Di cosa abbiamo più paura?

Di cosa abbiamo più paura?

 

La realtà attuale per molti aspetti può portare molti di noi a sviluppare paure e ansie, magari custoditesolo nel nostro inconscio. Questa situazione risulta poi essere un terreno molto fertile per svilupparefobie,che possono essere nei confronti di qualsiasi cosa. Il loro svilupparsi nella nostra immaginazione è un indizio in alcuni casi anche per le nostre storie evolutive e personali. Tutti, chi più chi meno, siamo guidati dalle nostre paure e desideri e qualche volta riusciamo a esserne anche schiavi. Il primo a dare a identificare e a dare un nome a queste fissazioni è stato il medico americanoBenjamin Rushnel1786. Fino ad allora, la parola “fobia” era stata applicata solo aisintomi di malattie fisiche, fu Rush a usarla per descrivere fenomeni psicologici: «Definirò fobia la paura di un male immaginario», scrisse, «o un’indebita paura di un male reale», arrivando a elencarne alcune che valgono ancora oggi. Capiamo meglio che cosa sono, prima di scoprire qualisono le 10 fobie fobie più comuni o più stranee cosa svelano delle nostre vite. Fobie: cosa sono e come si sviluppano Il terminefobiaderiva dalgrecoφόβος,phóbos, “panico, paura” e sta a indicareun’irrazionale e persistente paurae repulsione di certe situazioni, oggetti, attività, animali o persone, che può anche in alcuni casi limitare l’autonomia del soggetto come nel caso dell’evitamento,una modalità di pensiero persistente e invalidante che non consente all’individuo di affrontare una situazione temuta, ma che non rappresenta un reale pericolo per la persona. La fobia è una manifestazionepsicopatologicariguardante l’io non pienamente inserito con l’ambiente che lo circonda: è generalmente legata a un oggetto o una situazione concreta, ma il contenuto psicologico che è alla base della fobia non coincide con quell’oggetto, che svolge semplicemente il ruolo dimotivazione occasionaledella crisi fobica. Il primo sintomo di questo disturbo è ildesiderio di evitarel’oggetto o il luogo che incute timore e sposta inconsciamente su situazioni e oggetti esterni le sue preoccupanti relazioni con elementi interni che, in questo modo, vengono rifiutati. Chi ha queste fobie non può sottrarsi volontariamente alla sua paura, sebbene si renda contodell’irrazionalitàe dellasproporzionalitàdi questo vissuto, che permane e determina un disadattamento del soggetto al suo ambiente. Secondo le teorie della psicoanalisi,lafobia è imputabile alla rimozione di contenuti inconsci che manifestano il loro effetto portando l’individuo a evitare una certa situazione, partendo da un evento traumatico che subisce un fenomeno di spostamento su una situazione o su un oggetto specifico. L’interpretazione psicoanalitica freudiana definisce questa sindrome come una conseguenza del mancato superamento delcomplesso di Edipoe dell’angoscia dicastrazione. Vi è quindi una negazione del problema interno e un trasferimento della angoscia dalla situazionepsicologicainterna verso il mondo esterno che viene caricato di valenze negative e fobiche. Fobie, cosa c’è dietro l’inconscio Gli psichiatri hanno sviluppato una comprensione di questa sindrome negli anni, arrivando a interpretare lefobie come tracce delle storie evolutive e personali, manifestazioni degliistinti animalie deidesideriche avevamo represso. Esistono chiaramentevari livelli di fobia:prima di di tutto, per essere riconosciuta come tale la paura deve essereeccessiva,irragionevole e durare per sei mesi o più e deve interferire con la vita normale. La maggior parte delle persone preferiscenon denunciare questo disturbo-disagio, preferendo evitare l’oggetto della fobia. Alcuni studi suggeriscono cheuna donna su 10soffre di una fobia specifica eun uomo su 20. Un numero ancora più grande di persone invece hannoavversioni più lievi, chiamate impropriamente fobie, ma che in realtà non lo sono: è il caso di una forte avversione per il parlare in pubblico o della visita dal dentista. Le ipotesi sullecausedi queste fobie sono molte. Freud che sostiene che alla base di tutto ci sia untimore represso o un desiderio spostato su un oggetto esterno. Gli psicologi evoluzionisti sostengono chemolte fobie sono adattive: a esempio la nostra paura dell’altezza viene dal nostro cervello per impedirci di cadere dall’alto, o il nostro disgusto per i topi viene inconsciamente per proteggersi dalle malattie. Le dieci fobie più diffuse Gli esperti hanno identificato