Scuole chiuse al traffico? Perché no!

Che l’ariadelle nostrecittàsia sempre piùinquinatapurtroppo non è una novità ma un aspetto di cui si parla pochissimo è l’impatto che questa condizione permanente può avere suibambini, il cuisistema respiratorioancora in via di sviluppo sembra risentirne in misura maggiore rispetto a quello degli adulti. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanitàil 93% dei piccoli che vive nelle grandi aree urbane europee respiraaria nocivaa livelli considerati critici, con conseguenze che spaziano dallo sviluppo diasma e malattie respiratorie croniche a ritardo nella crescita, scarsa capacità di concentrazionee, nei casi più gravi,cancro, ansia e depressione. Una situazione allarmante che dovrebbe essere in cima all’agenda globale e a quelle dei singoligoverni, ma che invece non sembra preoccupare più di tanto. A colmare il vuoto istituzionale, ci sta però in parte provandoClean Cities, una coalizione europea di oltre 60Ong, associazioni ambientaliste, think-tank, movimenti di base e organizzazioni della società civileche ha come obiettivo la promozione di una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030. Una delle iniziative tramite le quali agisce è la mobilitazione europeaStreets for kids,chevenerdì 21 ottobreha portato in strada migliaia di persone in tuttaEuropa, grandi e piccoli uniti per chiedere ai sindaci delle varie città una cosa molto semplice quanto potenzialmente incisiva: la chiusura al traffico nelle strade su cui si affacciano le scuole materne, primarie e medie entro il 2030, cominciando dal nuovo anno scolastico. Anche l’Italia ha aderito alla giornata, con decine di città coinvolte. «Tante bambine e bambini occuperanno le vie con giochi, girotondi, disegni, bici insieme ai loro genitori per affermare il diritto a respirare aria pulita, ad avere spazio per giocare e a muoversi in sicurezza da casa a scuola», ha spiegatoAnna Becchi, coordinatrice della campagnaStrade Scolastiche perClean Cities Italia. Scuole e associazionihanno proposto momenti di discussione,workshopelaboratoria tema ambiente, inserite in uncalendarioin continuo aggiornamento, al quale è ancora possibile aderire. Le cosiddettestrade scolastichesono già realtà in alcune città europee comeLondra,BarcellonaeParigie sembrano molto efficaci nelridurre l’inquinamentolocale. Nella capitale inglese, a esempio, avrebberoabbassato i livelli di biossido di azoto fino al 23%e diminuito sensibilmente il traffico veicolare lungo tutto l’arco della giornata, oltre a sensibilizzare genitori e accompagnatori dei bambini verso una mobilità più sostenibile. Nel nostro Paese, invece, la situazione è ancora sostanzialmente ferma al palo, con le poche sperimentazioni in merito lasciate quasi esclusivamente all’iniziativa volontaria dei genitori, conscarsi risultatiin termini di efficacia, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza. Eppure di una netta inversione di rotta ci sarebbe un gran bisogno visto chel’Italia ha all’attivo tre procedure d’infrazione europee per violazione dei limiti di inquinamento dell’aria su Pm2.5, Pm10 e NO2. Per far sì che l’impegno non si esaurisca in poche giornate di mobilitazione fisica, al progetto è anche associata lapetizione online“Basta aria inquinata intorno alle scuole,” che chiede ai leader europei di fissare obiettivi ambiziosi diriduzione dell’inquinamento dell’aria, tenendo anche conto delle ultime evidenze scientifiche, secondo le quali l’inquinamentoatmosferico danneggerebbe ogni organo umano e non solo l’apparato respiratorio. «Nel recente rapportoCity Rankingpubblicato daClean Cities, città come Roma e Napoli risultano tra quelle in Europa con meno spazio dedicato a pedoni e bici e Milano e Torino sono le più inquinate del continente», continuaAnna Becchi. Proprio per questo, oltre a migliorare la qualità dell’aria nelle zone limitrofe ai luoghi deputati all’istruzione, la creazione dellestrade scolasticherappresenterebbe un passo in avanti verso lapromozione di una mobilità sostenibilee azero emissioni, che metta al centro lo spazio per le persone e riduca la centralità dell’auto nelle città, potenziando invece laciclabilità, iltrasporto pubblicoe lasharing mobility.