Amsterdam: ecco chi combatte lo spreco alimentare

Olanda, 2014.Due ragazze, stanche dell’esorbitantespreco alimentareche infesta la città di Amsterdam (e non solo) decidono di fare qualcosa. Vogliono combattere, lottare contro questa ingiustizia, a modo loro, con colori e sapori. NasceGuerilla Kitchen, che più che una guerriglia è una festa, proprio perché (come ci dicono anche i francesi con leDisco Soupe)è molto meglio fare innovazione ballando. HabituésdelDumpster Diving(letteralmente “tuffo nei bidoni”, cioè recupero delle eccedenze dai cassonetti dei supermercati), le ragazze, inseritesi poi in un collettivo, da questi “rifiuti” hanno creato un vero e proprioristorante, senza una sede fissa. Per esempio, il mercoledì cucinano aRobin Food, un ristorante vegetariano e vegano che funziona aeccedenze alimentarie volontariato e che basa la sua filosofia su prezzi bassi e convivialità.Un menù costa 12,50 euro ed è composto da tre portate, interamente cucinate con eccedenze salvate da supermercati e mercati cittadini. In seguito a un vittorioso crowdfunding, poi, sono riusciti ad acquistare una cucina mobile, in modo da poter cucinare ove ce ne sia bisogno.Un esempio, i luoghi dei migranti, che possono così ricevere aiuto e sostegni alimentari, tra cui un pasto caldo.O ancora, le principali università, per sfamare studenti e passanti, non solo con deliziosi manicaretti ma soprattutto conpillole di sensibilizzazioneal tema dello spreco. Quanto costa un menu Guerilla Kitchen?La loro risposta è “quanto ti sembra giusto”. Il progetto si basa sudonazioni consapevoli,che servono a pagare tutte quelle spese che ruotano intorno alla preparazione di sfiziose e innovative pietanze. Sulla loropagina Facebook, Guerilla Kitchen posta informazioni relative ai ritrovi, allefeste dove cucinare e mangiarein compagnia, ai recuperi effettuati e alle distribuzioni di eccedenze collettive. Infatti, alcune volte, anziché cucinare vengono distribuiti enormi quantità di eccedenze in sacchettini muniti di adesivo brandizzato.Chiunque può andare a ritirarli, così come chiunque può andare ad aiutare il collettivo a tagliare, preparare, cuocere… anche solo per stare in compagnia. Guerilla Kitchen ha molteidee per il futuro: solidificare i contatti con i commercianti dei mercati cittadini per evitare che si sprechi troppo cibo, soprattutto nei mesi caldi; proporre corsi di cucina del riuso fatti in strada, grazie ad altre cucine mobili, per poi mangiare insieme in tavolate aperte e solidali; continuare ad aiutare i migranti, portando loro piatti caldi anche in altre città. Durante la pandemia di Covid, per esempio, avevano sostenuto un viaggio Amsterdam-Ventimiglia per supportare chi si trovava sul confine italo-francese, muniti di dispositivi alimentari e non solo. Il progetto funziona perché la loro soluzione è vincente: “fare l’amore e non la guerra”, cioèlottare per le proprie cause con ardore, soprattutto quando si parla di cibo che, se preparato senza amore, non è nemmeno buono.