molte paure irrazionali, che si possono annoverare come fobie, come le paure degli spazi pubblici (agorafobia), dei piccoli spazi (claustrofobia) dell’arrossamento (eritrofobia) e dell’essere sepolti vivi (tafefobia). Ecco comunque ledieci fobie più diffusenel mondo La prima di queste fobie può sembrare fanciullesca ma in realtà non è così. Lacoulrofobia, la paura dei clown, si è sviluppata negli Stati Uniti negli anni ‘80, quando le cronache hanno cominciato a raccontare le gesta del serial killerJohn Wayne Gacyvestito con un abito da clown. La paura divenne una sorta di isteria collettiva scatenando una sarta di “clown stalker” in Massachusetts, Rhode Island, Kansas City, Omaha, Nebraska e Colorado. Il fastidio per i treni viene studiato per primo nel 1879 dal medico Johannes Rigler che diede il nome di “siderodromofobia” a una nuova malattia sofferta dai ferrovieri. Secondo Rigler, i continui sussulti dei viaggi in treno potrebbero portare a un esaurimento fisico e mentale. L’ipnofobiaè una morbosa paura del sonno, causata di solito dal terrore di fare dei sogni o degli incubi. La condizione è stata definita in un dizionario medico nel 1855 e drammatizzata nella pellicolaA Nightmare on Elm Streetdi Wes Craven nel 1984, che ha come slogan “Qualunque cosa tu faccia non addormentarti”. Nella trama un bambino ha il potere di uccidere di notte alcuni adolescenti mentre sognano. Il giornalista britannicoJeremy Paxmansi rese protagonista di una battaglia contro la società prima e la BBC poi accusate dipogonofobia– un termine satirico coniato nel 19° secolo per descrivere l’odio per le barbe. Affermò che la società era contraria ai peli sul viso quanto ildittatore Enver Hoxha, che bandì la barba in Albanianel 1967. Per le chiamate telefoniche le fobie si dividono in due gruppi distinti. Nel 1913 quando ci fu la prima diagnosi ditèléphonophobieda parte di alcuni medici di un ospedale parigino, dove una paziente fu colta da terrore quando sentì squillare un telefono e divenne incapace di parlare quando rispose. La situazione con il tempo si è ribaltata oggi e molti hannopaura di essere separati dai telefoni, un’ansia soprannominata“nomofobia”nel 2008. L’acarofobiaè una paura estrema dei piccoli insetti (akari in greco), che può trasformarsi nella convinzione che minuscole creature abbiano invaso il proprio corpo. Alcuni acarofobi che hanno questo disturbo in forma acuta arrivano anche a strapparsi la carne nel tentativo di rimuovere insetti immaginari. La fobia del kayak è molto selettiva e viene riscontrata all’inizio del XX secolo da moltiuomini Inuitin Groenlandia che abbandonarono l’imbarcazione con cui cacciavano le foche, paralizzati dalla paura in mare aperto. In alcuni distretti costieri,più di un maschio su 10 soffriva di “kayak phobia”, un grave problema in una colonia diventata dipendente dalla caccia alle foche. Secondo il folklore, il terrore è stato causato da un tupilak, un mostro inviato per uccidere un cacciatore da un rivale geloso. Molto più comune la fobia per le rane. Sarà per gli occhi e la pelle scintillanti, la sacca pulsante alla sua gola; i suoi piedi palmati, l’immobilità perfetta e l’improvviso balzo a volteggio. L’avversione è nota comebatrachofobia,dal greco batrachos (rana). Dai Paesi dell’Asia orientale, arriva latetrafobia,o paura del numero quattro, perché in diverse lingue (tra cui mandarino, coreano e giapponese)il suono della parola “quattro” è molto simile al suono della parola “morte”.Questa paura ha portato molti edifici nell’Asia orientale a saltare tutti i piani e i numeri delle camere che includono quattro. Fobia assecondata da uno studio pubblicato sul British Medical Journal nel 2001 che ha mostrato come gli asiatici americani avevano il 13% in più di probabilità di morire per insufficienza cardiaca il quarto giorno del mese rispetto a qualsiasi altro giorno. L’avversione per i gruppi di buchi o protuberanze è stataidentificata come una fobia nel 2003, alcuni hanno creato gruppi di discussione online e nel 2005 un partecipante ha inventato la parolatripofobia(dal greco trupē, o buco) per descrivere il tratto. La fobia può essere provocata daqualsiasi conglomerato di forme circolari ruvide: in spugne, cirripedi, focaccine, schiuma di sapone, favi. Alcuni scienziati ritengono che protuberanze e buchi irregolari possano innescare il riflesso del disgusto perchéricordano eruzioni cutanee, piaghe, cisti o pustole di malattie infettive.