I (terribili) segreti dell’industria del latte

I (terribili) segreti dell’industria del latte

 

Animal Equalityha condotto indagini su oltre 140allevamenti lattiero-caseariin tutto il mondo, rivelando i segreti più oscuri di un’industria che sfrutta mucche e vitelli attraverso unadoppia catena produttiva: quella del latte e della carne. Dei 5,6 milioni di bovini allevati ogni anno all’interno di migliaia di allevamenti italiani,più di2,6 milioni sono mucche usate per il loro latte. La maggior parte di esse vive in sistemi a pascolo 0: ciò significa che per tutta la loro esistenza non possono pascolare o stare all’aperto sull’erba, al contrario di quanto raccontato dalle pubblicità. Nell’industria del latte questi animali, estremamente sensibili e dotati di capacità cognitiva elevata, sono sottoposti a cicli digravidanzeforzatedolorose e a processi dimungitura sfinenti.Allontanate dai loro cuccioli fin dalle prime ore di vita, le mucche non potranno mai allattarli direttamente. Eppure, quello dei bovini è un sistema matriarcale, dove la connessione tra madri e figli è cruciale per la salute psico-fisica degli individui. Dopo essere state strappate alle loro madri, le vitelle destinate a essere usate per la produzione di latte e formaggi passano di solito le prime 8 settimane della loro vita confinate da solein gabbia, dove vengono alimentate a forza con un sostituto del latte. Vengono poi trasferite in ambienti di gruppo con altre giovani femmine in attesa di prendere il posto delle loro madri. Se nel 1975 unamuccaimpiegata per il suo latte produceva circa 4.100 litri di latte all’anno, oggi ne produce il doppio:8.200 litri dilatteall’anno, cioè una media di 22 litri al giorno. Questo implica un sistema crudele di abusi ripetuto in media 3 o 4 volte, fino a quando la mucca, stremata, viene uccisa perché si è ammalata, oppure viene mandata al macello e venduta per carne a buon mercato o per ricavare prodotti in pelle. Il destino deivitelli maschinon è meno tragico,come documentato da molte nostre inchieste. Sia che questi animali siano considerati scarti di produzione, come accade in alcuni Paesi, sia che vengano destinati al mercato della carne, si tratta di individui sottoposti a un’esistenza breve e miserache si conclude con una morte atroce. Essere consapevoli di cosa accade davvero dietro le porte di un’industria che spesso racconta ai consumatori storie ingannevoli di benessere animale e di mucche libere nei prati è il primo passo per compierescelte alimentari più consapevolie più giuste per tutti.