Lago Bullicante ex Snia: il suo destino è nelle mani di Zingaretti

Lago Bullicante ex Snia: il suo destino è nelle mani di Zingaretti

 

La vicenda delLago Bullicante ex Sniasembra una parabola sulla capacità diMadre Natura, a dispetto degli interventi dell’uomo, di riappropriarsi prima o poi di ciò che è suo. ALargo Preneste, zona Roma est, sorge unlago di circa diecimila metri quadrati.Uno specchio d’acqua che non può passare certo inosservato per dimensioni –più grandi di quello di Villa Borgheseper intenderci – , alle spalle delParco delle Energie, dell’Ex Fabbrica Sniaper l’appunto e divia di Portonaccio, nato spontaneamente daicantieri in costruzionedi un centro commerciale. Lafabbrica Snia s.r.l.produceva viscosa in un grandestabilimentocostruito nel 1922, almeno fino agli anni ’90, quando l’intero complesso industriale era stato acquisito dallasocietà immobiliare Ponente 1978 s.r.l.di proprietà del costruttoreAntonio Pulcini, il quale, ottenuta la concessione edilizia, aveva avviato gli scavi per la realizzazione di unparcheggio del centro commerciale di Roma est. Le cose, però, avevano preso una piega inaspettata quando le ruspe, pochi mesi dopo l’inizio dei lavori, si erano imbattute nellasottostante falda acquifera, a 10 metri dal piano strada. Pulcini, sperando di evitare l’interruzione del cantiere, aveva deciso di convogliarel’acqua sgorgata fuori dalla faldaverso ilcollettore fognario– l’ossatura principale della rete fognaria – che, però, non aveva retto la pressione, provocando l’allagamento di Largo Preneste. Negli anni, lavegetazioneè cresciuta rigogliosa e sonoproliferati pesci, piccoli rettili e libellule. Un’oasi di pace in mezzo all’asfalto e al cemento, inuno dei quartieri più densamente edificati e inquinati della capitale. Sembrerebbe una storia a lieto fine, laformazione di un lagocausata accidentalmente da untentativo di cementificazione:un lagoa tutti gli effetti,collegato alla faldache ne consente ilricircolo continuo dell’acqua. Invece, da anni comitati e associazioni di quartiere si battono per ottenere l’ampliamento del Monumento naturalea tutto il sito, espropriato solo in parte al costruttore privato e che corre tuttora il rischio di essere demolito per esigenze edilizie. Il timore degli attivisti, radunatisi nei giorni scorsi nelForum Parco Energie, è che le ormai prossime dimissioni diNicola Zingarettida Presidente della Regione Lazio per l’elezione in Parlamento possano mettere a repentaglioun provvedimento atteso da anni, annunciato nel maggio del 2021 e fermo ormai da luglio 2022. Il primo passo perproteggere il valore paesaggistico e ambientaledel lago è stato richiedere la qualificazione di Monumento naturale, ma laRegioneha deciso diescludere dai confini che fanno parte del monumentola parte privata dell’area, che fa capo una società del gruppo Pulcini. Il perimetro del Monumento non include ancora, quindi, il terreno su cui sorgono gli stabilimenti dell’ex fabbrica,circa il 40% della superficie totale, per timore di ricorsi. Secondo quanto racconta allaSvoltaMaurizio Pastano, membro delComitato del Lago ex Snia, ildecreto per l’ampliamento del Monumento naturaleè stato in realtà pubblicatoil 16 giugno di quest’anno, a seguito diun’istruttoria della Direzione Ambiente della Regione Lazio. La società Ponente ’78 s.r.l ha presentato le sue osservazioni addirittura 15 giorni dopo il limite di 30 giorni previsto dalla normativa regionale. La direzione ambiente, nonostante il mancato rispetto dei termini da parte della società, ha comunque ritenuto di avviare ulteriori indagini e di richiedere un secondo parere all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Non solo: i documenti allegati nelle osservazioni dell’impresa ediliziasono gli stessi sottoposti sempre all’ISPRA 6 mesi faa difesa delle accuse di danno ambientale egià respinti. «Non ci sono impedimenti oggettivi alla firma del documento, se non il gioco sporco di prolungare l’iter fino alle dimissioni di Zingaretti, per far decadere la giunta e interrompere eaffossare il procedimento di tutela». Gli attivisti hanno organizzato ieri un nuovo presidio sotto la sede della Pisana «per portare definitivamente il presidente Zingaretti a mantenere l’impegno preso con la città di Roma». mentre sui social è stato lanciato l’hashtag #metticilafirma. Al momento, le dimissioni di Zingaretti sono state rinviate per poter approvare il collegato di bilancio: speriamo che la mobilitazione popolare susciti la reazione sperata.