La sfida al Sud di Enrico Letta

La sfida al Sud di Enrico Letta

 

La partita che decreterà i vincitori delle prossime consultazioni elettorali del 25 settembre sembra essersi spostata al Sud, dove secondo gli analisti il Movimento 5 Stelle promette di rosicchiare consensi al potenziale elettorato di Salvini-Berlusconi e il Pd cerca di contenderseli per arginare l’avanzata di Meloni. Per questo ieri il segretario del Pd Enrico Letta ha presentato la “Carta di Taranto – Manifesto per il Sud e per le Isole”, un piano di interventi finanziati in primo luogo con i fondi del Pnrr articolato in7 punti: pubblica amministrazione; sanità, scuola e servizi di cittadinanza; transizione ecologica e gestione delle acque; lavoro e imprese; zone economiche speciali; sicurezza e legalità; insularità. A fronte delle ripetutedichiarazioniantieuropeiste espresse da Meloni, ancorchéammorbiditerispetto al passato, Letta insiste proprio nel mettere l’accento sulla necessità deifinanziamenti europei, convinto che «l’Italia potrà avere una crescita sostenibile e durevole solo se saprà finalmente colmare i divari territoriali tra Nord e Sud del Paese». «Mezzogiorno vuol dire innanzitutto che combatteremo con tutta la nostra forza rispetto al tentativo che la Lega e Salvini fanno di togliere la soglia del40% di premialità per i fondi del Pnrr per il Mezzogiorno», ha dichiarato il segretario dem presentando il programma nel capoluogo ionico scelto in quanto «luogo emblematico». «Il Pnrr per noi vuol dire portare labanda largain ogni angolo del Mezzogiorno del nostro Paese ma anche portare finalmente le infrastrutture come l’alta velocità– ha proseguito Letta – e crediamo che questo oggi possa avvenire in tempi rapidi a patto che si combatta questa idea che a destra hanno lanciato di rinegoziare il Pnrr». Tra le proposte per la riforma della pubblica amministrazione quella di «creare un ufficio associato per latrasformazione digitaledei piccoli comuni, che spesso non hanno personale adeguato». O ancora quella di «lanciare un piano nazionale straordinario dedicato alla formazione e aggiornamento dei dipendenti con particolare attenzione ai temi dellasicurezza informaticae della gestione dei dati». Il piano prevede inoltre che «che entro il 2024 si assumano, con procedure trasparenti, 300.000 dipendenti nelle amministrazioni centrali e negli enti territoriali, e che successivamente, fino al 2029, si proceda con l’immissione di almeno 120.000 nuovi dipendenti all’anno, per un totale di900.000 nuove assunzioni». Le risorse del meridione, infine, sono indispensabili affinché l’Italia vinca la scommessa dellatransizione energetica. Per riuscirci, Letta propone di «creare una rete di grandi poli di formazione su rinnovabili e transizione verde, un vero e proprio hub internazionale, capace di attrarre competenze e investimenti, di offrire concrete prospettive lavorative ai giovani del Sud, anche recuperando le grandiaree dismesse, così da rafforzare la leadership italiana nella green economy». Come realizzare tutto questo? In primo luogo attraverso lafiscalità di vantaggioper il lavoro al Sud, sostiene Letta, ma anche portando avanti l’azione intrapresa dal governo Draghi per rendere strutturale iltaglio del 30% dei contributi previdenzialiper i lavoratori del Mezzogiorno. Sul primo punto anche l’Unione Industriali Napoli, che in un documento rivolto ai rappresentanti politici presentato la settimana scorsa propone di «strutturare il meccanismo di incentivazione in modo da assicurare una premialità a chi investa in cervelli e centri direzionali nel Mezzogiorno». «Bisogna che questa forma articolata di compensazione fiscale per le imprese attive nel Sud siaduratura– sostiene la Confindustria napoletana – e che quindi il nuovo Governo ponga al centro della sua interlocuzione con Bruxelles il problema, piuttosto che gestirlo in termini emergenziali strappando ogni sei mesi proroghe mai rassicuranti per chi intenda sviluppare iniziative produttive su scala pluriennale». E sull’autonomia differenziatadelle Regioni di cui si discute da tempo Letta non ha dubbi: «L’Italia è una. La Lega ha deciso di ritornare all’idea originaria di una Italia differenziata in cui c’è un Nord che va per conto suo e lascia al Mezzogiorno le briciole», ha dichiarato il leader del Pd. «Noi crediamo invece che sia necessario muoversi in una strada totalmente diversa – ha aggiunto – e l’applicazione di forme di autonomia differenziata la vorremmo sviluppare solo ed esclusivamente se questa sta dentro la logica di un Paese che rimane unico, in cuinon c’è discussionesul fatto che il Sud sia messo in una situazione di inferiorità rispetto al Nord».