L’evoluzione del vivere e dell’abitare

L’evoluzione del vivere e dell’abitare

 

Doxa è un’azienda italiana storica fondata nel 1946 che si occupa di ricerche di mercato e di opinione pubblica e dal 2018, conCasaDoxa, segue l’evoluzione degli italiani e della casa, che è molto cambiata negli ultimi anni. È un “osservatorio multisettoriale in grado di dare indicazioni sull’evoluzione della domanda in tutti i settori di business che insistono sul living”, come spiega Paola Caniglia, Partner & Head of BU Retail BVA DOXA, mentre presenta alcuni risultati del report annuale, CasaDoxa 2022. Il primo dato interessante che emerge riguarda il 25% degli intervistati, intenzionato a cambiare casa entro i prossimi 4 anni; di questi metà dichiara inoltre che è stata l’esperienza del Covid ad alimentare questo desiderio. Subito emerge un aspetto di fondo che è comune a tutti i risultati:la volontà di migliorare la qualità della vita. Vincenzo Albanese, presidenteFIMAA MiLoMBb, collegio di agenti d’affari in mediazione, evidenzia che ormai è la persona al centro del vivere quotidiano. Aumenta il desiderio di una seconda “prima casa” perché il telelavoro permette dei week-end lunghi in zone che devono avere delle caratteristiche ben precise. Una casa che sia nel raggio di 150 km dalla città principale, raggiungibile in 2/3 ore di auto, meglio ancora di treno; deve essere una casa digitale, che permetta di lavorare a distanza, e che sia facilmente controllabile da remoto e, soprattutto, che siain contesti in cui ci si sente parte di una comunità; quindi, non vanno bene posti “mordi e fuggi” troppo turistici. Una seconda casa che non è un investimento ma che diventa un’estensione della casa per la famiglia. Nuove abitudini Emergono nuove abitudini “post Covid”: in primis è cambiatoil rapporto con la tecnologia- basti pensare all’uso del personal computer e alla sua impennata di venditeoggi fortemente ridimensionataquando era il principale strumento per mettersi in comunicazione con il mondo fuori casa –la consapevolezza sulle scelte energetiche– tutti fanno più attenzione all’uso deglielettrodomestici che consumano di più-il tema della sostenibilità- oggi non è più un’opzione. Addirittura, emerge come ci sia la disponibilità ad acquistare prodotti in classe energetica migliore, magari non ancora esistenti: questo è ovviamente uno stimolo al mercato che momentaneamente offre prodotti che non soddisfano la domanda. Oggi la “casa” è diventata unhub: un contenitore in cui il condominio offre servizi, e la nostra casa offre gli spazi personali. Albanese nella sua intervento parla anche di figure professionali scomparse che tornano: “oggi all’interno del condominio si cercano spazi per offrire servizi, come il portiere: un servizio necessario per ricevere i nostri pacchi ordinati online”, e magariconsegnati in modo eco-friendly. Il portiere, quindi, non è più un lusso ma un servizio che va ad ampliare le nostre nuove necessità, come quella di avere un terrazzo, che spinge del 12% la ricerca di nuove opportunità abitative, o di una camera in più, che arriva addirittura a un 36%, il che si traduce in una rivoluzione anche nel mondo dell’arredamento: più spazi e quindi più oggetti. Per avere lo spazio di cui necessitiamo, il 72% degli intervistati è disposto a una casa più grande anche se più lontana dal centro città. Questo processo però è stato rallentato dagli eventi legati al conflitto in Ucraina che, unito a un insieme di fattori, sta portando l’inflazione con valori a due cifre: ne abbiamo consapevolezza quando andiamo a fare la spesa, e questo ci sta costringendo acambiare le nostre abitudini alimentari. L’introiezione della sostenibilità Un aspetto positivo che emerge dalla ricerca è che «abbiamo introiettato il concetto di sostenibilità– dice Paola Caniglia – e questo è dovuto a tre fattori: comfort, razionalità e valorialità». Si vogliono case più efficienti sotto il profilo energetico e, per farlo, il 50% degli intervistati è disposto a interventi per migliorare l’efficienza energetica e la sostenibilità della casa. 6 intervistati su 10 sono propensi nei confronti di soluzioni per l’approvvigionamento energetico come lecomunità energetichedi quartiere o di condominio: un 67% lo farebbe per un risparmio in bolletta e un 49% per produrre in modo autonomo il proprio fabbisogno energetico. Puntiamo certamente a un risparmio economico ma èl’evoluzione dei nostri valori che conduce al cambiamento, e abbiamo imparato con azioni concrete questa nuova consapevolezza. Agiamo in modo preventivo e attivo, rispetto all’indagine del 2021 un 18% in più dichiara ora di spegnere le luci quando esce da una stanza, un 24% in più fa lavatrici solo a pieno