Ministri e Ministeri di Giorgia Meloni

Per la prima volta, il nome dato a certiMinisteri, in primis l’aggiunta della parolamerito(che presa da sola non significa assolutamente nulla) a quellodell’Istruzione, è statopiù interessante della scelta dei Ministri, anche perché pochi hanno veramente destato sorpresa e gli unici aspetti da valutare erano le indicazioni date sui rapporti di forza tra i 3 principali partiti della coalizione di centro destra. Alla fine l’obiettivo di concedere un importante ministero aLicia Ronzulli- divenuta Capogruppo dei Senatori di Forza Italia in questa legislatura – è fallito esattamente come l’altro pallino diBerlusconi, ottenere ilMinistero della Giustizia, affidato all’ex magistratoCarlo Nordioche, in risposta alle critiche sull’elevata età media del Governo di cui fa parte, ha ricordato di essere coetaneo di Churchill quando sconfisse Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale: «Ieri ho sentito in Senato una lamentela sull’età media dei componenti del governo. In effetti non credo che la saggezza coincida con la vecchiaia, perché una persona a 40 anni – come diceva Marco Aurelio – ha visto tutto ciò che è, che è stato e che sarà. Ricordo tuttavia che il giovane Napoleone fu sconfitto in Russia da Kutuzov, a Waterloo da von Blücher, che avevano il doppio della sua età e che Churchill celebrò la vittoria su Hitler all’età che ho io ora». Anche il VicepresidenteSalviniè stato privato del suo desiderio, il Ministero degli Interni, enemmeno alle Infrastruttureotterrà il completo controllo dei porti e della Guardia Costiera, vista l’istituzione delMinistero del Mare, affidato all’ex presidente della Regione SiciliaMusumeci, un politico che ha iniziato la carriera nell’ MSI (Movimento Sociale Italiano). Queste scelte non derivano da divergenze di vedute tra Salvini e Meloni sulle politiche riguardanti l’immigrazione, ma impediranno a Salvini di prendersi il completomeritodei risultati sul blocco delle navi. Il Ministro dell’interno Piantedosiha infatti già firmato unadirettivache definisce la condotta delle due imbarcazioni Ong,Ocean VikingeHumanity 1,non “in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”, valutando pertanto di imporre loro il divieto di ingresso nelle acque territoriali. Ma le ong non ci stanno. La tedescaSos Humanity, che gestisce laHumanity One, ha fatto sapere all’Ansadi non aver ricevuto al momento «alcuna diretta comunicazione dalle autorità italiane. Come organizzazione di ricerca e soccorso seguiamo la legge internazionale del mare, salvando persone in difficoltà».L’articolo 98 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del Mare, sottoscritta da 155 Paesi – Italia compresa – stabilisce al punto 2 che “ogni Stato costiero promuove la costituzione e il funzionamento permanente di un servizio adeguato ed efficace di ricerca e soccorso per tutelare la sicurezza marittima e aerea e, quando le circostanze lo richiedono, collabora a questo fine con gli Stati adiacenti tramite accordi regionali”. Quest’obbligo di collaborazione ai fini del soccorso in mare è poi ulteriormente specificato negli altri trattati internazionali di diritto marittimo già citati, come laSolas(Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare) e laSar(Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo). IlMinistro della difesaGuido Crosetto, fondatore diFratelli d’Italia e Presidente diAiad- importante associazione di categoria che raccoglie quasi 200 aziende nel settore della difesa e delle armi – fino alla nomina a ministro è statoaccusato di potenziali conflitti d’interessi, avendo appunto lavorato con aziende che si occupano di armi e dovendo decidere a quali appaltare le forniture. Il Ministro aveva risposto assicurando che si sarebbe dimesso da tutti gli incarichi potenzialmente conflittuali, rendendosi poi protagonista di untweetpiuttosto contestato: «Ho dato mandato allo Studio Legale Mondani perché sono certo che le condanne in sede civile e penale siano l’unico metodo che direttori, editori e giornalisti possano intendere, di fronte alla diffamazione. Il mio ora è un obbligo Istituzionale: quello di difendere il Dicastero».