L’Agenda 2030 è a rischio

A soli otto anni dalla data termine per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile, l’Agenda 2030è messa seriamente a rischio dallo scenario internazionale odierno che sta pregiudicando le politiche nazionali e internazionali in tal direzione. Il nuovodocumentodell’Onu intitolatoThe Sustainable Development Goals Report 2022lancia diversi gravi allarmi, riassunti dalla dichiarazione iniziale del Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres: «Mentre il mondo affronta conflitti e crisi globali interconnessi e a cascata, le aspirazioni decise nell’Agenda2030 per lo Sviluppo Sostenibile sono in pericolo. Con la pandemia Covid-19 giunta al terzo anno, la guerra in Ucraina che sta esacerbando le crisi alimentari, energetiche e umanitarie – il tutto sullo sfondo di una piena emergenza climatica». La sola pandemia ha comportatouna regressione spaventosacancellando oltre quattro anni di progressi nella lotta contro lapovertà, spingendo circa 93 milioni di persone nella miseria durante il 2020. Con effetti anche sulle altre emergenze sanitarie, dove sono aumentate le morti di malaria e tubercolosi. Oltre 100 milioni di persone sono diventate profughi, mentre la diffusione dei conflitti è al massimo dal 1946. Francesca Perucci, assistente direttrice della Divisione Statistica dell’ONU, hadichiaratoche «la crisi in Ucraina ha causato il fortissimorialzo dei prezzi del cibo, dei carburanti e dei fertilizzanti, minando ulteriormente le catene logistiche e il commercio globale, agitando i mercati finanziari e minacciando la sicurezza alimentare globale e gli aiuti umanitari». Lalotta contro la crisi climatica-ambientaleche dovrebbe conseguire una riduzione delle emissioni del 43% entro il 2030, per poi raggiungere il net-zero nel 2050, sta al contrario vedendo un aumento delle suddette del 14% entro otto anni, a causa delle politiche energetiche perseguite dagli Stati nazionali. L’industria delle risorse fossili prevede l’investimentodi almeno 1000 miliardi di dollari in nuovi giacimenti entro la fine del decennio. Anche altri obiettivi dell’Agenda 2030 sono a rischio, mentre nelle nazioni povere e in via di sviluppo una larga fetta della popolazione sta soffrendo a causa delle crisi globali, con unaumento dellavoro minorile, dell’abbandono scolasticoe la diminuzione dei diritti umani e sociali. Il report inoltredimostrache i dati presentati dalle nazioni sugliobiettivi di sviluppo sostenibile sono spesso incompleti,parziali o di vecchia data. Solo la metà delle 193 nazioni che hanno sottoscritto gli obiettivi dell’Agenda hanno dati comparabili dal 2015. Molte politiche sono in ritardo o in stallo. Un problema che era stato denunciato anche guardando all’Italia fin dal 2018: «già persi tre anni per dotarsi di una governance che orienti le politiche allo sviluppo sostenibile. Il 2030 è dietro l’angolo e molti obiettivi vanno raggiunti entro il 2020» avevaaffermatoil portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini. Di fronte a queste molteplici crisi, i funzionari dell’Onu hannoribaditola necessità dicostruire delle piattaforme operative e trasversali, in grado di ridurre i rischi sistemici e migliorare le risposte adattive dei governi.