carico, e un 34% tiene riscaldamento al minimo e se necessario indossa una maglia in più. Per essere sostenibili usiamo anche la tecnologia, e siamo più propensi a possedere oggetti smart, il 45% degli intervistati nel 2022 rispetto al 35% nel 2018, ma la propensione per questi oggetti non è uniformemente accettata da tutte le generazioni: il 58% fa parte della generazione Z (18-26 anni) e solo il 19% fa parte della generazione silver (più di 77 anni). Ma smart non vuol dire digitale, infatti se parliamo di acquisti online l’83% dichiara di farne. La differenza è data nella semplicità, fare acquisti online non è difficile, né serve un manuale di istruzioni come per la casa domotica o per un oggetto smart. Facciamo tutti i tipi di acquisti online: infatti in casa trascorriamo il 68% del tempo in più con attività che prima facevamo altrove. Oggi online possiamo acquistare da un divano a una bicicletta, ordinare tutto e decidere quando ci verrà consegnato, anche se anche in questo campo le novità sono molteplici. Infatti la nuova frontiera delle vendite online è ilQ-commerce,la consegna rapida di beni, dove la Q sta perquick: tipicamente alimentari, ma anche medicine, sigarette o altro, che posso essere ordinati e, in meno di un’ora, e generalmente in un periodo compreso tra i 10 e i 15 minuti, vengono consegnati “on demand”. Partendo quindi dalla casa, in cui passiamo sempre più tempo, si cerca di avere tutto vicino, raggiungibile in 15 minuti a piedi, e diventa sempre più importante quello che attorno come i trasporti pubblici, il verde e i parchi pubblici (segnano l’incremento di importanza più rilevante: +33%), i negozi di prossimità, bar ristoranti, teatri e cinema. Ma soprattutto si segnala un’inversione di tendenza nell’importanza attribuita alla vicinanza della casa al lavoro, un indice sempre meno importante dal 2018, che quest’anno inverte la tendenza e torna importante per il 51% degli intervistati:si è passati da avere la casa vicino al lavoro, ad avere il lavoro vicino casa. La progettualità del buon vivere 1)Una rivoluzione digitale: il digitale è entrato nelle nostre vite e nelle nostre case e abbiamo scoperto che ci offre tantissime possibilità; 2)Una diversa concezione del tempo: sono cambiati i nostri ritmi e le modalità con cui svolgiamo le attività de nostro quotidiano cercando di guadagnare tempo per noi; 3)Una crescente avversione allo spreco: non vogliamo sprecare energia per alimentare la casa, non vogliamo sprecare il nostro tempo per attività a cui siamo costretti in modo routinario o per spostamenti eccessivi; 4)Un desiderio di avere tutto a portata di mano, vicino la nostra “casa” che assume una dimensione più grande che ingloba anche i servizi offerti dal condominio o dal quartiere. Il lavoro, quindi, entra nel cerchio della prossimità,nel “cerchio ideale” dei 15 minuti, lo spazio legato a questo tempo vitale: questo è il fondamentale cambiamento che emerge da questa relazione. “Si sta manifestando una nuova progettualità esistenziale”, continua Caniglia, che punta ad arrivare a unaprogettualità del buon vivere. Gli ingredienti per arrivare al benessere, spiega Monica Bernardi, Professoressa di sociologia dell’ambiente e del territorio all’Università Bicocca di Milano, sono di tipo metodologico ed esperienziali. Negli ingredienti metodologici ci sono l’importanza del tempo e la velocità negli spostamenti ma anche “la crescente attenzione ambientale che è oggi una variabile che integriamo nelle nostre abitudini. Vogliamo ridurre il nostro impatto con nuovi stili di consumo:impattare di meno e riciclare di più”. A questi si affiancano ingredienti esperienziali: “siamo alla ricerca di soluzioni con un approccio comunitario collettivo che diventa poi benessere del Paese, lampante è l’esempio delle comunità energetiche; l’uso trasversale delle tecnologie che se sono semplici sono anche facili da interiorizzare”; continua la Professoressa Bernardi. La società che cambia diventa liquida, per dirla alla Bauman, e la casa è una ricetta fatta dall’unione di tutti questi ingredienti che stanno cambiando il modo in cui viviamo lo spazio multilivello, Un primo livello è la nostra casa, con le nostre stanze intime; un secondo livello, che inizia sullo zerbino davanti la porta di casa e che si sta sempre più arricchendo di servizi, come l’asilo condominiale, lo spazio per i pacchi ordinati e magari anche la palestra condominiale; e un terzo livello nella strada fuori dal condominio e dal cancello di casa. Qui, nella città che cambia grazie a interventi di “agopuntura urbana”, con la creazione di spazi di micro-socialità in cui incontrarsi, come piccole piazze, si viene a crearela città ideale dei 15 minuti.