La Fed alza (di nuovo) i tassi

La decisione è arrivata dopo l’incontro di mercoledì 2 Novembre. Dopo una crescita modesta della spesa e della produzione e un tasso di disoccupazione rimasto abbastanza stabile, a preoccupare laFederal Reserveè l’avanzamento sostenuto dell’inflazione, che incrementa gli squilibri dell’offerta e della domanda già messi a dura prova dalla pandemia. Ed è proprio l’invasione russa in Ucraina, nel suo proseguimento senza sosta, a inasprire l’aumento dei prezzi degli alimenti e dell’energia, come si evince dalle parole del presidenteJerome Powelnelcomunicato stampatanto atteso (e temuto) dai mercati: «La guerra e gli eventi correlati stanno creando un’ulteriore pressione al rialzo sull’inflazione e stanno pesando sull’attività economica globale». Il rialzo deitassi di interesse, il sesto dall’inizio del 2022, porta quindi a un aumento del costo del denaro per le banche tra il 3,5 e il 4 %, anche se potrebbe andare oltre quota 5%. La manovra si pone in parallelo conquanto fatto dalla Bce, la Banca Centrale Europea , che già una settimana fa dava luce a un maxi rialzo dei tassi nella speranza di riportare il livello di inflazione dal 9,9% al 2, obiettivo condiviso anche dalla Fed che solo ad Agosto registrava uninflazione dell’8,3%. Misure di questo tipo sono gli strumenti principali di cui dispongono le banche centrali per indirizzare la politica monetaria e orientare le scelte dei mercati finanziari. Ilrialzo dei tassiè finalizzato a raffreddare un’economia troppo in crescita e quindi rendere meno conveniente fare investimenti: con un costo del denaro più alto infatti le persone saranno meno inclini a chiedere mutui, prestiti e finanziamenti, provocando un rallentamento generale dell’economia e un abbassamento dei prezzi, decisivo percombattere l’inflazionee contenere a tutti i costi il pericolo globale di un calo significativo e duraturo della produzione economica e del tasso di occupazione, cioèla recessione.