Italia: la violenza stradale è senza limiti

In dodici anni la media nazionale dell’indice di mortalità in Italia, il rapporto morti/incidenti con lesioni a persone, è rimasta invariata. I cosiddetti “utenti vulnerabili”, cioè “tutti coloro i quali meritino una tutela particolare dai pericoli della circolazione sulle strade”, rappresentano circala metà delle vittime della strada nel 2021. La distrazione alla guida, il mancato rispetto dei segnali stradali e le velocità troppo elevate sono le cause principali di incidenti e vittime stradali. Per questo e altri motivi, l’intervento diMatteo DondéaMobilitARS 2022è stato così duro: «In Italia la violenza stradale è fuori controllo», ha detto dal palco dell’evento realizzato daBikenomist, di cui è direttore scientifico, in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia. L’architetto, esperto in pianificazione della mobilità ciclistica, moderazione del traffico e riqualificazione degli spazi pubblici, è intervenuto per parlare di un sistema che, in Italia, non tiene adeguatamente conto dell’incolumità degli utenti fragili della strada. Lo dimostrano i dati dell’ultimo rapporto Aci-Istat, che analizza i sinistri stradali, le loro cause, i luoghi in cui sono avvenuti e registra gli utenti della strada coinvolti. Rispetto al 2020, anno che ha sperimentato misure restrittive come illockdownper contenere i contagi da Covid-19 ci sono stati più incidenti, morti e feriti. Anche tra i motociclisti (+18,6%) e i pedoni (+17,1%). Ma i numeri risultano inferiori se confrontati con quelli del 2019. Ogni anno, però, sulle strade italiane continuano a morire decine dibambini:nel 2021 sono stati 28, e il maggiore aumento tra le vittime si è registrato nella fascia d’età successiva, 15-19 anni, con un + 41,7%. Per Dondé è un dato inaccettabile: «Sappiamo benissimo chi uccide chi: c’èun problema culturale, in Italia la strada è proprietà dell’automobile, sulle strisce pedonali continuiamo a morire – dei 600 pedoni morti ogni anno la metà viene investita e uccisa sulle strisce pedonali: non siamo un Paese civile». L’ultimo report di Aci/Istat parla di 471 pedoni deceduti. «L’Italia ha abdicato al controllo delle regole per la sosta degli autoveicoli: abbiamo accettato socialmente l’illegalità della sosta nelle nostre città», ha spiegato Dondé, dando la colpa alla «totale impunità e arroganza dello spazio pubblico, immagini impossibili in qualsiasi altro Paese d’Europa». Lo dimostra ancheil rapporto dell’European Transport Safety Councilsui dati relativi all’Unione europea: nel 2021 l’Italia si attesta nella penultima fascia, quella arancione, tra i 60 e i 70 decessi stradali per milione di abitanti. La fascia verde, tra i 31 e i 39, è occupata, tra gli altri, da Lituania e Regno Unito. Secondo Dondé, anche la stampa ha una responsabilità in questo, deresponsabilizzando i responsabili e chiamando fatalità ciò che invece deve prendere il nome di violenza stradale: «Serve un codice deontologico per raccontarla».