Australia: più voce ai nativi in Parlamento?

L’Australia si prepara alreferendum del 2023in cui verrà chiestoai cittadini se sia giusto che ipopoli nativisiano permanentemente rappresentati nel governo. Se dovesse passare il sì, verrebbe costituzionalmente sancitoungruppo consultivo del governocomposto da leader aborigeni e delle isole dello Stretto di Torres. ”È tempo di porre la questione del riconoscimento costituzionale indigeno agli elettori australiani – spiega ilsito ufficiale della consultazione- sapendo che qualsiasi cambiamento è reso significativo solo attraversouna voce in Parlamento”. Come spiegaAl Jazeera, si tratterebbe non solo del primo riconoscimento dei gruppi autoctoni nella Costituzione australiana, ma anche della rettifica della storica esclusione delle popolazioni indigene dai processi parlamentari. Non c’è ancora una data precisa, ma il primo ministro Anthony Albanese si è impegnato a tenerlotra luglio 2023 e giugno 2024. Il premier, in carica da quest’anno, ha reso nota labozza del testodella proposta di modifica costituzionale, insieme alla bozza del quesito da sottoporre al pubblico australiano, in occasione delGarma Festival,il più grande raduno culturale indigeno dell’Australia, che tradizionalmente si svolge nel nord-est di Arnhem Land, nell’estremo nord del Paese. Spesso è un’occasione in cui i governi in carica fanno annunci sulla politica. La ministra per gli Affari indigeniLinda Burneyha annunciato la costituzione di un “gruppo di lavoro” composto da importanti leader nativi per portare avanti il processo referendario: «Possiamo assicurarci di elevare il tenore di vita delle persone delleFirst Nations(termine che si riferisce alle popolazioni indigene,ndr) di questo Paese», aveva affermato ad agosto. AAl JazeeraBurney ha descritto ilVoice to Parliamentcome «un’opportunità unica per una generazione di apportare i tanto necessari cambiamenti strutturali che condurranno a miglioramenti nella vita degliaborigenie degli abitanti delle isole dello Stretto di Torres». Con un posto in Parlamento, avrebbero «voce in capitolo sulle questioni e sulle politiche che li riguardano» e questo spingerebbe i futuri governi a elaborare «politiche migliori e più informate che facciano la differenza». I gruppi autoctoni in Australia, che rappresentano meno del 3% della popolazione, soffrono di grandi disuguaglianze rispetto alla popolazione non indigena: costituisconopiù di un quarto della popolazione carceraria- molti per reati minori – e circa un terzo di loro vive al di sotto della soglia di povertà. Non è la prima volta che si parla diVoice to Parliament: la promozione è iniziata quando l’ex prima ministra Julia Gillard ha istituito un gruppo di esperti nel 2010 per promuovere il riconoscimento delle popolazioni indigene australiane nella Costituzione del Paese. Nel 2017, poi, laDichiarazione di Uluruha illustrato nei dettagli la proposta, ma l’esponente della destra Scott Morrison, predecessore di Albanese, si è rifiutato di sostenerla. Non tutti, però, credono che questa sia la strada giusta da percorrere, neanche gli stessi nativi australiani: la senatriceLidia Thorpe, che ha origini Djab Wurrung, Gunnai e Gunditjmara ed è la rappresentante del partito di sinistra dei Verdi, ha dichiarato aAl Jazeerache l’Australia dovrebbe dare priorità a un processo che garantisca che più persone conoscano il passato e il trattamento riservato agli aborigeni: «Abbiamo bisogno di unaCommissione nazionale per la verità e la giustiziaperché questa nazione non conosce la propria storia». A differenza di Paesi come la Nuova Zelanda e il Canada, l’Australianon ha mai avuto un processo di negoziazione con le popolazioni indigene. Il Paese è stato colonizzato dagli inglesi come se fosse unaterra nullius, un termine giuridico latino che significa “terra che non appartiene a nessuno”. La recente scomparsa dellaregina Elisabetta IIha riacceso le discussioni sulla sovranità. Ad agosto Thorpe, durante il suo giuramento in Parlamento,l’aveva definitauna «colonizzatrice» e il suo gesto aveva fatto il giro del mondo. Secondo la legge australiana, la Costituzione nazionale può essere emendata solo da un referendum. Fino a oggi, però,su 44 proposte presentatein 19 referendum,solo 8 sono state approvate dal voto popolare: il più riuscito fu quello del 1967sui diritti dei gruppi indigeni. Gli australiani votarono a stragrande maggioranza a favore di un emendamento costituzionale che prevedeva il conteggio degli nativi nel censimento e il potere di emanare leggi per gli indigeni da parte del governo federale e non solo delle amministrazioni statali.