La transizione ecologica? Si fa così

Tutto da cambiare, o quasi, secondoLegambiente, in merito alla famosa quanto poco attuatatransizione ecologica. Nonostante ilGoverno Draghiabbia messo al centro della propria agenda proprio tale aspetto, infatti, le azioni concrete sono state poche, per non dire nulle. E proprio perché, come sottolineato dalpresidente nazionale Stefano Ciafani«occorre correggere la rotta rispetto a quanto fatto fino a oggi», in vista del voto del 25 settembre l’associazione ha formulato100 proposte da recapitare al Governo del prossimo futuro, che racchiudono le priorità dalle quali ri-partire. Ildocumentosi divide in 20 ambiti tematici che convergono nella lotta allacrisi climaticae nell’innovazione tecnologica, senza dimenticare lavoro e inclusione sociale perché solo se la rivoluzione green è accessibile a tutti può davvero dirsi tale. Lacrisi climaticarischia di stravolgere pesantemente l’economia del Paese in un futuro molto immediato. Tra i settori che con ogni probabilità pagheranno il prezzo più alto, pur non essendo l’unico, c’è quello agroalimentare. Per evitare il peggio l’associazione ambientalista chiede, tra le altre cose, dipenalizzare economicamente le aziende più inquinanti, a partire da coloro che hanno fatto extraprofitti clamorosi nel settore delle fossili; aggiornare il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) al piano europeoREPowerEU; fissare un tetto ai profitti delle aziende che estraggono e trasportano gas fossile o petrolio; approvare il Piano nazionale sull’adattamento climatico, in standby dal 2018; e ripensare le politiche territoriali, iniziando dalle aree urbane, per ridurre il rischio idrogeologico e quello sanitario da ondate di calore. Altro fondamentale tassello della transizione ecologica, secondo Legambiente, è larealizzazione di nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabilisu tutto il territorio nazionale, da attuare anche attraverso la semplificazione dell’iter di approvazione deidecretiEnd of waste, e seguendo l’esempio di diverse aree del Paese dove esistono nuovi impianti industriali a servizio della transizione ecologica. Progetti particolarmente virtuosi sono la bioraffineria di Adria in Veneto, la fabbrica di pannelli fotovoltaici a Catania e l’impianto di riciclo di quelli a fine vita di Taranto. Tra gli altri interventi da mettere in campo anche lariconversione ecologica del tessuto produttivo, l’accelerazione dell’economia circolare e uno spostamento di risorse pubbliche dai settori più inquinanti a quelli più innovativi e con minor impatto ambientale da realizzare, tra le altre cose,investendo in nuove infrastrutture greencome impianti eolici, fotovoltaici o agrivoltaici e sull’ammodernamento di acquedotti e depuratori esistenti, sulla realizzazione dei nuovi e sulla riqualificazione degli edifici scolastici. Tanto da fare anche in ambito paesaggistico, dove occorre cambiare l’approccio culturale, tenendo in considerazione anche che i nuovi impianti a fonti rinnovabili oltre a combattere l’emergenza climatica eliminanoscempi architettonicicome le ciminiere alte 250 metri delle centrali a carbone di Brindisi Sud o Civitavecchia, solo per fare alcuni esempi di fasce costiere interessate da progetti di impianti eolici offshore. I punti sull’agenda di Legambiente sono molti altri e probabilmente metterli in atto tutti e in breve tempo sarà impossibile ma se la transizione ecologica italiana andrà in questa direzione potrà non solo contribuire a tutelare l’ambiente, ma anche acreare nuovi posti di lavoro. A dirlo sono diversi indicatori. Secondo l’ultimo RapportoGreen Italydi Fondazione Symbola e Unioncamere, l’Italia vantava a fine 2020 oltre 3,1 milioni di occupati in green job. La spinta che può arrivare dalle rinnovabili, in coerenza con il pacchetto europeo REPowerEU, secondo l’associazione confindustrialeElettricità Futuragarantirebbe 470.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030, in aggiunta ai 120.000 di oggi. Fondazione Enel e The European House – Ambrosettiin Italia sostengono invece che il percorso verso emissioni nette pari a zero entro il 2050 creerà 2,6 milioni di nuovi posti di lavoro. Oltre alle proposte, Legambiente mette nero su bianco anche ciò che andrebbeevitatocon forza, comeil ritorno al nucleare, una fonte di energia in declino perché costosissima e pericolosa, come dimostra la storia passata ma anche quella contemporanea con il caso della centrale ucraina diZaporizhzhia. Assoluto diniego anche per ilponte sullo stretto di Messina, altro tema caldo della campagna elettorale in corso ma che andrebbe invece sostituito con investimenti in collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola, soprattutto per quanto riguarda il trasporto via treno e nave. Forte di questa agenda estremamente esaustiva, il presidente di Legambiente è quindi molto chiaro. «Da parte di tutti i partiti, a cominciare da quelli che sosterranno il prossimo governo, ci aspettiamo più coerenza rispetto allo storico voto unanime del febbraio scorso, che ha portato all’inserimento nella Costituzione della tutela dell’ambiente, della biodiversità e dell’interesse delle future generazioni. Noi non faremo mancare il nostro contributo, come dimostra il documento che abbiamo presentato, che mette al centro la difesa dell’ambiente e gli interessi delle imprese e delle famiglie».