Sostenibilità: quanto ne sappiamo davvero?

Sostenibilità: quanto ne sappiamo davvero?

 

Lasostenibilitàsta diventando uno dei temi più cruciali e discussi dell’epoca contemporanea. Basti pensare che tra gennaio e aprile 2022 la parola figurava tra i 10 argomenti più cercati su Google. Questo crescente interesse è dovuto a molteplici fattori: dal proliferare dei movimenti di protesta ambientalisti alla preminenza dell’argomento nel dibattito pubblico. Con i17 obbiettivi di sviluppo sostenibile(OSS) definiti dall’Onu nell’Agenda 2030,la sfida della sostenibilità (intrecciata alla fine della povertà, alla riduzione delle disuguaglianze, alla sicurezza e alla pace) sta acquisendo una portata globale. Ma ognuno di noi è chiamato a supportare e ad agire concretamente nel percorso verso la sostenibilità. In quest’ottica, l’indagine svolta all’interno del progettoSURF – Sostenibilità, Utilità sociale e Responsabilità della finanza, realizzato daAdiconsumin collaborazione conUniCredit, mira a monitorare l’effettiva consapevolezza dei consumatori e delle consumatrici rispetto ai temi della sostenibilità e del suo impatto economico e sociale. I dati emersi, consultabili nelReportSull’onda del cambiamento,si rivelano incoraggianti per quanto riguarda la sensibilità alla questione, ma evidenziano allo stesso tempo una conoscenza parziale di un tema così complesso e l’influenza delle condizioni economiche sulle scelte di sostenibilità. La quasi totalità delle persone intervistate (97%) aveva già sentito parlare di sostenibilità, ma il14% ritiene che non sia un tema attuale. Dovendo dare una definizione del termine la metà opta per quella legata alla tutela ambientale e delle risorse. Una risposta certamente corretta, ma che rivela come la maggior parte delle persone trascuri latrasversalità del concetto di sostenibilità. La protezione dell’ecosistema ambientale deve essere integrata all’attenzione per quello economico e sociale, garantendo dignità e diritti e assicurando la soddisfazione dei bisogni della generazione presente senza compromettere le possibilità di quelle future. Passando dalla teoria alla pratica, il sondaggio mette in luce una netta predilezione tra icomportamenti sostenibiliadottati dalle persone intervistate: l’83% risponde la raccolta differenziata e poco sotto (77%) si posiziona la tendenza a evitare gli sprechi. Un netto distacco con il 25% che acquista alimenti sfusi o biologici e utilizza spesso i mezzi pubblici e il 12% che indica l’uso di fonti di energia rinnovabili. In generalele persone sembrano prediligere soluzioni semplici, che non richiedono un impegno eccessivo o lo stravolgimento delle abitudini quotidiane. Le risposte variano considerevolmente da regione a regione: in Lombardia il 46,2% utilizza i mezzi (contro il 20,8% del Lazio) e il 17,9% acquista prodotti sfusi o biologici, mentre in Lazio si arriva al 35,4%. Nelle scelte dei cittadini influisce anche quanto il territorio di residenza renda effettivamente disponibili e praticabili opzioni sostenibili. Un dato interessante è quello legato alla consapevolezza dell’impatto ambientalesulle scelte di consumo: l’8% dichiara di non farci caso. Le altre risposte si dividono quasi equamente tra chi orienta il proprio consumo in base agli effetti ambientali (43%) e chi ne tiene conto, ma ammette di acquistare il prodotto più economico (48%). Se da un lato la presa di coscienza delle proprie azioni di consumatori sull’ambiente appare incoraggiante, dall’altro non si può ignorare quanto queste siano legate allepossibilità economichedi ciascuno. Pur riconoscendo il valore della sostenibilitànon tuttii consumatori e le consumatricipossono permettersi l’acquisto diprodottimeno impattanti. Il 47% dichiara infatti che per scegliere un prodotto di migliore qualità e più durevole sarebbe disposto a spendere di più; specularmente, un altro 47% lo farebbe solo se il prezzo rimanesse invariato. La disponibilità economica è sicuramente rilevante e influisce sui comportamenti, tuttavia spesso le persone rinunciano a informarsi o a cercare alternative sostenibili meno costose a causa di un certo stigma o pregiudizio nei confronti dei “costi della sostenibilità”. Per esempio, la maggior parte dei partecipanti non conosce o non è interessato ai gruppi d’acquisto di prodotti sostenibili, che consentono scelte di consumo etico a prezzo ridotto. Quanto possono migliorare iltenore di vita individuale e collettivole scelte sostenibili? Molto, secondo il 68% degli intervistati; il 21% ritiene che influiscano ma non tanto, mentre il 10% pensa che non incidano e che ci siano altre problematiche più urgenti. Per quanto riguarda il rapporto tra i consumatori e le aziende emerge che la maggior parte delle persone tiene alla sostenibilità e all’etica delle imprese, informandosi al riguardo prima di effettuare un acquisto (“sempre” per il 15% degli intervistati e “spesso” per il 36%) e il 69% si dice disposto a concedere fiducia alle aziende che si dichiarano sostenibili. Conseguentemente l’84% delle persone ritiene che le scelte di consumo incoraggino le aziende verso la sostenibilità, ma tra queste il 32% non crede che possano influenzare il mercato. Per quanto riguarda gliOSS,soltanto il 20% afferma di conoscerli e il43% dichiara di non averne mai sentito parlare. Questo dato dimostra come la comunicazione e l’informazionelegata alla sostenibilità debbano essere migliorate e come ci sia ancora parecchia strada da fare per garantire al maggior numero di persone possibile una conoscenza non superficiale del tema. Un obbiettivo di capitale importanza per incidere concretamente nelle abitudini e nei comportamenti di cittadini eimprese.