Il legame tra inquinamento e disturbi neurologici

Il legame tra inquinamento e disturbi neurologici

 

Mentre lavoriamo, giochiamo, dormiamo e impariamo, possiamo imbatterci in 80.000 o più sostanze chimiche tossiche, secondo i principali neurologi e neuroscienziati statunitensi. Sono così tante che è quasi impossibile determinare i loro effetti su ogni singolo individuo, per non parlare dell’impatto cumulativo sul sistema nervoso nel corso della vita. Gli esperti avvertono, però, che potrebbero avere un ruolo nell’aumento dei disturbi neurologicicome il morbo diParkinsone l’Alzheimer. In una conferenza organizzata dall’American Neurological Association, che riunisce ogni anno neurologi accademici e neuroscienziati degli Stati Uniti, sono stati messi in luce i recenti sforzi di ricerca per colmare il vuoto scientifico nella comprensione del ruolo delle tossine presenti nell’ambiente, spiega il britannicoGuardian. Parliamo diinquinamento atmosferico, pesticidi, microplastiche, e le cosiddette “forever chemicals”, o sostanze chimiche eterne, meglio conosciute come Pfas: si tratta di composti chimici utilizzati prevalentemente in campo industriale che,spiega l’Agenzia europea dell’ambiente, “possono avere effetti negativi sulla salute come danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro”. Rick Woychik, direttore del National Institute of Environmental Health Sciences, ha detto alGuardianche «le sostanze chimiche Pfas sono onnipresenti nell’ambiente, così come le nanoplastiche. La domanda di nanomateriali ammonta a trilioni di dollari, ma è sconcertante quanto poco sappiamo del loro livello di tossicità». Il contatto con questo tipo di tossine ambientali «è inevitabile, datala proliferazione della plastica e degli inquinanti chimicie l’approccio normativo americano, ma l’esposizione è disuguale», ha spiegato alGuardianla dottoressa Frances Jensen, presidente dell’Ana e del dipartimento di Neurologia presso l’Università della Pennsylvania. Negli Stati Uniti la probabilità che le persone siano esposte a sostanze inquinanti è più altatra le comunità afroamericane, le popolazioni indigene e le famiglie a basso reddito, che vivono in alloggi non sicuri in cui l’acqua non viene gestita correttamente, nei pressi di strade e impianti industriali inquinanti, e svolgono lavori manifatturieri e agricoli rischiosi. Secondo ilnuovo reportintitolato “The State of the World’s Drinking Water”,rilasciato da Organizzazione Mondiale della Sanità, Unicef e Banca Mondiale, sonooltre 2 miliardile persone che hanno ottenuto l’accesso ad acqua sicura da bere negli ultimi 20 anni. “Sostanze chimiche come i pesticidi, i prodotti farmaceutici e le microplastiche hanno generato una crescente preoccupazione negli ultimi anni”, spiega il rapporto. Secondo i neurologi dell’Ana è probabile che la composizione genetica giochi un ruolo nella suscettibilità agli effetti patologici di diverse sostanze chimiche, ma la ricerca ha mostrato tassi più elevati di tumori e malattie respiratorie nelle comunità esposte all’inquinamento ambientale. Anche se si sa ancora molto poco sull’impattosui disturbi del cervello e del sistema nervoso, spiega ilGuardian, gli studiosi concordano sul fatto che la genetica e l’invecchiamento non spieghino completamente il forte aumento di malattie precedentemente rare come l’Alzheimer, il Parkinson e la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica. «La neurologia è indietro di circa 15 anni rispetto al cancro, quindi dobbiamo dare l’allarme e far sì che più persone facciano ricerca perché l’Environmental Protection Agency(l’Agenzia per la protezione dell’ambiente del governo federale Usa, ndr) non ci sta assolutamente proteggendo», ha detto Frances Jensen. Pericolose tossine come l’amianto, i glifosati e la formaldeide, continuano a essereampiamente utilizzatenegli Stati Unitiin agricoltura, edilizia, farmaceutica e cosmesi, pur essendo state vietate altrove.La scorsa settimana il quotidiano britannico ha pubblicatoun’inchiestache mette in correlazione un diserbante molto popolare tra gli agricoltori statunitensi e il Parkinson, rivelando che un’industria chimica svizzera fosse a conoscenza che l’esposizione a lungo termine alla sostanza chimica potesse essere una causa del morbo di Parkinson. Il cervello, probabilmente l’organo più sensibile alle tossine ambientali, è stato piuttosto inaccessibile ai ricercatori fino allo sviluppo, negli ultimi 20 anni, di sofisticate tecniche, tra le altre, diimaging. In futuro potrebbe essere più facile spiegare perché chi vive in quartieri con alti livelli di inquinamento atmosferico abbia maggiori possibilità di contrarre disturbi dello sviluppo neurologico.