Non c’è ecologista più convinto di un conservatore?

L’antropocentrismo implicitamente invocato da Giorgia Meloni sia in campagna elettorale che nel discorso di insediamento alla Camera del 25 ottobre 2022, contiene diversi elementi che a mio parere meritano una riflessione. «Non c’è un ecologista più convinto di un conservatore», ha dichiarato la presidente del Consiglio, citando il filosofo ingleseRoger Vernon Scruton. «Ma quello che ci distingue da un certo ambientalismo ideologico – ha proseguito Meloni – è che noi vogliamodifendere la natura con l’uomo dentro, coniugando sostenibilità ambientale, economica e sociale». Partiamo dal principio, ovvero dal termineecologista. Tutti gli “ismi”, denotano un approccio limitato, quanto meno unidirezionale con la realtà.L’ “ismo” è un presupposto ideologico, un modello di comportamento sociale. Ci sono il sovranismo, lo sciovinismo, il populismo, il machismo, il femminismo, il darwinismo, il razzismo, etc. “Ecologia” (dal grecooikos, “casa” elogos, “sapere”), è invece la branca della biologia che studiale relazioni tra gli organismi viventi e il loro ambiente naturale. Di conseguenza possiamo considerare l’ecologismo il modello comportamentale di colui che fa della salvaguardia dell’ambiente e dell’equilibrio naturale, la propria missione: l’ecologista. Ora, affermare che non ci può essere un ecologista più convinto di un conservatore come ha fatto la Presidente Giorgia Meloni èvero solo dal punto di vista etimologico: basta associare la parola “conservatore” a quella di “conservazione” (in questo caso “della natura”), matutto finisce qui. Programma alla mano, non ci sembra che nel nuovo governo figurino chissà quali paladini dell’ambiente. Del resto, latitano anche a sinistra… Insomma, ci sembra eccessivo rivendicare la vocazione ambientalista da parte di chiper ora si limita a puntare tutto sutrivellazioni, snellimento burocratico e neutralità tecnologica(principio in base al quale è ritenuto scorretto scommettere su una sola tecnologia a dispetto di altre). È ecologista chi ha a cuore il proprio “ambiente”, non chi si affanna aestrarne senza criterio risorsea proprio uso e consumo. È ecologista chi riconosce l’inscindibile legame che sussiste tra uomo e naturae si prodiga per perpetuarlo, non chivuole investire ancora su carbone e nuclearee inneggia a opere faraoniche come il ponte sullo Stretto di Messina. È noto: se le api scomparissero dalla faccia della Terra all’uomo non resterebbero che pochi anni di vita. Idem se a rendere fertili i terreni non ci fossero più lombrichi e formiche. Che dire poi del plancton e vegetali? Senza di loro non ci sarebbe neppure l’ossigeno. Diversamentese da domani la nostra specie scomparisse dalla Terra, la natura non potrebbe che trarne giovamento, libera, finalmente, di proliferare rigogliosa. Una considerazione, quest’ultima, che deve farci riflettere. Lo specificare da parte di Giorgia Meloni che bisogna «tutelare la natura con l’uomo dentro» non ha senso, perchénon può esistere un “uomo fuori”. Ed è questo il concetto chiave su cui dovrebbero ragionare una volta per tutte i cosiddetti progressisti. Da un punto di vista biologico l’uomo ha raggiunto già da diverso tempo il suo apice evoluzionistico. Manca un ultimo fondamentale passo da compiere, che è quello della consapevolezza, affinché non ci siano più né ambientalismo, né ambientalisti, ma semplicementeuomini in armonia col loro ambiente. E questo, a quanto pare, la politica non ce lo insegnerà mai.