Manuale d’istruzioni contro il vaiolo delle scimmie

Manuale d’istruzioni contro il vaiolo delle scimmie

 

Dopo la prima segnalazione in Italia del 20 maggio scorso, ilvaiolo delle scimmiesi è portato con sé i fantasmi della pandemia da Covid-19, suscitando ansie e timori tra le persone. Mabisogna davvero preoccuparsi così tanto? Procediamo con ordine. Il vaiolo delle scimmie, conosciuto anche come monkeypox, è un’infezione zoontica,che si trasmette quindi dagli animali all’essere umano ed è causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo (poxviridae). Tuttavia, rispetto a quest’ultima, si differenziaper la minore trasmissibilità e gravità della malattiache provoca. Il nome deriva dalla prima identificazione del virus, scoperto in un laboratorio danese nel 1958 in alcune scimmie, ed è diffuso particolarmente traprimati e piccoli roditori, prevalentemente nel continente africano, mentre come patogeno umano viene identificato per la prima volta nel 1970 nella Repubblica Democratica delCongo. Come avviene il salto della specie? Nelle aree endemiche, ossia in quelle zone dove la presenza del virus è costante in una popolazione, con l’alternarsi di diminuzione e aumento dei casi osservati, il virus viene trasmesso alle persone attraversomorso o contatto direttocon sangue, carne, fluidi corporei o lesioni cutanee di un animale infetto. Qual è la situazione in Italia? Attualmente in Italia si sono registrati851 casi,con una maggiore incidenza che si registra inLombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto; in Europa, invece, i casi sono, nel complesso, circa 20.000. Come reso noto dagli Infettivologi della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e dalla Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica, l’età media dei contagiati si aggira intorno ai37 anni e quasi tutti sono di sesso maschile. Mail virus non si trasmette facilmente da persona a persona: la trasmissione umana, infatti, avviene principalmente tramite il contatto con materiale infetto proveniente dallelesioni cutaneeocon oggetti contaminati(come per esempio lenzuola o vestiti), oppure tramite il contatto prolungatofaccia a faccia, compresa l’attività sessuale. Non è però ancora chiaro se il virus possa essere trasmesso sessualmente attraverso i fluidi genitali. Inoltre, ulcere, lesioni o piaghe della bocca possono essere infettive e il virus può diffondersi attraverso ilcontatto diretto con la bocca.Può anche diffondersi da una donna in gravidanza al feto, dopo la nascita attraverso il contatto pelle a pelle, o da un genitore infetto a un neonato o bambino per contatto stretto. Quali sono i sintomi? La sintomatologia include diverse manifestazioni, come febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi ingrossati, stanchezza e presenza di vescicole, pustole e piccole croste. Generalmente,i sintomi si risolvono spontaneamente nell’arco di 2-4 settimane,con adeguato riposo e senza terapie specifiche ma, laddove necessario, possono essere somministrati degli antivirali. Fino a questo momento, la maggior parte dei casi ha avuto sintomi lievi con un decorso benigno; tuttavia,non è da escludere la degenerazionein una malattia più grave soprattutto in alcuni gruppi fragili, quali bambini, donne in gravidanza e persone immunodepresse. Esiste un vaccino? Fino agli anni Settanta lavaccinazionecontro il vaiolo era obbligatoria e questo ha aiutato adebellare la malattia: «Anche i vaccini contro il monkeypox che vengono offerti oggi alle categorie a rischio sono di fatto vaccini contro il vaiolo che danno una copertura dell’85-90% contro questa malattia – spiega Simona Di Giambenedetto, ricercatrice di Malattie Infettive dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – E comunque chi da ragazzo ha ricevuto la vaccinazione, anche in caso di infezione da monkeypox presenta quadri “blandi” che vanno a guarigione nel giro di pochi giorni, senza bisogno di terapia».