Bodyshaming, una malattia contemporanea

«Oggi si parla molto dibodyshamingma si vede che nel 2018 non era di moda. Ero a Sanremo, ero molto in carne. C’è Michelle Hunziker che aveva questo vestito molto simile al mio, tutto aperto sul davanti. Hanno fatto un meme: da una parte lei, da una parte io, quando lo ordini su Wish, quando ti arriva a casa – e c’ero io -. Devo dire che mi sono sentita ferita proprio come donna, mi sono sentita messa in discussione proprio come essere umano». Intervistata da Francesca Fagnani per Belve, lacantante Noeminon ha solo riaperto una ferita personale, ma ha riacceso i riflettori su un tema che ritorna periodicamente e che colpisce non solo vip e celebrities ma tuttǝ noi: il bodyshaming. Bodyshaming: cosa è Secondo la definizione che ne dà il Dizionario Treccani, il termine bodyshaming (da body “corpo” e shame “vergogna”) significa “Il fatto di deridere qualcuno per il suo aspetto fisico”. Si tratta di una forma di bullismo verbale che ha come oggetto il corpo e i suoi presunti difetti. In molti casi, come in quello che ha coinvolto Noemi, è sul web che si consuma, manon è un fenomeno esclusivamente digitale: pensiamo a quanti commenti offensivi abbiamo ricevuto nella nostra vita, da amici, conoscenti, familiari, colleghi o magari perfetti sconosciuti che si sentono in diritto di urlarci i peggiori epiteti mentre passiamo loro vicino. Quello che ha fatto il web è favorire la diffusione di un fenomeno cheesisteva già da molto tempo. Dall’inizio dei tempi, come ricorda unarticolodi Focus che ne ripercorre la storia. Quando parliamo di bodyshaming pensiamo immediatamente al peso e alla forma fisica, ed è vero che lagrassofobiae i suoi effetti costituiscono una parte non indifferente dei giudizi e delle offese che vengono riservate ai corpi altrui (oltre che ai nostri). Il bullismo verso i corpi, però, può avere diversi obiettivi: la magrezza, innanzi tutto, ma anche la statura, i peli, i capelli, la pelle (in particolare se colpita da malattie e disturbi considerati antiestetici, come l’acne e la psoriasi), i capelli, occhi, nasi, bocche e chi più ne ha ne metta. L’elenco potrebbe essere lunghissimo, perché comprendetutto ciò che non si adatta agli ideali di bellezzastabiliti (ma estremamente variabili) che ogni cultura applica ai suoi membri. Bodyshaming: perché? I canoni estetici, infatti,variano in base ai luoghi e ai tempi: ci sono dei pregiudizi che hanno origine nella superstizione popolare (come la discriminazione contro le persone con i capelli rossi) o negli stereotipi culturali, come l’associazione capelli-biondi stupidità, altri si modificano nel tempo,intrecciandosi con i mutamenti politici e sociali, come mostra in maniera chiarissimaAmy Erdman Farrellnel suoFat shame. Lo stigma del corpo grasso, in cui ripercorre il percorso che ha portato alla comparsa della grassofobia concentrandosi sulle sueradici culturali, industriali e medicheevidenziandone le interconnessioni con colonialismo e razzismo, mettendo in risalto i dispositivi che creano la narrazione del “corpo grasso” come un “corpoprimitivo, inferiore, difformerispetto ai canoni stabiliti dalla società”. Ma pensiamo anche a un elemento piccolo e banalissimo come lesopracciglia: anni fa le sopracciglia folte erano ridicolizzate, oggi tantissime persone ricorrono a laminazione o trucco permanente per riparare i danni di anni di spinzettamento folle, mentre già all’orizzonte fa capolino, di nuovo, la moda delle ali di gabbiano.Moltiplichiamo tutto questo per ogni parte del nostro corpoe sarà evidente quando è impossibile che i nostri corpi siano “perfetti” e che, quindi, ogni centimetro di noi è esposto a critiche e giudizi che spesso assumono anche toni violenti, che spesso si nascondono dietro un ipocrita “ma lo dico per il tuo bene”. La bellezza nella nostra societàè un imperativo, anche morale: l’associazione tra “brutto” e “cattivo” è infatti ben lungi da essere superata. Quali siano i modelli a cui conformarsi ce lo dicono le immagini che ci bombardano tutto il giorno, ogni giorno, da social, tv, riviste, cartelloni pubblicitari. Non è un caso chele persone belle – e, più in generale, chi si attiene ai canoni imposti al proprio genere dalla propria cultura, come gli uomini alti – secondo gli studi guadagnino di più: unaricercaa esempio, aveva mostrato chechi è più avvenente della media guadagna il 5% in più, mentre i “brutti” quasi il 10% in meno. Secondo altre analisi questo vantaggio economico arriverebbe addirittura al 15-20%: in ogni caso, tutti sono concordi sul fatto che “bello è più ricco”. O, meglio, bello è più tutto. Del resto, come ha insegnato a una generazione di femministeNoemi Wolfnel suoIl Mito della Bellezza, i corpi delle donne non sono neutri e la bellezza e la cura di sé, prima che caratteristiche fisiche,nel sistema patriarcale sono un dovere.Wolf si concentrava sui corpi femminili, ma le statistiche ci dicono che il bodyshaming riconosce meno le distinzioni di genere di quello che potremmo aspettarci. I dati sul bodyshaming Le indagini e glistudi sul bodyshaming sono sempre più numerosi: quello che emerge è una sostanziale concordia sul fatto che si tratta di un fenomeno diffusissimo, che ha colpito in media 9 persone su 10, soprattutto nella fase dell’adolescenza. Secondo un’indagine di Nutrimente, il94% delle adolescenti e il 65% dei ragazziè stato vittima di body shaming, nella maggior parte dei casi da parte di coetanei. Anche i 6 mila ragazzi tra i 10 e i 17 anni che hanno risposto alle “Domande Scomode sull’adolescenza”, una ricerca realizzata da Skuola.net in collaborazione con Lines e Tampax, hanno confermato che9 di loro su 10 erano stati vittima di commenti offensivi sul proprio corpo: nel 60% dei casi erano i compagni a farli e per 1 intervistatǝ su 3 il bodyshaming era un supplizio quotidiano. Sebbenesia le donne che gli uomini siano oggetto di bodyshaming(pensiamo all’ironia sulla statura dell’ex ministro Brunetta, che ha indubbiamente tantissimi motivi per essere criticato tra cui però non rientrano i centimetri in meno), i messaggi che le donne ricevono sui loro corpitendono a influenzarle molto più a lungo. Uno studio del 2016 ha rilevato che andando avanti con l’età le donne riferiscono livelli costanti di bodyshaming e conseguente vergogna verso il proprio corpo, mentre gli uomini iniziano a riferire di sentirsi più sicuri. I ricercatori hanno concluso che ciò è dovuto al fatto che, culturalmente,è più accettabile commentare il corpo di una donnasia che abbia 14 anni o 84 anni.