Basta gabbie per gli animali!

Nei Paesi dell’Unione europeamilioni di animali continuano a vivere stipati all’interno di gabbie minuscolee pericolose per la loro salute. L’Italia purtroppo non fa eccezione. A confermarlo una nuova indagine diffusa dalla coalizione italiana diEnd the Cage Age, di cuiAnimal Equalityfa parte, che documenta lecondizioni di due allevamenti di quaglie in Lombardia e Veneto, le regioni con il maggior numero diallevamentidi questa specie. Il quadro che ne emerge è sconvolgente. Pur essendo poco noto, l’allevamento di quaglie per laproduzione di uova e carnecoinvolge nel nostro Paese un numero di animali tutt’altro che irrisorio. Nel 2021, secondo labanca dati nazionale del Ministero della Salutene sono statemacellate oltre 8,5 milioni. Dalle immagini raccolte nell’inchiesta emerge lesituazione drammatiche in cui versano gli animalinegli allevamenti. Nei capannoni, le quaglie sono rinchiuse ingabbie spoglie e prive di qualunque arricchimento ambientale, disposte in serie una a fianco all’altra e su più piani. All’interno di ciascuna, in uno spazio totale di un metro quadro,ne sono ammassate circa 50, costrette a trascorrere lì la loro intera esistenza senza muoversi liberamente né soddisfare esigenze comportamentali come correre, volare, esplorare e razzolare. Inoltre, densità elevateimpediscono agli animali più deboli di trovare riparo da quelli più aggressivi. Come mostrano i filmati, a causa dellostresse dell’aggressività reciproca, molte quaglie sono state infatti trovateprive di piumaggio, beccato e strappato dalle proprie compagne, e altre addirittura agonizzanti omorte. Queste condizioni di vita disumane alle quali sono costrette, oltre a provocare sofferenze estremeindeboliscono il loro sistema immunitarioe aumentano la possibilità di contrarre malattie, facilitata dall’estrema vicinanza tra gli individui. Leconseguenzedi una simile gestione perònon riguardano solo il benessere degli animali, visto che il frequente utilizzo di antibiotici somministrati negli allevamenti intensivi aumenta il rischio che patogeni pericolosi anche per la salute umana sviluppino resistenze ad antibiotici normalmente utilizzati in medicina. L’urgenza di avviare unatransizionecage freenegli allevamenti italiani ed europei, dunque, non è più rimandabile. LaCommissione europeastessa si è impegnata a vietare definitivamente l’uso dellegabbienegli allevamenti entro il 2027 ed entro il 2023 verrà presentata una proposta legislativa per avviare la transizione e la graduale dismissione di questa pratica brutale.Ma è tempo che anche il Governo italiano faccia la sua parte: in gioco ci sono le vite di milioni di animali ancora allevati in gabbia in condizioni incompatibili con il loro benessere, ma anche la salute dei cittadini.