Discorsi… da alberi

 

Sono poche le teorie scientifiche che, in tempi recenti, sono riuscite ad accendere l’immaginazione del pubblico come ha fatto ilWood Wide Web:una fitta rete di radici e filamenti fungini attraverso la quale gli alberi comunicherebbero fra loro, scambiandosi addirittura sostanze nutritive. L’idea è nata sul finire degli anni ‘90 da studi che dimostravano come il glucosio, ma anche il carbonio e l’azoto, fosse capace di fluire tra gli alberi: in alcune foreste, i ricercatori avevano individuato deifunghiin grado dicollegare le radici degli arbusti fra loro. I risultati degli studi – condotti dal team di ricerca coordinato dalla dottoressa Suzanne Simard e pubblicati nel 1997 sulla rivistaNature -suscitarono molto scalpore. Così, è stata coniata l’espressioneWood-Wide Web,mentre il dibattito in seno alla comunità scientifica – e non solo – divampava. L’articolo di Simard ha raccolto negli anni quasi 1.000 citazioni e il suo TED Talk del 2016 ,How trees talk to each other, è stato visto più di 5 milioni di volte. Nel suo libroThe Hidden Life of Trees(William Collins, 13,75 dollari, 288 pagine) che ha venduto più di 2 milioni di copie,Peter Wohlleben,guardaboschi tedesco, ha citato Simard descrivendo leforestecomereti socialie i funghi micorrizici come “cavi Internet in fibra ottica” che aiutano gli alberi e si informano vicendevolmente sui pericoli in vista, come la siccità. Queste teorie hanno pian piano scardinato la visione convenzionale delle foreste come un semplice agglomerato di arbusti e alberi. Gliapici radicali – una parte delle radici -controllano lo sviluppo della pianta e ne determinano le forme e le direzioni di crescita. All’interno degli apici risiede la cosiddetta zona di transizione che, a dispetto delle dimensioni, inferiori al millimetro, sembra svolgere il ruolo di “cervello” della pianta. Questa minuscola sezione mostra il maggior consumo di ossigeno nella pianta e un’attività elettrica non molto diversa da quella dei nostri neuroni. Gli apici delle radici lavorano collaborativamente, creando un immenso network naturale che si estende per decine di chilometri e copre superfici di diverse centinaia di metri quadrati. Alcuni scienziati, però, si sono spinti ben oltre, ipotizzando che circa l’80% delle piante abbia sulle radici un particolare fungo, l’Arbuscular mycorrhizal,che vive e si estende nel sottosuolo creando una rete di connessioni vegetali. Mentre il fungo rifornisce le radici con acqua e altre sostanze nutritive, la radice “cede” zuccheri al fungo: un rapporto simbiotico in cui entrambi gli organismi traggonoreciprocamente vantaggio.Ma potrebbe esserci di più. Secondo alcuni studiosi, lungo i filamenti che connettono i funghi presenti su varie piante potrebbero scorrere sostanze nutritive e segnali elettrici: quindi ancheinformazioni. Simard e decine di ricercatori dopo di lei hanno tentato di dimostrare l’incredibilesomiglianza tra il funzionamento della rete Internet e di quella presente sotto le foreste,con nodi e alberi hub capaci di nutrirne altri, anche a grande distanza. Si tratta di ricerche in grado di dispiegare applicazioni pratiche importanti: per esempio per rendere i boschi più resilienti di fronte ai cambiamenti climatici o per sviluppare un settore agricolo sempre più biologico. Ma anche rispetto al settore tecnologico, con i cosiddetti “plantoidi”: ibridi robot pianta capaci di trovare petrolio, minerali rari o fare da sentinella in caso di inquinamento e persino, chissà, esplorare un giornopianetilontani.