Cara endometriosi ti scrivo

Cara endometriosi ti scrivo

 

C’è un’immagine nitida nella mente della gente di come dovrebbe essere uncorpomalato.Una sedia a rotelle, una testa condannata a cicliche calvizie, posizioni innaturali, occhiaie e vestiti scialbi. Se c’è qualcosa che nell’immaginario collettivo non è conciliabile con un corpo malato è poi la giovane età. I rossetti rossi, un paio di tacchi, un vestito corto. “Non sembrimalata”è la frase che più spesso è stata rivolta a questo corpo, perché il male che lo abita è invisibile a chiunque lo circondi. Mi ritrovo così,malata ma apparentemente sana,a raccontare la vita di questo corpo costretto a condividere il suo spazio con una cosa chiamataendometriosi. È una cosa che non mi fa dormire e a volte non mi permette di sedermi né di stare in piedi. Non mi permette di divertirmi o di programmare il mio futuro. A volte, poi, succede che il corpo va e funziona e allora ogni movimento, perfino alzarsi la mattina, appare fluido e naturale. Allora le ore scorrono, ma improvvisamente esplode queldoloreche ogni nervo vorrebbe ignorare. La lotta è breve perché l’epilogo mi vede sempre inerme su un letto, un divano o un pavimento. E mentre il corpo si aggrappa a qualche farmaco, la mente suggerisce di non tentarla più questa strada della libertà perché dovresti ormai aver capito checontro questo stessocorponon c’è guerra che può essere vinta. Pensavo che la parte più brutta sarebbe stata guardare quelle immagini definitive di cellule che non sono al loro posto. Le aderenze. Il fuoco nello stomaco. Eppure, adesso che ho queste figure tra le mani, posso dire con ragionevole certezza che sbagliavo. Questo corpo ha affrontato prove ben peggiori dell’inconfutabile certezza della sua malattia. Perché il luogo che dal menarca e poi per dodici anni è stato costretto ad abitare è quello in cui ogni giorno gli veniva raccontato che in lui non c’era nulla da cambiare, e quindi piegato in due su qualsiasi superficie, era stato ormai convinto a urlare a sé stesso“il mio dolore è solo immaginario”. Ecco immagina un corpo, in giro per l’Italia, in giro per il mondo. Anzi, immagina tre milioni di corpi, forse anche di più, in giro sul Pianeta, che apparentemente sani cercano risposte a tutto ciò che gli impedisce di avere una vita normale. E adesso immagina la stessa storia che accomuna questi tre milioni di corpi. La storia è sostanzialmente quella di chi si addentra in una vegetazione fatta divisite medicheda centinaia di euro,farmaciimpotenti,ginnastiche inconcludenti.Yoga, agopuntura e ancora farmaci. Questi tre milioni di corpi hanno poi ascoltato la stessa canzone per mediamente sette anni, dice la statistica. L’assillante suono che sono stati costretti a subire è quello di medici e mediche che suggeriscono diagnosi diisteriaeipocondriao gravidanze fintamente risolutive.