Polvere di Solein: si mangia, sa d’anidride carbonica
Rendere ciò che mangiamo motore del cambiamento è, alla luce dei tempi che viviamo, una prospettiva sulla quale puntare nonché un’evoluzione inevitabile. In un periodo storico in cui si valutano nuove alternative legate allanutrizionee all’alimentazione, la vera sfida è creare – e quindi offrire – soluzioni attraenti agli occhi e al palato di chi dovrà consumarle. La critica agli allevamenti intensivi, per esempio, messi in discussione per la crudeltà dei metodi e l’insostenibilitàdella filiera si scontra, troppo spesso, con il desiderio di non voler rinunciare a nulla, con il timore di doversi sacrificare anche a tavola. La contraddizione è dietro l’angolo, si è combattuti tra la necessità, anche etica, di reinventarsi e l’attaccamento alle tradizioni, all’alimentazione intesa come piacere, più di mera e asettica sopravvivenza. È in onore di questo binomio – in cui morale e desiderio vanno in collisione – che sempre più aziende e realtà attive nelfoodfocalizzano la propria attenzione su prodotti che siano salutari conservando però l’illusione, o meglio l’apparenza, di ciò che si è già abituati a consumare. Da qui il trend della carne a base vegetale, un mercato florido sul quale stanno investendo anche grandi delfast-foode gli articoliplant-based(anche nel beverage) che si fanno strada non più come triste ripiego, ma scelta principale di molte diete e regimi alimentari. Una metamorfosi proteica e green che, secondo le stime dellaBoston Consulting Group(Bcg) nel 2035 potrebbe valere circa 290 miliardi di dollari. Un settore tutt’altro che di nicchia, la cui espansione non farebbe solo bene all’ambiente ma strizzerebbe l’occhio anche al pianeta del futuro. Più persone, più cibo, secondo il Dipartimento di Economia e Scienze Sociali delle Nazioni Unite, entro il 2050 saremo in 9,7 miliardi, un’eventualità da affrontare anche partendo dal cibo. Ritornando al Nord Europa, è proprio in questo quadro che si posiziona l’aziendaSolar Foods. Fondata nel 2017, quest’ultima lavora a una tecnologia chesfrutta l’elettricità per creare idrogenoil quale, combinato aanidride carbonica, acqua e vitamine dà vita a unabiomassariproducibile all’infinito (con 10 litri di acqua si produce un 1 kg di prodotto, in qualsiasi laboratorio senza il bisogno di terra), non inquinante e soprattutto commestibile. Soleinè il risultato dell’esperimento, sfruttabile come ingrediente in qualsiasi ricetta, dal sapore neutro e dalle sorprendenti proprietà nutrizionali. Soleincontiene al 70% proteine, poi grassi (5-8%), fibre (15%) e minerali (3%). «Ciò che stiamo facendo, in realtà, è riavvolgere il nastro. Torniamo indietro di 200 anni, rivolgendoci agli organismi unicellulari», spiegaPasi Vainnika, amministratore delegato diSolar Foods. Una tecnologia all’avanguardia ma che, in realtà, era stata identificata già dallaNasanegli anni ‘60 per risolvere un dispendioso problema: trovare un alimento durevole e riproducibile per gli astronauti in missione. La materia, ripresa e perfezionata, non è mai stata approfondita però dall’agenzia statunitense. «Tesla non ha inventato l’auto elettrica. Eppure quelle che abbiamo adesso sono molto diverse dal primissimo veicolo, 150 anni fa», aggiunge Vainnika, rivendicando l’originalità diSolein. Per ora, a prescindere dalla sua genesi, la proteina è stata accolta con entusiasmo in Finlandia e in tutta la Scandinavia: chissà che si tratti solo dell’inizio di un nuovo capitolo della nostra storia collettiva, quella della nutrizione umana, in cui i cibi green possano essere finalmente protagonisti.