Nella sanità il gender gap può costare la vita

In alcuni settori, come quello sanitario, il divario di genere può essere letale. Secondo laBritish Heart Foundation(Bhf) – un ente di beneficenza per la ricerca cardiovascolare nel Regno Unito – una donna ha il 50% di probabilità in più rispetto a un uomo di ricevere una diagnosi iniziale sbagliata per unattacco di cuore. Non solo. Secondo unrapportosui “bias biologici” realizzato dalla fondazione britannica, infatti, le donne hanno meno probabilità degli uomini di ricevere una serie ditrattamentipotenzialmente salvavita in modo tempestivo, e a seguito di un infarto è meno probabile che alle donne vengano prescrittifarmaciper prevenire un secondo infarto. Nel Regno Unito ogni anno vengono ricoverate oltre 30.000 donne a causa diinfarto. Nonostante le donne abbiano il doppio di probabilità di morire dimalattia coronarica– la principale causa di infarto – rispetto alcancro al seno, la questione continua a essere sottostimata. Ma il problema non riguarda solo i casi di attacco cardiaco. Unostudiodel dicembre 2021 eseguito su un campione di 1,3 milioni di pazienti ha rivelato che in casi di intervento chirurgico le donne hanno il 15% in più di probabilità di subire un esito negativo e il32% di probabilità in più di morirequando a eseguire l’operazione è un uomo anziché una donna. «Questi risultati sono preoccupanti perché non dovrebbero esserci differenze sessuali nei risultati dei pazienti indipendentemente dal sesso del chirurgo», ha dichiarato la dottoressa Angela Jerath dell’Università di Toronto, coautrice della ricerca, che ha attribuito agli uomini «pregiudizi sessuali impliciti» e «atteggiamenti inconscie profondamente radicati». A contare tuttavia non è soltanto ilsesso, ma anche ilgenere. Pazienti che mostravano tratti associati allafemminilità, indipendentemente che si trattasse di maschi o femmine, hanno riscontrato una probabilità quattro volte maggiore di tornare in ospedale con sintomi ricorrenti dopo essere state dimessi. A incidere è anche il numero più elevato dicardiologi maschirispetto alle donne che scelgono di intraprendere la professione. Negli Stati Uniti oltre il 50% di chi frequenta una scuola di medicina è di sesso femminile, ma a essere cardiologhe interventiste sono solo il 4,5% delle donne. Da unsondaggiosulle preferenze di carriera di tirocinanti statunitensi ambosessi realizzato daJama-Journal of the American Medical Association- , emerge cheil 62,6% delle donne non ha mai preso in considerazione una carriera in cardiologia, mentre la percentuale di uomini che hanno scartato questo percorso scende al 37%. Disparità si registrano anche inItalia. Un’analisicondotta sulle abitudini lavorative e la vita privata dei cardiologi interventisti affiliati alGise- Società Italiana di Cardiologia Interventistica -, ha messo in luce come sebbene «le donne rappresentanouna percentuale crescentedi cardiologi interventisti in Italia rispetto ad altri Paesi», tuttavia «esistono lacune nella comprensione e nell’adattamento all’impatto di questi mutevoli dati demografici». La ricerca ha evidenziato in particolare come le donne erano più frequentementenonsposate(22,1% contro 8,7% uomini) esenza figli(43,9% contro 56,1%). Inoltre il 69,8% delle donne ha affermato chegravidanzaeallattamentohanno un impatto negativo sullo sviluppo delle capacità professionali e sull’avanzamento di carriera. «Sarebbe un errore non incoraggiare le donne laureate in medicina a essere più coinvolte nella professione e avere ambizioni», ha dichiarato ai microfoni del quotidianoSenti chi parlaBarbara Casadei, ex presidentessa della Società Europea di Cardiologia (Esc) e docente di Medicina cardiovascolare presso la Bhf. «Sono già diversi anni che le studentesse di medicina sono più degli studenti – ha aggiunto Casadei –, e credo che debba essere compiutoogni sforzo possibileaffinché le donne mediche siano parte integrante delle infrastrutture sanitarie».