Angelina Jolie come Amber Heard: colpevole senza appello (per la rete)

Angelina Jolie come Amber Heard: colpevole senza appello (per la rete)

 

Denunciate, parlate, fatevi sentire. Ogni volta che una nuova storia di violenza su una donna finisce sotto il megafono dei media, partono come mantra queste affermazioni. Teoricamente ineccepibili se non fosse cheuna donnache si espone raramente vienecredutae il più delle volte si insinua il dubbio che qualcosa non torni nel suo racconto e le responsabilità non siano solo da una parte. Succede sempre, anche quando le prove sono pressoché schiaccianti.Anchequandoti chiami Angelina Jolie. Il divorzioJolie-Pittè uno dei più chiacchierati aHollywood, un po’ per la portata dei due protagonisti, i belli e impossibili dello showbiz che fecero sognare con il loro amore glamour, e un po’ perché di tutto quello scintillio alla fine è rimasta solo una lunga scia di violenze. A denunciarle ripetutamente Angelina Jolie, che come documentato per primo dalNew York Times, la scorsa settimana ha aggiunto un nuovo tassello alla vicenda, con una deposizione inerente allabattaglia legalein corso tra i due per la proprietà delcastello con vigneto in Franciache acquistarono in comune e nel quale si sposarono. Le nuove accuse Jolie sostiene chePittnel 2016 in un viaggio aereo dalla Francia agli Stati Uniti avrebbe stretto le mani al collo di uno dei figli, colpito in faccia un altro e versato birra e vino su di loro e su colei che allora era sua moglie. Un’accusapesante che il sex symbol di Hollywood, pur ammettendo di aver abusato di alcol in passato e di essersi macchiato di episodi discutibili, ha respinto al mittente. A stabilire da che parte stia la ragione sarà il tribunale di Los Angeles ma come avvenuto nel recente caso che ha coinvoltoJohnny Deep e Amber Heard, quello dellaretee dell’opinione pubblica sembra aver già emesso il verdetto:Angelina mente. Il verdetto della rete Basta farsi un giro suisocial, Twitter e YouTube in testa ma non solo, per rendersene conto. Sotto ai post o video che parlano della vicenda si sta scatenando laguerra dei fan, soprattutto statunitensi, che prendono le difese dell’uno e dell’altra. Inutile dire che la bilancia penda in modo netto dalla parte di Brad Pitt, con Angelina Jolie definita dai più una bugiarda vendicativa. Il tutto nonostante, come fu per Heard, esistanomolte prove a sostegno della tesi dell’attrice: la richiesta di divorzio pochi giorni dopo il famoso volo aereo, il rifiuto dei figli di vedere Pitt e l’affermazione di un agente dell’Fbi secondo il quale esisterebbero tutti gli estremi per accusarlo penalmente. Tutto ciò però non basta e in molti casi a dare il via a messaggi del tipo «mi dispiace ci siano donne così», «Brad ha bisogno di assumere lo studio legale che rappresentava il caro Johnny Depp», «I bambini sono grandi, ormai hanno capito che la madre li sta manipolando», «Ragazza la tua era è finita, la stella di Brad brillerà per sempre», sono gli stessi media, comeTmzche scrive testualmente che Aneglina Jolie sarebbe impegnata in unacampagna diffamatoria control’attore. Come agisce il victim blaming Dicono che la storia non si ripeta mai uguale a se stessa ma in questo caso a pochi mesi di distanza dall’altra causa miliardaria, e mentre le ultime notizie parlano di una Amber Heard che vaga in stato confusionale in Spagna, sembra di vivere in un déjà vu. Non si tratta però purtroppo di una stranezza, di un evento da confinare nelle pagine di gossip o di un affare tra star ma di ciò che accade aquasi la totalità delle donne che denuncianounaviolenza, ancora di più se perpetuata da un uomo di potere. E non importa che anche la donna lo sia, ilvictim blaming, ovvero lacolpevolizzazione della vittima, non lascia mai scampo. Sostenere che chi subisce un reato, una violenza o qualsiasi altra circostanza negativa ne sia almeno in parte responsabile insinua il dubbio e ribalta i ruoli, trasformando chi denuncia in potenziale carnefice e imponendo non solo nell’opinione pubblica ma anche nella sua mente, l’idea di essere in torto. Teorizzato per la prima volta nel 1971 dallo psicologo statunitense William Ryan è un meccanismo talmente ricorrente che non è esagerato dire che sia proprio il suo spauracchio atenere molte donne lontane dalla denuncia, ancora di più dopo il caso Deep-Heardche ha reso esplicita la sua potenza, aprendo la strada a successivi processi per abusi nei quali gli uomini potenti saranno quasi sempre inquadrati come vittime quando le donne oseranno anche solo provare a difendersi. Dal Me Too i cambiamenti sono pochi Sono passati esattamente5annidal Me Tooe fa riflettere il fatto che in un’intervista alThe Guardianl’anno scorsoJolieabbia affermato che anche dopo aver detto a Pitt cheHarvey Weinsteinl’avevaquasi violentata, lui continuò a lavorare con il produttore. E ancor di più scoprire che al momento l’attore stia producendo un film sul giornalismo che ha dato vita al movimento, e che sia tra i produttori diBlonde, il recente biopic suMarilyn Monroeacclamato dalla critica ma anche accusato di misoginia e fortemente criticato per ritrarre la Monroe in una condizione diperenne subordinazione agli uominiche si alternarono nella sua vita. Sembra quasi che da quegli anni Novanta che gli diedero la fama il divo non voglia allontanarsi ma anzi continui ancora oggi a recitare, fuori dal set, l’eterno quanto ormai imbarazzante, ruolo dell’uomo che non deve chiedere mai, al quale tutto è concesso e dovuto. L’opinione pubblica al momento sembra dargli ragione ma in attesa di sapere cosa penserà il giudice è bene ricordare che non è la prima volta che Jolie parla di violenza domestica da parte dell’ex marito e che si sia spesso spesa in campagne di sensibilizzazione sul tema. Un impegno probabilmente mal digerito da chi laaccusadi essersi mossa tardi e solo per convenienza, di essere una manipolatrice e disoffrire di problemi mentali. Come Amber Heard e tante donne meno note che sotto il peso di accuse simili troppe volte sprofondano.