Intesa Sanpaolo sposa la settimana corta

Intesa Sanpaolo sposa la settimana corta

 

Lavorare un’ora e mezza in più al giorno in cambio di un giorno in meno a settimana. È la proposta cheIntesa Sanpaolo, oltre 60.000dipendentiin Italia e più di 85.000 a livello globale, ha presentato ai sindacati all’interno di una trattativa sul lavoro flessibile, il cosiddettosmart working. L’idea sul tavolo è quella di una settimana lavorativa strutturata in9 ore al giorno, invece delle attuali 7,5, per 4 giorni lavorativi complessivi, così da introdurre un giorno libero a parità di stipendio, secondo quantogià previsto dall’articolo 104 del contratto collettivonazionale dei bancari Abi (Associazione bancaria italiana). L’ammontare complessivo scenderebbe cosìda 37,5 a 36 ore settimanali. Secondo quanto riferisce il Sole 24 Ore, la scelta del giorno libero «potrebbe essere volontaria e ci sarebbe la possibilità di variare le giornate lavorate nel corso della settimana, dal lunedì al venerdì, d’intesa con il proprio responsabile». La proposta tuttavia non riguarderebbe tutti i dipendenti del Gruppo guidato daCarlo Messina, ma solo chi lavora negli uffici, mentre le cinquesigle sindacalicoinvolte nel negoziato – Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin – vorrebbero che la modifica interessasse tutti. La settimana cortanon è un concetto inedito. AlcuniPaesi, tra i qualiIslanda,Spagna, Scozia,BelgioeRegno Unitohanno adottato o avviato piani in questa direzione già da diversi anni, mentre In Italia è stato uno dei temi portati avanti dal leader delMovimento 5 StelleGiuseppe Contenel corso dell’ultima campagna elettorale. Nel 2019 la società informatica Microsoft hasperimentatoquesto modello nella sua sede di Tokyo, riscontrando un aumento della produttività del 39,9%. Un sondaggiocondottonel febbraio 2002 dalla società diexperience managementQualtrics ha rilevato cheil 92% dei dipendenti statunitensi è favorevolealla settimana lavorativa di 4 giorni, e l’82% sostiene che questo li renderebbe più produttivi. Oltre un terzo (37%), infine, si dichiara disposto a tagliare lo stipendio del 5% o più in cambio di week-end ricorrenti di 3 giorni. Nonostante questo non tutti sposano l’introduzione della settimana corta. «L’idea di stare in ufficio un giorno in meno attira molto, ma non è detto che la qualità della vita e dunque l’efficienza migliorino – ha dichiaratointervistatoda La StampaMariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano – Proviamo a pensare a quanta fatica già si fa dal lunedì al giovedì, immaginare di aggiungere un’ora non è affatto un dettaglio». E se la settimana corta significa lavorare 9 ore al giorno, seppure per 4 giorni su 7, è possibile che più di qualcuno abbia da ridire. Dobbiamo lavorare massimo 7 ore, mentre l’altro tempo lo dedichiamo a noi stessi e alla nostra anima, ha sostenuto di recente l’imprenditoreBrunello Cucinelliintervenendo alla prima edizione di Pianeta Terra Festival a Lucca. Ma già in un’intervistarilasciataal Fatto Quotidiano a febbraio di quest’anno, il fondatore della casa di moda Brunello Cucinelli S.p.A. aveva dichiarato: «Il mio obiettivo è di arrivare a far lavorare 7 ore e mezzama con la massima concentrazione». Secondo unaricercacondotta a livello europeo dall’Irvapp(Istituto per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche), infine, gli effetti positivi della riduzione dell’orario di lavoro sulla produttività nel periodo analizzato dal 1995 al 2007 sarebbero irrilevanti, ovvero “statisticamente non diversi da zero”.