni i modi in cui intendono far rispettare i limiti di accesso alle piattaforme per i minori di una determinata età, che generalmente e di 13 anni. A essere stata aggiunta nella nuova versione del DL che sarà discussa la prossima settimana è anche lacriminalizzazione dell’incoraggiamento a commettere autolesionismo. La norma è stata introdotta dopo l’inchiesta sulla morte diMolly Russell, la quattordicenne deceduta nel 2017 dopo aver visto grandi quantità di materiale dannoso su Instagram e Pinterest.