Umani, siamo arrivati al record di 8 miliardi

 

Le Nazioni Unite, secondo quanto annunciato nelWorld Population Prospects2022, prevedono che il 15 novembre la popolazione mondiale raggiunga il traguardo storico di8 miliardi di persone. Una notizia che testimonia il miglioramento generale del quadro medico e sanitario, quindi l’allungarsi delle aspettative di vita. Ma se la popolazione mondiale ha impiegato 11 anni per crescere da 7 a 8 miliardi – il record precedenterisaleal 2011 –, ci vorranno circa 15 anni, fino al 2037, per raggiungere i 9 miliardi, segno che il tasso di crescita complessivo della popolazione mondiale sta rallentando. La popolazione mondiale, infatti, sta crescendo alritmo più lento dal 1950, con un tasso che nel 2020 è sceso sotto l’1%. Le ultime proiezioni delle Nazioni Unite suggeriscono che la popolazione mondiale potrebbe crescere fino a circa8,5 miliardi nel 2030e9,7 miliardi nel 2050. Si prevede raggiungere un picco di circa 10,4 miliardi negli anni ’80 del 2000 per poi rimanere a quel livello fino al 2100. Oggi,due terzi della popolazione mondiale vive in un’area in cui la fertilità è inferiore a 2,1 nasciteper donna, «all’incirca il livello richiesto per una crescita zero nel lungo periodo per una popolazione con bassa mortalità», si legge nel rapporto. Inoltre i Paesi con i livelli di fertilità più alti tendono a essere quelli con ilreddito pro capite più basso, ovvero la crescita della popolazione mondiale è diventata sempre più concentrata nei Paesi più poveri del mondo. «Man mano che la nostra famiglia umana cresce, diventa anche più divisa», ha avvertito il segretario generale delle Nazioni UniteAntónio Guterres. «Se non colmiamo la voragine spalancata su scala globale tra chi ha e chi non ha, ci stiamo preparando per un mondo con 8 miliardi di persone pieno di tensioni e sfiducia, crisi e conflitti», ha concluso. Più della metà dell’aumento della popolazione previsto fino al 2050, secondo le previsioni, sarà concentrato in otto Paesi e in particolare nell’Africa subsahariana: Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Filippine e Repubblica Unita di Tanzania. Se il basso livello di fertilità può sembrare una cattiva notizia – e in parte lo è, si pensi all’invecchiamento generale della popolazione e alle sue ricadute sociali sul sistema pensionistico e sanitario –, tenere sotto osservazione le nascite è utile a calmierare diversi squilibri inclusol’impatto dell’uomo sul clima. «Nell’ultimo decennio, il prodotto interno lordo (Pil) pro capite e la crescita della popolazione sono rimasti iprincipali fattori di emissionidi CO2 derivate da combustibili fossili», si legge in unreportpubblicato quest’anno dalGruppo intergovernativo sul cambiamento climaticodelle Nazioni Unite. «Il rapporto tra crescita demografica e sviluppo sostenibile è complesso e multidimensionale», ha affermatoLiu Zhenmin, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Sociali. «La rapida crescita della popolazione rendepiù difficile sradicare la povertà, combattere la fame e la malnutrizione e aumentare la copertura dei sistemi sanitari e educativi». Al contrario «il raggiungimento degliObiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare quelli relativi alla salute, all’istruzione e all’uguaglianza di genere – ha aggiunto Zhenmin – contribuirà a ridurre i livelli di fertilità e a rallentare la crescita della popolazione mondiale». Nel 2019 l’aspettativa di vitaha raggiunto i72,8 anni, con un miglioramento di quasi 9 anni dal 1990, e si stima che la soglia salirà a77,2 anni entro il 2050. È scesa tuttavia a 71 anni nel 2021, in parte si ritiene a causa della pandemia di Covid-19. Nello stesso anno, l’aspettativa di vita dei Paesi meno sviluppati è stata inferiore di 7 anni alla media globale.

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