Arte: restituire le bellezze

Quando scienziati e archeologi riuscirono a decodificare i geroglifici egizi circa 200 anni fa, grazie alle 3 grafie incise nellaStele di Rosetta, non sapevano che quella stessa testimonianza avrebbe potuto essere causa di discordia per i popoli futuri.Una petizionefirmata dapiù di 2.500 archeologichiede che il più famoso reperto conservato alBritish Museumfaccia ritorno a casa. La lastra datata 196 a.C. che riporta delle iscrizioni dello stesso testo in geroglifico, greco antico e demotico, un’antica scrittura egizia, venne scoperta durante la campagna napoleonicain Egittoe poi usata dal francese Jean-Francois Champollion per decifrare la scrittura egizia e comprendere al meglio la cultura dei Faraoni.È nelle mani degli inglesi dal 1801, quando l’imperatore Napoleone la cedette come parte del Trattato di Alessandria insieme ad altri 16 manufatti trovati dai francesi ed è esposta alBritish Museumdal 1802. Secondo la petizione, “non solo l’Egitto era sotto l’occupazione dell’Impero Ottomano e non aveva voce in capitolo né sovranità sul proprio patrimonio culturale, ma gli articoli del trattato di Alessandria violano il diritto delle nazioni, le leggi internazionali consuetudinarie e le leggi islamiche applicabili all’epoca. […] La storia non può essere cambiata, ma può essere corretta”. Migliaia di archeologi esortano il primo ministro egiziano Mostafa Madbouly a “lavorare con mezzi diplomatici e legali” per recuperare tutte le antichità cedute agli inglesi. Gli oggetti sarebberoparte integrante del patrimonio nazionale egizianoe “la loro continua esposizione ignora deliberatamente una storia di saccheggio e sfruttamento colonialista”. Ma, secondo il gruppo, questa potrebbe essere “una grande opportunità per la Gran Bretagna […] di scegliere di seguire i principi morali piuttosto che il profitto e sostenere la guarigione delle ferite inflitte dalle potenze coloniali”. Come spiega l’emittente statunitenseNational Public Radio, non è la prima volta che viene chiesta la restituzione della Stele di Rosetta: nel 2010, dopo che ilMetropolitan Museumdi New Yorkdichiarò che avrebbe restituito19 piccoli oggetti dallatomba di Tutankhamon, l’esperto di antichità egizie Zahi Hawass disse che “tutto ciò che se ne è andato illegalmente dovrebbe tornare in Egitto”. Ma la sua voce non venne ascoltata. Non è nemmeno la prima volta che qualcuno invocail rimpatrio di un’opera d’arte: pensiamo allaGioconda,dipinta da Leonardo da Vinci, portata dallo stesso artista in Francia nel 1516 e venduta all’allora re Francesco I. Si trova al museo delLouvredi Parigi dal 1804, dopo la Rivoluzione francese, ma non è stata trafugata né sottratta illegalmente. Una più recente diatriba sulla restituzione delle opere d’arte vede protagonisti imarmi del Partenonee, anche stavolta, ilBritish Museumdi Londra. Fu Thomas Bruce, conte di Elgin e ambasciatore scozzese in Grecia, a sottrarli nel 1801 dal tempio che sorge sull’acropoli di Atene. Si trovano nel museo dal 1817. Di recente, il presidente George Osborne si è espresso duramente sulla loro restituzione: «Sentiamo le voci che chiedono la restituzione. Ma la creazione di questoBritish Museumuniversaleè statoil lavoro dedicato di molte generazioni. Smantellarlo non deve diventare l’atto negligente di una sola». Osborne, che ritiene che Lord Elgin li abbia acquistati legittimamente, ha invocato ilBritish Museum Actdel 1963, che limita la cessione del patrimonio museale. Anche la Nigeria ha esortato i britannici a restituire dei manufatti del Benin custoditi a Londra e sottratti dall’impero inglese alla fine del 1800. Il bottino di guerra venne poi spedito a circa cinquanta musei europei e nordamericani. Il ministro della culturaLai Mohammedha esortato ilBritish Museuma imitare la mossa delloSmithsonian Institutiondi Washington, che a ottobreha restituito al Paese29 bronzi del Benin. Gli americani hanno preso spunto, a loro volta, da un accordo tra Nigeria e Germania, che a luglio ha ridato ai legittimi proprietari un migliaio di reperti nigeriani sparsi in vari musei tedeschi, tra cui l’Humboldt Forum di Berlino. Non è sempre facile stabilire se le opere d’arte siano state saccheggiate o acquistate legalmente, ma il tema della restituzione di ritrovamenti e manufatti sottratti durante il colonialismo è all’ordine del giorno. Alcuni, come ilBritish Museum, credono nell’idea del museo universale. Altri, come l’Humboldt Forumdi Berlino, accettano che le opere tornino nel loro Paese d’origine.Chi ha ragione?