15-minute city, quando in Italia?

15-minute city, quando in Italia?

 

L’idea su cui si basa lacittà dei 15 minutiè quella di conciliare le esigenze della cittàsostenibilecon nuovi ritmi che implichino un nuovo modo di lavorare, abitare, vivere e prendere tempo libero, passando attraverso una trasformazione dello spazio urbano che preveda una città centro, con diverse specializzazioni verso unametropoli policentrica, sostenuta da quattro componenti principali: la densità, l’ubiquità, la vicinanza e la diversità. È una città pensata per essere accessibile a tutti in qualsiasi momento, in cui ogni cittadino può soddisfare i suoi bisogni essenziali di vita. La riorganizzazione degli spazi urbani è pensata inoltre per dare la possibilità al cittadino dinon prendere mezzi di trasporto inquinantima di potersi spostare semplicemente a piedi o in bici. Questa operazione è funzionale nel ridurre il traffico soprattutto nelle grandi città e l’inquinamento, riappropriandosi del tempo perso negli spostamenti e riscoprendo la socialità del proprio quartiere. Il C40 Summit, l’evento delCities Climate Leadership Group, unisce una rete nata nel 2005, composta da novantasette grandi metropoli del mondo, impegnate congiuntamente a fronteggiare ilcambiamento climatico. È in questa sede che la città dei 15 minuti ha ricevuto i riscontri più entusiasti al punto tale da adottare il modello come linea guida, invitando i suoi membri alla sperimentazione sulle orme diParigi,Bogotà,BarcellonaeCopenaghen. Ma a che punto siamo in Italia? Secondo un sondaggio Ipsos svolto per Legambiente, gli italiani sono favorevoli alla città dei 15 minuti, ma la trovano allo stesso tempo un progetto poco realistico. Le15 minutes citypossono rappresentare una soluzione perfetta per ridurre l’impatto ambientale senza pesare sulle finanze del cittadino. Nonostante ciò,in molti lamentano il costo troppo elevato degliautoveicoli verdiper motivazioni quali i tempi di ricarica troppo lunghi, la scarsa diffusione della rete di ricarica e la limitata autonomia dei veicoli elettrici. Al netto di qualche difficoltà, sono molti i sindaci del nostro Paese che strizzano l’occhio a questo nuovo approccio. I primi cittadini diRomaeMilano,Roberto GualtierieGiuseppe Sala, guardano con entusiasmo a questo modello con la fervente intenzione di attuarlo. Ma cosa ci dicono i dati attuali? Secondo il15 minuti city indexmetropoli comeTorinoe Milano, dotate di una notevole presenza di servizi e anche di sistemi di mobilità efficienti si collocano in una fascia generale adeguata, con un punteggio registrato tra valori superiori a 75/100. Città di dimensione più ridotta come Padova, Brescia, Bologna, Udine, Firenze, Bergamo Pescara, Pordenone, presentano un punteggio di 70/100. Se si considera però l’aspetto puramente ambientale, le valutazioni cambiano in maniera significativa. Infatti, quindici città presentano situazioni insufficienti in termini ambientali e cinquantasette sono appena sufficienti. Questo riguarda soprattutto i comuni del Nord Italia, dei quali solo sei su quarantotto presentano un quadro ambientale mediatamente sostenibile. Al contrario alcune città del centro-sud Italia registrano punteggi migliori. Alcuni esempi sono Nuoro, Viterbo, Andria, Carbonia e Isernia. Trattando di mobilità dolce, ossia la possibilità di utilizzare frequentemente percorsi ciclopedonali e pedonali, la situazione si presenta ulteriormente differente. Città di minori dimensioni come Lodi, Bologna, Mantova, Parma, Ferrara, Modena, Reggio Emilia e Ferrara hanno avuto una forte implementazione in tal senso, grazie anche al lavoro delle amministrazioni locali. Come attivare quindi un ingente miglioramento? Tramite un lavoro lucido e attento degliamministratori locali, che coscienti delle forze e delle mancanze delle proprie città, possano agire consequenzialmente e repentinamente tramite un dialogo con le istituzioni nazionali ed europee. Ilcambiamento climaticonon aspetta e con questo, la vita del pianeta.