Amazzonia: addio a “Índio do Buraco”, ultimo indigeno Tanaru

Era conosciuto come l’ÍndiodoBuraco, “L’uomo indigeno del buco”. Eral’ultimo membro della sua tribù, unico abitante del territorio di Tanaru, nello Stato della Rondonia, all’interno della fitta Amazzonia brasiliana occidentale. Da tempo un funzionario delFunai, la fondazione nazionale indigena del Brasile, lo monitorava a distanza: ha trovato il suo corpo disteso su un’amaca in stato di decomposizione, senza alcun segno di lotta o violenza. Probabilmente aveva circa 60 anni. Il suo soprannome era dovuto alla sua capacità di nascondersi o ripararsi in fosse che scavava nel terreno, anche grazie all’aiuto di paletti appuntiti. Come raccontaSurvival International,il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, il resto della sua gente era statomassacratoin una serie di attacchi dagli anni ‘70 in poi, ma si sapeva poco della tribù poiché resisteva ai tentativi di contattarla. Nel 2018 l’uomo era statofilmatodurante un incontro casuale con una squadra del Funai. La fondazione sapeva della sua esistenzadal 1990, quando aveva trovato i resti delle capanne che aveva costruito. “Dai suoi campeggi abbandonati sappiamo che pianta mais, manioca, papaia e banane. […] Costruisce case di paglia e paglia e scava una buca all’interno, presumibilmente per proteggersi in caso di attacco”, hanno raccontato i funzionari. Nel 2009 alcuni uomini armati l’hanno attaccato lì dove viveva, nel territorio indigeno di Tanaru, che misura circa 8.000 ettari ed è uno dei sette protetti dagliOrdini di Protezione della terra, che rendono illegale l’ingresso ditaglialegna, minatori e altri invasorinelle terre delle tribù. La regione, infatti, è anche una delle più violente delBrasile, dove si susseguono numerosi i tentativi di invasione da parte degli allevatori circostanti. Nel 2018 Stephen Corry, direttore diSurvival International, aveva detto che «le tribù“incontattate”(termine che si riferisce a quei popoli che non hanno contatti pacifici con la società dominante,ndr) non sono reliquie primitive di un passato remoto. Vivono nel qui e ora. Sono nostri contemporanei e una parte vitale della diversità dell’umanità, ma affrontano la catastrofe se la loro terra non è protetta». Nel mondo le tribù “incontattate” sono circa 100 e con la morte dell’Índiodo Buraco quella dei Tanaru si è appena estinta. Fiona Watson, direttrice della ricerca e dell’advocacy di Survival, ha detto che «nessun estraneo conosceva il nome di quest’uomo, e nemmeno molto della sua tribù, e con la sua morteil genocidio del suo popoloè completo. Perché questo è stato davveroun genocidio: l’eliminazione deliberata di un intero popolo da parte di allevatori di bestiame affamati di terra e ricchezza». Watson parla della violenza e della crudeltà «inflitte ai popoli indigeni di tutto il mondo in nome della colonizzazione e del profitto. Possiamo solo immaginare quali orrori aveva assistito nella sua vita e la solitudine della sua esistenza dopo che il resto della sua tribù era stato ucciso. […] Se il presidenteBolsonaroe i suoi alleati dell’agroalimentare faranno quello che vogliono, questa storia si ripeterà più e più volte fino a quando tutti i popoli indigeni del Paese saranno spazzati via». Il movimento indigenoin Brasilee Survival International si impegnano a garantire che ciò non accada. E l’Osservatorio per i diritti umani dei popoli incontattati e recentemente contattati ha chiesto che la riserva di Tanaru sia protetta permanentemente come memoriale del genocidio indigeno.